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Colonizzazione religiosa
Nel XVII secolo ebbero inizio le missioni cattoliche i cui successi finirono col provocare, verso il finire del secolo, la reazione dei protestanti olandesi; i portoghesi che praticavano il commercio degli schiavi già da tempo, riorganizzarono e rafforzarono la fiorente attività intorno a una piccola località dal nome di petit popo coincidente con l'attuale [[Aneho]].
Bisogna annotare che lo schiavismo era stato condannato dalla Chiesa Cattolica sin dal 1435 quando [[papaPapa Eugenio IV]] (1431-1447) si pronunciò contro la schiavitù con la bolla [[Sicut Dudum]] ; e continuò a farlo, evidentemente senza successo, con la bolla [[Veritas Ipsa]] del 1537 di papa[[Papa Paolo III]] che "...proclamava «Indios veros homines esse» ("gli indios sono uomini veri") e scomunicava tutti coloro che avessero ridotto in schiavitù gli indios o li avessero spogliati dei loro beni.”
Nei secoli successivi la posizione della Chiesa non pare mutare se nel 1639 papa[[Papa Urbano VIII]] emise la bolla [[Commissum Nobis]] che ribadiva la scomunica paolina del secolo precedente. Nel XVIII secolo papa[[Papa Benedetto XIV]] emanò nel 1741la1741 la bolla [[Immensa Pastorum]] contro l'asservimento dei popoli; nel 1839 con la bolla [[In Supremo Apostolatus]] nel 1839 [[Papa Gregorio XVI]] si manteneva nel tracciato dei suoi predecessori: solenne condanna verso la schiavitù e la tratta degli schiavi. Neppure3Neppure cinquant'anni appresso, era il 1888, papa[[Papa Leone XIII]] “scrisse a tutti i vescovi del Brasile affinché eliminassero completamente la schiavitù dal loro paese...”. Infine, abbastanza coincidente con la fine di quasi tutti i regimi coloniali [[Giovanni XXIII]] nella sua enciclica del 1961 [[Mater et Magistra]] rafforzò la concezione sociale della dottrina della Chiesa contro le discriminazioni coloniali esprimendosi in favore delle popolazioni indigene.
Nel XVIII secolo i danesi, già presenti in [[Africa]] a Christianenborg, l'attuale [[Accra]] capitale del Ghana, si stabilirono anche loro in quella terra di uomini e di schiavi, presto seguiti da altri olandesi (1780-1800) e brasiliani “finti” ovvero schiavi liberati e rimpatriati in Togo al seguito dei loro “padroni”.
Le varie guerre, condotte per la conquista di questo o quell'altro territorio, finivano con l'alimentare il filone produttivo della schiavitù: gli uomini da mercanteggiare; la maggior parte delle schiavi erano prigionieri di guerra fuggitivi che, privi di documenti, vivevano illegalmente nelle foreste. Il loro lavoro ha reso possibile lo sviluppo di colture come cacao, caffè e cotone, che hanno reso la zona come la migliore produttrice dell'Africa, e prodotto grandi ricchezze per alcuni quali [[Francisco Felix de Souza]], un nativo Brasiliano che, stabilitosi in quella terra ricca di promesse e di schiavi, fece fortuna nel commercio di quei prodotti.
Nel 1880 la situazione geo-politica aveva una suddivisione differente dall'attuale: il Togo non esisteva, i britannici avevano occupato la gold coast o Costa d'Oro (confluita nell'attuale Ghana) e i francesi la costa Est, la Dahomey (ora Benin), instaurando ai rispettivi confini regimi doganali che permettevano di trarre grande profitto dal commercio di tabacco e alcool (principalmente rhum).
Nel 1883 l'Imperatore e Re di Prussia Guglielmo I pose lo sguardo su quei territori africani che così tanto promettevano, ma forse ancora di più per necessità di strategia geo-politica, e incaricò il suo Primo Ministro il Principe Otto von Bismark di esercitare un protettorato su Togoland.