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Nei secoli successivi la posizione della Chiesa non pare mutare se nel 1639 [[Papa Urbano VIII]] emise la bolla [[Commissum Nobis]] che ribadiva la scomunica paolina del secolo precedente. Nel XVIII secolo [[Papa Benedetto XIV]] emanò nel 1741 la bolla [[Immensa Pastorum]] contro l'asservimento dei popoli; nel 1839 con la bolla [[In Supremo Apostolatus]] nel 1839 [[Papa Gregorio XVI]] si manteneva nel tracciato dei suoi predecessori: solenne condanna verso la schiavitù e la tratta degli schiavi. Neppure cinquant'anni appresso, era il 1888, [[Papa Leone XIII]] “scrisse a tutti i vescovi del Brasile affinché eliminassero completamente la schiavitù dal loro paese...”. Infine, abbastanza coincidente con la fine di quasi tutti i regimi coloniali [[Giovanni XXIII]] nella sua enciclica del 1961 [[Mater et Magistra]] rafforzò la concezione sociale della dottrina della Chiesa contro le discriminazioni coloniali esprimendosi in favore delle popolazioni indigene.
Nel XVIII secolo i danesi, già presenti in [[Africa]] a Christianenborg, l'attuale [[Accra]] capitale del Ghana, si stabilirono anche loro in quella terra di uomini e di schiavi, presto seguiti da altri olandesi (1780-1800) e brasiliani “finti” ovvero schiavi liberati e rimpatriati in Togo al seguito dei loro “padroni”.
Le varie guerre, condotte per la conquista di questo o quell'altro territorio, finivano con l'alimentare il filone produttivo della schiavitù: gli uomini da mercanteggiare; la maggior parte delle schiavi erano prigionieri di guerra fuggitivi che, privi di documenti, vivevano illegalmente nelle foreste. Il loro lavoro ha reso possibile lo sviluppo di colture come cacao, caffè e cotone, che hanno reso la zona come la migliore produttrice dell'Africa, e prodotto grandi ricchezze per alcuni quali [
Nel 1880 la situazione geo-politica aveva una suddivisione differente dall'attuale: il Togo non esisteva, i britannici avevano occupato la gold coast o Costa d'Oro (confluita nell'attuale Ghana) e i francesi la costa Est, la Dahomey (ora Benin), instaurando ai rispettivi confini regimi doganali che permettevano di trarre grande profitto dal commercio di tabacco e alcool (principalmente rhum).
Nel 1883 l'Imperatore e Re di Prussia Guglielmo I pose lo sguardo su quei territori africani che così tanto promettevano, ma forse ancora di più per necessità di strategia geo-politica, e incaricò il suo Primo Ministro il Principe
L’anno seguente l'esploratore
I tedeschi, come anticipato, finirono col far prevalere le loro pretese sul territorio espandendolo sino a conseguire una superficie di 85000
L'arrivo degli tedeschi incontrò una forte resistenza della popolazione locale del centro e al nord del paese, dai popoli Kabye e Konkomba(1890/1897/1898) furono sottoposti a furiosi attacchi e le rivolte non cessavano affatto, anzi aumentavano con l'avanzare dei germanici verso l'interno del paese .
La Prussia incoraggiò i patrioti a trasferirsi nella neo colonia togolese in cambio di molti vantaggi.
I tedeschi intendevano fare di quel territorio un modello di colonia, la Musterkolonie, senza voler imporre non desiderando trasmettere la loro cultura e imponendo soltanto la loro pretesa superiorità: pensavano che i neri non fossero capaci e degni di una tale educazione: era da privilegiare il lavoro forzato a colpi di frusta. Con questo metodo costruirono edifici, linee ferroviarie e svilupparono una potente economia basata sulle piantagioni di cacao e di caffè.
Si deve agli asburgici la realizzazione del porto di Lomé ma anche la creazione di scuole gestito da missionari cattoliche e protestanti. Nel 1910 il paese contava su 196 scuole gestite da missionari cattolici, che avevano anche attivato centri di formazione per gli insegnanti, e 163 scuole gestite dai missionari di fede evangelica. I missionari favorivano l'insegnamento della lingua indigena per convertire i pagani alla loro religione; la missione di Brema assicurava l'insegnamento delle elementari totalmente in ewe la lingua della popolazione locale; invece la formazione superiore avveniva per lo più in inglese e raramente in tedesco. Ancora oggi l’influenza della lingua tedesca è quasi assente tra gli indigeni.
Quanto alla scuola pubblica nel 1913 vi erano soltanto quattro scuole pubbliche in cui le lezioni erano impartite in tedesco, le Regiererunghulen, che contavano 341 allievi rispetto ai 14.000 allievi delle 348 scuole rette da religiosi che insegnavano, come detto, in lingua ewe . Le istituzioni imperiali s'avvalevano dei missionari e della loro influenza sulle popolazioni per dare un'
Nel periodo di dominazione tedesca furono governatori nel Togoland:
[[Gustav Natchigal]]
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https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_colonial_governors_of_Togo
Dopo l'inizio della prima guerra mondiale, un'operazione congiunta franco-britannica costringere i tedeschi a ritirarsi nel centro del Togo ad
Il seguito della storia coloniale è caratterizzato dalla divisione del territorio togolese tra britannici e francesi dopo la vittoria sui prussiani.
Nella
Nel Togoland diviso accadde ciò che di norma accadeva nei regimi coloniali al cambio del padrone: cancellare tutte le tracce del precedente colonizzatore.
Nell'area francese fu tollerato l'uso del tedesco da parte di coloro che avevano ricevuto la formazione in questa lingua, in pratica per come s'è visto i coloni tedeschi, mentre per il resto della popolazione vigeva il divieto di parlare tedesco, che dal 1920 fu esteso anche all'uso dell'inglese.
Contrariamente alla politica linguistica seguita dai prussiani, i francesi scelsero di imporre l'uso del francese tanto che nel 1922 fu emanata una legge il cui articolo 5 imponeva che ...l'enseignement doit etre donner en francais, sont interdit les langues étrangeres et les idiomes locaux ... e dall'insegnamento obbligatorio in francese, con il divieto di quelle straniere ma anche delle locali, si apriva la strada verso la lingua nazionale. I togolesi d'altra parte non si mostravano così interessati all'aspetto linguistico, in loro prevaleva il sollievo di non essere più sotto le frustate tedesche.
Durante la
Nel 1945 La Società delle Nazioni
Il Togo è stato il primo paese ad avere istituzione politica ed elettorale nel 1956, i togolesi chiedevano l'abolizione della tutela e auspicavano una collaborazione stretta con la
Nel 1963 nel corso di un colpo di stato
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