Francesco Guccini: differenze tra le versioni

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Donquijote82 (discussione | contributi)
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Il disco anzi, scivola via lasciando il segno, i vocaboli leopardiani, i temi della quotidianità, le decrepite maschere borghesi fanno da specchio alla società che Guccini ritrae con cruda efficacia.
 
Il Successo di Guccini esplode potente nel [[1976]] anno del mitico “Via''[[Via Paolo Fabbri 43”43]]'' album che risulterà tra i cinque più venduti dell'anno. Il cantante si fa più maturo e più sicuro di se. La struttura musicale dell'Lp è più complessa dei precedenti, gli arrangiamenti strizzano l'occhio al jazz e la sua voce fonda si fa più salda e decisa. Come risposta alle critiche dedicate a “[[Stanze di vita quotidiana]]” il Maestrone scrive la celeberrima “L'Avvelenata” considerata da [[Paolo Jachia|Jachia]] “la più bella canzone cabaret della Musica Italiana”, la quale ci vede davanti ad un Guccini rabbioso e deciso a rispondere “vivacemente” a chi lo ha aspramente criticato.
[[Immagine:Bologna-DSCF7190.JPG|250px|Via Paolo Fabbri, 43 a [[Bologna]]]]
 
Altra canzone-mito di questo album risulterà essere Quella che da il titolo al album che sarà un'altra prova della sua coerenza sia come uomo che come artista. Non mancano ad arrivare nemmeno i momenti fortemente lirici e toccanti: “Canzone quasi d'Amore” dalla poetica intensa ed esistenziale è un grande esempio delle vette raggiungibili dal “Guccini poeta”. Il suo aggraziato tratto da cantastorie tornerà anche ne “Il pensionato” ballata narrante di un suo anziano vicino, ma che esploderà nella cosmicità del messaggio sulla situazione degli anziani nella nostra società malata.