Gilbert Keith Chesterton: differenze tra le versioni
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Collaborò, tra l'altro, alle riviste italiane ''[[La Ronda]]'' (animata tra gli altri da [[Emilio Cecchi]], che lo incontrò e intervistò più volte) e ''[[Frontespizio (rivista)|Frontespizio]]''.
===Critico letteraria e ricerca filosofica===
Gli scritti di Chesterton sono spesso definiti brillanti, arguti, umoristici e spesso anche paradossali, soprattutto quando si tratta di commentare la [[politica]], l'[[economia]], la [[filosofia]], la [[teologia]].
Ciò che tuttavia lo contraddistingue è il fatto di pervenire a conclusioni spesso diametralmente opposte rispetto ai suoi predecessori e ai suoi contemporanei. In ''Eretici'' ad esempio, parlando di Oscar Wilde, Chesterton scrive: "La stessa lezione (di chi cerca pessimisticamente il piacere fine a se stesso) viene dalla desolata filosofia di Oscar Wilde. È la religione del ''carpe diem''; ma la religione del ''carpe diem'' non è la religione della gente felice, ma delle persone estremamente infelici. La gioia non coglie i boccioli di rosa mentre ancora può farlo; i suoi occhi fissano la rosa immortale che vide [[Dante]]".
Su [[Marx]] e [[Aldous Huxley]] scrisse invece: {{quote|Marx chiamerebbe la fede l’[[oppio]] dei popoli, e io la chiamerei piuttosto il [[vino]] dei popoli. (…) In questo caso è interessante mettere a paragone il logico con il letterato, che da sempre è più logico del logico. Quando il signor Aldous Huxley creò la sua orribile Utopia materialistica fu particolarmente attento ad evitare questa contraddizione. Il punto di ''[[Il mondo nuovo|Brave New World]]'' di Huxley non è che la religione è l’oppio dei popoli. Il punto è che l’oppio è la religione dei popoli.}}
Questa ricerca intellettuale si fa più intensa ne ''[[L'uomo che fu Giovedì]]'' ([[1908]]) in cui all'ideale della creazione di un mondo nuovo da parte di uno strano gruppo di sette [[anarchici]] che hanno gli stessi nomi dei giorni della settimana, viene contrapposto quello della ricerca della [[felicità]] intesa come il vero compimento dell'uomo, dello scontro tra il bene e il male: "Il male è troppo grande e non possiamo fare a meno di credere che il bene sia un accidente, ma il bene è tanto grande che sentiamo per certo che il male potrà essere spiegato".
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Lo scontro tra bene e male diventa perciò in Chesterton uno scontro anche tra ottimismo [[laicismo|laico]] e [[ottimismo]] [[cristianesimo|cristiano]]. Così infatti scrive in ''Ortodossia'' ([[1908]]): "Tutto l'ottimismo di quest'epoca è stato falso e scoraggiante, per questa ragione: che ha sempre cercato di provare che noi siamo fatti per il mondo. L'ottimismo cristiano invece è basato sul fatto che noi non siamo fatti per il mondo".
Una delle teorie di Shaw che Chesterton non poteva accettare fu quella del [[Superomismo|Superuomo]]. A riguardo di [[Friedrich Nietzsche]], in particolare delle sue teorie espresse in volumi come ''[[La gaia scienza]]'', ''[[Così parlò Zarathustra (Nietzsche)|Così parlò Zarathustra]]'', ''[[L'Anticristo (saggio)|L'anticristo]]'' e ''[[La volontà di potenza (manoscritto)|La volontà di potenza]]'', si espresse
In ''Ortodossia'', a proposito del suo amico [[George Bernard Shaw]], il rappresentante della nuova scuola di pensiero dell'[[umanitarismo]], Chesterton scrive: "L'adorazione della volontà è la negazione della volontà... Non è possibile ammirare la volontà in generale perché l'essenza della volontà è nell'essere individuale".
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