Massimo Troisi: differenze tra le versioni

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==== L'antieroe ====
Con le sue pellicole, Troisi cercò di inseguire una forma espressiva che indicasse una nuova strada al cinema italiano e spazzasse via i vizi della commedia decadente<ref name=cocciardo76 >{{Cita |Cocciardo|p. 76|Cocciardo}}</ref>. Per questa ragione decise di affrontare nuove tematiche e rompere i soliti cliché della vecchia commedia. Nei suoi film non esistono più i personaggi partenopei «disoccupati, latin lover o camorristi»<ref name=p.57>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|p. 57|Paradiso... non potevi attendere?}}</ref> che sono maestri nell'arte dell'arrangiarsi. Al loro posto c'è l'antieroe che è timido, di una timidezza a tratti quasi adolescenziale. All'eloquio facile e battagliero oppone le balbuzie, le frasi monche, gli interrogativi senza risposte, il linguaggio mille volte più espressivo delle mani e degli occhi. Che si trattasse di timidezza simulata o vera poco importa. Sta di fatto che questo nuovo napoletano appare come uno che lotta con gli stereotipi imposti dalla napoletanità tradizionale: il napoletano che vuole viaggiare, non emigrare, cercando inutilmente di ribadire il concetto a chi si ostina a cucirgli addosso quell'etichetta. A muoverlo non è la ricerca del lavoro ma il desiderio di conoscenza, il desiderio di venire a contatto con altre realtà, diverse da quella triste e rinunciataria del Sud al quale appartiene<ref name=p.18/>. Il napoletano di Troisi non è per le grandi battaglie, per i gesti estremi, allo scontro preferisce la fuga, ma sempre intesa come protesta, come trasgressione<ref name=p.19>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|p. 19|Paradiso... non potevi attendere?}}</ref>. Eppure, il napoletano di Troisi è sempre fuori luogo e non sembra mai trovare la sua dimensione ideale; i finali sono spesso aperti, lasciando presupporre nuovi avvenimenti che porteranno ad ulteriori complicazioni che, molto probabilmente, non verranno mai risolte o, al massimo, edulcorate dall'abitudine del personaggio Troisi di scappare dalle problematiche della vita, alle quali dovrà prima o poi rispondere.
 
Nonostante il tentativo di lottare contro gli stereotipi napoletani, Napoli è presente nelle opere di Troisi, ma come realtà specifica, come fenomeno particolare, piuttosto come frammento di una realtà di più ampio respiro che varca i confini regionali. È lo specchio dello smarrimento esistenziale, del crollo delle ideologie, delle sopraffazioni, delle ingiustizie, di una inaccettabile rassegnazione, che appartengono al vissuti di tutti, non solo i napoletani. I personaggi interpretati da Troisi parlano napoletano, ma secondo l'attore, avrebbero potuto parlare qualsiasi altro dialetto: «Il mio personaggio parla napoletano e la gente dice: - È Napoli, ecco il napoletano - e invece secondo me questo è un personaggio che parla napoletano, che si vede che tutta la sua esperienza, tutta la sua cultura viene da Napoli, però ha una visione più generale perché il personaggio forse poteva pure essere torinese»<ref name=p.54-55>{{Cita|Paradiso... non potevi attendere?|pp. 54-55|Paradiso... non potevi attendere?}}</ref>. Gaetano, il protagonista di ''[[Ricomincio da tre]]'' è dall'altra parte, l'antieroe per eccellenza, l'uomo che non sa prendere decisioni, eppure vorrebbe riuscire a farlo. Così è anche Vincenzo di ''[[Scusate il ritardo]]'', così Camillo di ''[[Le vie del Signore sono finite]]'', così Tommaso di ''[[Pensavo fosse amore... invece era un calesse]]''<ref name=p.19/>.
 
I personaggi di Troisi, poi, si muovono, in una società nella quale le donne hanno preso coscienza della loro parità con gli uomini e, talvolta, della loro superiorità. I personaggi femminili dei film di Troisi colpiscono per la loro decisione nell'affrontare la vita e finiscono per gettare nello sconcerto una generazione di maschi travolta dal [[femminismo]], ma incapace di staccarsi da una tradizione troppo radicata<ref name=p.19/>. Se Marta di ''Ricomincio da tre'' è ancora legata a una certa idea di femminismo, Anna di ''Scusate il ritardo'' è forse la figura più disponibile al cambiamento, un'immagine così fragile e ideale a cui l'uomo, stupito e stupito, non avrà la forza di credere e che non riuscirà a seguire<ref name=cocciardo83 >{{Cita |Cocciardo|p. 83|Cocciardo}}</ref>. E poi c'è Cecilia di ''Pensavo fosse amore... invece era un calesse'', femminilità totale, rischiosa, fisica e ossessiva, messa di fronte al problema di regolamentare il matrimonio i sentimenti e di codificarli nel linguaggio. La donna di Massimo cerca di riconquistare la femminilità dopo averla vista imbrattare dalla società e dalla frangia misogina e maschilista della commedia cinematografica<ref name=cocciardo84 >{{Cita |Cocciardo|p. 84|Cocciardo}}</ref>. Una riconquista che presto si rivelerà un'arma a doppio taglio; il femminismo di Troisi non è soltanto visto come la restituzione di ciò che la donna non ha mai ottenuto, ma è rappresentato anche come la destabilizzazione della figura femminile in sé, la quale, presa dall'eccessiva voglia di pareggiare i conti con gli uomini, intacca l'immagine stessa della donna, perdendo i suoi caratteri tipicamente gentili, spingendo il genere femminile ad una mascolinizzazione eccessiva che non la rende più apprezzabile dagli uomini che, sempre più spesso, tendono a non seguirle e ad abbandonarle. Se il finale di ''[[Ricomincio da tre]]'' lascia presagire un barlume di speranza per la storia d'amore tra Gaetano e Marta, così non avviene per il Vincenzo di ''[[Scusate il ritardo]]'' ed il Tommaso di ''[[Pensavo fosse amore... invece era un calesse]]''; entrambi sono travolti dal personaggio femminile, combattivo e deciso e, piuttosto che seguirlo nelle sue scelte, preferiscono abbandonarlo.
 
=== La questione della lingua ===