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== Fonetica ==
Una delle caratteristiche del turco è l'[[armonia vocalica]] (se la prima vocale di una parola turca è una [[vocale palatale]], la seconda e le altre vocali della parola o sono la stessa o sono altre vocali palatali; es.: Erdem). Si veda anche la [[Ğ]] ("g dolce" o "g morbida"). Nonostante le parole turche siano composte con questa regola, esistono delle eccezioni, che includono i prestiti stranieri.
 
L'accento, tranne nei prestiti, in alcuni nomi propri di luogo (toponimi), in alcune interrogative e in alcuni avverbi, è sull'ultima sillaba. Se una parola ha già l'accento sull'ultima sillaba, nel momento in cui si crea una catena di suffissi esso si sposterà sull'ultima sillaba del composto. Se il composto ha una radice verbale (e quindi è la voce di un verbo), l'accento cade sul suffisso che stabilisce il tempo, che precede la persona. Se il verbo è negativo, l'accento cade prima del suffisso del negativo.
[[Categoria:Lingua norvegese| ]]
 
L'accento è disambiguato nei dizionari ed è orientato verso l'alto (ad esempio, ''İstánbul'').
 
{| class="wikitable" style="text-align:center;"
|+ '''Sistema vocalico della lingua turca'''
|- bgcolor="#EFEFEF"
! colspan="2" |
! Anteriore<br />(palatale)
! Posteriore<br />(gutturale, velare)
|-
| bgcolor="#EFEFEF" rowspan="2" | Chiusa
|Non labializzato
| i {{IPA|/i/}}
| ı {{IPA|/ɯ/}}
|-
| Labializzato
| ü {{IPA|/y/}}
| u {{IPA|/u/}}
|-
| bgcolor="#EFEFEF" rowspan="2" | Aperta
|Non labializzato
| e {{IPA|/e̞/}}
| a {{IPA|/a/}}
|-
| Labializzato
| ö {{IPA|/ø̞/}}
| o {{IPA|/o̞/}}
|}
 
=== Le vocali ===
''A'', ''e'', ''i'', ''o'', ''u'' sono del tutto simili alle vocali italiane. Le ultime due sono procheile, cioè pronunciate con le labbra arrotondate.
 
La ''ü'' si legge come in tedesco, come la ''u'' francese o lombarda, cioè una intermedia tra la ''u'' e la ''i'', pronunciata spingendo la lingua in avanti e verso il palato e contemporaneamente arrotondando le labbra.
Anche la ''ö'' si pronuncia come in tedesco, o come i gruppi vocalici francesi ''eu'' e ''oeu'' (es. ''beurre'' = burro; ''coeur'' = cuore), cioè una intermedia tra la ''e'' pronunciata con le labbra arrotondate.
 
Per quanto riguarda la ''i'', come dalla grafia corretta di ''İstanbul'' occorre osservare la differenza tra quella con il punto sia maiuscola che minuscola (''İ'' e ''i'') e quella senza il punto altrettanto maiuscola come minuscola (''I'' e ''ı'').
Quella senza punto (''ı'') ha un suono gutturale, una ''u'' con le labbra distese (non arrotondate), che in italiano usiamo per esempio quando i bambini pronunciano le consonanti senza vocale. Si può averne un'idea se proviamo a pronunciare come due sillabe separate la ''t'' e la ''r'' della parola ''tra'', notando che si tratta della vocale neutra.
 
A volte sopra le vocali di prestiti arabi e persiani o di alcuni nomi propri (ad esempio, "''Lâmia''", nome proprio femminile) può trovarsi l'accento circonflesso ''^'', che fa sì che si leggano più lunghe. Questa grafia, nei prestiti, differenzia la grafia e pronuncia di due parole altrimenti identiche (ad esempio: "''hala''", zia paterna; "''hâlâ''", ancora/di nuovo). Si può trovare pure in aggettivi di derivazione araba come allungamento della "i" finale, che in grafia perde il punto (ad esempio, "''millî''", nazionale).
 
=== Le consonanti ===
Le consonanti dell'[[alfabeto turco]], inclusa la Y/y semivocalica, sono le seguenti:
 
[[B]] b, [[C]] c, [[Ç]] ç, [[D]] d, [[F]] f, [[G]] g, [[Ğ]] ğ, [[H]] h, [[J]] j, [[K]] k, [[L]] l, [[M]] m, [[N]] n, [[P]] p, [[R]] r, [[S]] s, [[Ş]] ş, [[T]] t, [[V]] v, [[Y]] y, [[Z]] z.
 
