Francesco d'Assisi: differenze tra le versioni
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Nel [[1219]], si recò ad [[Ancona]] per imbarcarsi per l'[[Egitto]] e [[Israele]], dove da due anni era in corso la [[quinta crociata]]. Durante questo viaggio, in occasione dell'assedio crociato alla città egiziana di [[Damietta]], insieme a [[Illuminato da Rieti|frate Illuminato]] ottenne dal legato pontificio (il benedettino portoghese [[Pelagio Galvani]], cardinale vescovo di Albano), il permesso di poter passare nel campo saraceno ed incontrare, disarmati, a loro rischio e responsabilità, lo stesso [[sultano]] [[Ayyubidi|ayyubide]] [[al-Malik al-Kamil|al-Malik al-Kāmil]], nipote di [[Saladino]]. Lo scopo dell'incontro era quello di potergli predicare il vangelo, al fine di convertire il sultano e i suoi soldati, e quindi mettere fine alle ostilità.
Ricevuto con grande cortesia dal Sultano, ebbe con lui un lungo colloquio, al termine del quale Francesco dovette tornare nel campo crociato. Intorno a questo evento storico sono fiorite diverse leggende riguardanti il santo e la sua straordinaria capacità di convincere e convertire, anche se [[al-Malik al-Kamil|al-Malik al-Kāmil]] rimase [[musulmano]], pur apprezzando
L'interpretazione del rapporto tra Francesco, l'Islam e le crociate non è facile ed è ancora oggetto di discussione, in quanto c'è contrapposizione tra chi vede la sua azione come un sostegno alle crociate o, al contrario, come una loro sconfessione.<ref>Quest'ultima tesi è sostenuta, in particolare da [[Chiara Frugoni]]. Lo storico [[Franco Cardini]] tende ad escludere l'idea di missione, che si svilupperà invece a partire dal secolo successivo, e propone piuttosto di leggere la sua azione come un supporto alla crociata. Per entrambi gli autori, cfr. Franco Cardini, ''Francesco e il sultano. La storia e il messaggio'', in ''Francesco d'Assisi, otto secoli di storia (1209-2009)'', Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, 2009, pag. 43-53</ref> La narrazione dell'incontro ci è pervenuta, oltre che tramite le opere di biografi francescani, anche attraverso altre testimonianze non tardive, sia cristiane sia arabe. La versione fornitaci da San Bonaventura cita maltrattamenti subiti ad opera dei soldati saraceni e la difesa, da parte di Francesco, dell'operato dei crociati e la giustificazione della guerra agli islamici infedeli.<ref>Si veda ad esempio la citazione di Oliger L. "Liber exemplorum fratum minorum", pagg. 88-89, in "La Via Francigena e l'idea di Crociata" di Francesco Saverio Barbato Romano, Gianandrea de Antonellis, Corrado Gnerre, pagg. 62-65.</ref><ref>(cfr. Marco Meschini, ''San Francesco e l'islam'', in ''Il timone'', marzo 2007, pag. 22-24 [http://www.templarisanbernardo.org/Storia_San_Francesco_e_l'Islam.htm]). La visita di Francesco al sultano è stata altresì vista anche come ricerca del martirio o interpretata come desiderio di testimoniare, senza imporla, la fede cristiana ai saraceni (cfr. Franco Cardini, ''Francesco e il sultano. La storia e il messaggio'', in ''Francesco d'Assisi, otto secoli di storia (1209-2009)'', Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, 2009, pag. 43-53)</ref><ref>Alcuni sostengono che non abbia alcuna credibilità la tradizione della sfida all'[[ordalia]] (pur dipinta da [[Giotto]] nel ciclo d'affreschi della Chiesa Superiore della Basilica del Santo ad Assisi) proposta da Francesco per determinare quale delle due rispettive fedi - quella sua e quella del sultano - fosse quella autentica. Secondo costoro, infatti, la personalità di Francesco è totalmente antitetica rispetto a gesti pregni d'intrinseca violenza, tanto più assurdi in un contesto in cui al santo cristiano era evidentemente concesso di tentare di far proselitismo nei confronti della stessa persona di al-Malik al-Kāmil. A tal fine si ricordano però i rapporti di cavalleria instauratisi fra i capi crociati e quelli [[musulmano|musulmani]] fin dal tempo di Saladino e di [[Riccardo I d'Inghilterra|Riccardo Cuor di Leone]] nel corso della [[Terza crociata]], con una quasi-investitura tra l'altro a cavaliere riservata proprio ad al-Malik al-Kāmil dal re [[plantageneti|plantageneto]]. Cfr. [[Claudio Lo Jacono]], ''Storia del mondo islamico. Il Vicino Oriente'', Einaudi, Torino, 2003, p. 380.</ref><ref>Questo episodio è citato anche in diverse cronache contemporanee dei crociati (in particolare: [[Jacques de Vitry|Giacomo da Vitry]], ''Lettera del 1220 sulla presa di Damiata''; ''Cronaca di Ernoul'', cap. 27; Bernardo il Tesoriere, ''La conquista della Terra Santa'', 1229-1230; ''Storia di Eraclio'', 1230)</ref> Nel racconto di [[Tommaso da Celano]], Francesco suscitò profonda ammirazione nel sultano, che lo trattò con rispetto e gli offrì numerose ricchezze. Secondo la narrazione agiografica, Francesco subì anche la prova del fuoco, raffigurata in numerosi cicli dipinti.
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