L'Illustrazione Italiana: differenze tra le versioni
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Circa due anni dopo la fondazione, il 1º novembre [[1875]], la rivista viene rinominata ''L'illustrazione italiana'' (riprendendo la testata che [[Camillo Cima]] aveva lanciato nel 1863) e comincia ad avere un'ampia diffusione negli ambienti della medio-alta borghesia, grazie alla qualità degli articoli e soprattutto delle illustrazioni, spesso affidate ad artisti di primo piano come [[Achille Beltrame]], [[Pietro Scoppetta]], [[Luigi Bompard]], [[Giuseppe Cosenza (pittore)|Giuseppe Cosenza]] ed [[Ettore Ximenes]] (il quale svolgeva anche le funzioni di vicedirettore).
Oltre che all'opera di artisti di grido, il pregio delle fonti iconografiche era dovuto anche alla scelta di utilizzare per la stampa incisioni in legno invece che litografie, che consentivano di ottenere un'altissima resa a partire dai bozzetti di base. Tale qualità fu mantenuta poi nel tempo anche in seguito all'avvento della [[fotografia]], tecnica che vide rappresentati sulle pagine dell'«Illustrazione» alcuni tra i migliori [[fotoreporter|fotogiornalisti]] nazionali: [[Armando Bruni]], [[Mario Crimella]], [[Giulio Parisio]] ed [[Emilio Sommariva]]<ref>Barbara Cinelli et alii, ''Arte moltiplicata. L'immagine del '900 italiano nello specchio dei rotocalchi'', Bruno Mondadori, 2014, p. 326.</ref>. La prima fotografia venne pubblicata sul numero del 18 luglio [[1885]] (una [[spada]] del [[XVI secolo]] conservata nel [[Museo Poldi Pezzoli]] di [[Milano]]). Con l'avvento della fotografia la rivista adottò la carta patinata, che garantiva una migliore qualità delle immagini.
[[File:L'Illustrazione 23-12-1928.jpg|thumb|[[Arturo Toscanini]] su ''L'illustrazione italiana'', 23 dicembre 1928 (Anno LV).]]
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