Muhammad ibn al-Qasim: differenze tra le versioni
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==Politica conciliativa==
Realizzati appieno i suoi obiettivi, il giovane generale si rivelò un prudente e avveduto amministratore. Non impose infatti alle popolazioni conquistate (non appartenenti all'''[[Ahl al-Kitab|Ahl al-Kitāb]]'') la conversione, inaugurando un'intelligente assimilazione alle comunità protette degli [[induisti]], difficilmente definibili [[Monoteismo|monoteisti]], ma pur sempre dotate dei ''[[Veda]]'' - assimilati provvidenzialmente ai Libri Celesti, costituiti per l'[[Islam]] da [[Torah]] e ai [[Vangeli]] - che impedì in quei paesi conquistati l'alternativa "conversione all'Islam o morte" riservata ai [[Politeismo|politeisti]] e di evitare in quei paesi particolarmente abitati probabili massacri di dimensioni incalcolabili.<br>
Ai nuovo sudditi fu imposta esclusivamente la fiscalità islamica prevista per i ''[[dhimmi]]'', l'amministrazione di quanto atteneva al loro statuto personale, la gestione delle loro norme ereditarie e il libero culto della propria fede. Furono inoltre mantenuti al loro posto gli amministratori indigeni, imponendo a loro e a tutti i nuovi sudditi la pura e semplice lealtà politica nei confronti del [[califfo]] di [[Damasco]].
Muḥammad b. al-Qāsim sta avviando i preparativi per ulteriori spedizioni quando lo zio paterno al-Ḥajjāj morì. Il nuovo Califfo succeduto ad [[al-Walid ibn Abd al-Malik|al-Walīd I]], suo fratello [[Sulayman ibn Abd al-Malik|Sulaymān b. ʿAbd al-Malik]], che era giunto al potere anche grazie al sostegno di vari feroci nemici di al-Ḥajjāj (che aveva sempre governato con un'efficienza pari solo alla sua crudeltà di metodi), per vendicarsi di tutti coloro che avevano sostenuto il defunto potente governatore dell'Iraq, richiamò in patria tutti i generali da lui nominati per le conquiste da operare a oriente: [[Qutayba ibn Muslim]] e Muḥammad b. al-Qāsim, nominando al loro posto, come governatore del [[Fars|Fārs]], [[Kerman|Kirmān]], [[Makran]] e [[Sindh]], [[Yazid ibn al-Muhallab|Yazīd b. al-Muhallab]], che era stato fatto torturare da al-Ḥajjāj, che era uno dei figli del generale di [['Abd al-Malik ibn Marwan|ʿAbd al-Malik b. Marwān]], [[al-Muhallab ibn Abi Sufra]]. Yazīd b. al-Muhallab non perse tempo a far mettere in catene a [[
==Note==
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==Bibliografia==
* [[Baladhuri|Balādhurī]], ''Futūh al-buldān'', edito da [[Michael Jan de Goeje]] sotto il titolo ''Liber expugnationis regionum'', Leiden, Brill, 1863-66, pp.
* Lemma «Muḥammad ibn al-Ķāsim» (Y. Friedmann), su: ''The [[Encyclopaedia of Islam]]'', Seconf Edition
* Alexander Berzin, Part I: ''The Umayyad Caliphate (661 - 750 CE), The First Muslim Incursion into the Indian Subcontinent'', The Historical Interaction between the Buddhist and Islamic Cultures before the Mongol Empire Last, 2007 [http://www.berzinarchives.com/web/en/archives/e-books/unpublished_manuscripts/historical_interaction/pt1/history_cultures_04.html#n5 articolo online, accesso 15 novembre 2014]
* Nicholas F. Gier, ''From Mongols to Mughals: Religious Violence in India 9th-18th Centuries'', Presented at the Pacific Northwest Regional Meeting American Academy of Religion, Gonzaga University, May, 2006 [http://www.class.uidaho.edu/ngier/mm.htm]
* [[Stanley Lane-Poole]], ''Medieval India under Mohammedan Rule, 712-1764'', New York, G.P. Putnam's Sons, 1970
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