Le consonanti italiane sono del tutto simili a quelle turche con alcune eccezioni:
* la ''c'' si legge sempre come la ''g'' italiana di "gelato": in ''Istiklal Caddesi'' (Via Istiklal) si legge infatti "giaddesi".
* la ç ha il suono della ''c'' italiana di "ciao" (''çocuk'', che significa "bambino", si legge "ciogiuk")
* la ''f'' è realizzata da alcuni parlanti senza il contatto tra arcata dentaria superiore con il labbro inferiore davanti alle vocali arrotondate.
* la ''v'' intervocalica, quando una delle due è arrotondata, può sentirsi realizzata con un contatto più blando tra labbro e arcata dentaria.
* la ''g'' è sempre gutturale (''gece'', che significa "notte", si legge "ghege")
* la ''y'' è una ''i'' semivocalica /j/ con le labbra distese.
* la '''''ğ''''' non è una vera consonante: serve solo per allungare il suono della vocale che la precede nel caso in cui si trovi a fine parola (''dağ'', che significa "montagna", si legge "daa" /da:/) o ci sia una consonante dopo di essa (in parole povere, non è in contesto intervocalico). Nella combinazione öğö e üğü è la ''i'' semivocalica con le labbra distese. È /j/ pure se la prima delle due vocali è una "e" o una "i". In tutti gli altri casi possibili, è muta (ad esempio, ''Erdoğan'') e in IPA si disambigua che c'è una legatura tra le due vocali data dalla caduta della "g morbida" utilizzando il simbolo della liaison, simile ad una parentesi tonda poggiata per terra: /erdo‿an/. Se si traslitterasse in turco /erdoan/ a partire dal solo IPA, la resa sarebbe "Erdoan", una grafia errata. L'unica eccezione alle regole sopra è la negazione "''değil''", che ha la pronuncia fissa /di:l/. Nessuna parola inizia mai per "g morbida": in ogni combinazione è sempre preceduta da una vocale.
* la ''h'' è sempre aspirata. È raro che in alcune parole non si pronunci: i due casi più esemplari sono il nome proprio Mehmet /memet/ e l'onorifico "Signora", Hanım, di fronte a nomi propri femminili che terminano in vocale. Se quest'ultimo poi finisce in /a/, si ottiene artificialmente un allungamento vocalico, ex. Lâmia Hanım /la:mia:nim/.
* la ''l'' in taluni casi può essere realizzata come enfatica, cioè come la "Dark L" dell'inglese (ad esempio, in "Milk").
* la ''r'' è monovibrante, cioè compie una sola vibrazione.
* la ''s'' è sempre sorda (come in "sale")
* la ''ş'' è uguale al suono sc italiano (''Şarap'', equivalente turco di vino, si legge "sciarap")
* la ''j'' è come il francese "jour", senza contatto tra lingua e alveoli. Si trova solo in prestiti.
* la ''z'' è uguale alla ''s'' ma sonorizzata, senza contatto tra lingua e alveoli.
* la ''n'' prima dei suoni "k/g" si assimila, quindi si realizza con il dorso della lingua come nell'italiano "panca" o "manganello". Davanti a "b/p" per lo stesso principio muta dal solo punto di vista fonologico in "m", come in "''İstanbul''"
* Quando una radice che termina in ''-p, -t, -ç, -[vocale+k]'' e ''-nk'' ha dopo di sé un suffisso che inizia per vocale, la consonante in radice si sonorizza in ''-b, -d, -c, -ğ, -ng'' Esempio: dola'''p''' (armadio) e dola'''b'''i (<il> suo armadio). Il fenomeno è sia fonetico sia ortografico. La sonorizzazione non avviene però con parecchie parole monosillabiche (come "at", cavallo) e con prestiti arabi in -et/at ed europei (come "bisiklet", bicicletta). I vocabolari turchi disambiguano se non avviene la desonorizzazione con un esempio convenzionale col pronome suffisso, che è il tipico esempio di suffisso vocalico.
* i suffissi che iniziano con ''-d, -g, -c'' si desonorizzano se seguono una radice che termina senza vocale e con una qualunque consonante sorda, inclusa la ''h.'' I tipici suffissi con queste lettere sono ''-de'' ("in/a"; "alle" +orario), ''-ci'' (usato per ottenere nomi di mestieri relativi all'ambito della radice) e ''-gen'' (da verbi, forma aggettivi e sostantivi). Il fenomeno è sia fonetico sia ortografico. Ad esempio: diş - diş'''''ç'''''i (dente - dentista)