Elitismo: differenze tra le versioni
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=== Elitismo e fascismo ===
Da molti, soprattutto in seguito alla [[seconda guerra mondiale]], l'elitismo è stato criticato per una sua vicinanza ideologica ai fascismi. In realtà l'elitismo è una teoria politica descrittiva più che prescrittiva, cioè si limita a descrivere la realtà sociale che si delinea con la presenza dell'elitismo, senza proporre una sua visione, un metodo e delle regole da seguire. È innegabile tuttavia una vicinanza di pensiero. Michels, ad esempio, ebbe molti rapporti con [[Benito Mussolini|Mussolini]], esaltandolo anche in alcuni suoi scritti più tardi. Tuttavia Gaetano Mosca non aderì al fascismo, pur essendo un [[Conservatorismo|conservatore]], e anzi l'esperienza mussoliniana lo portò a moderare la teoria elitista. Tuttavia nel secondo dopoguerra l'elitismo classico fu sommerso da critiche di vicinanza al fascismo e rinacque in una corrente più moderata negli [[Stati Uniti d'America|Stati
Traspare da questi autori un certo timore per il socialismo egualitario; si ha il sentore che la società stia correndo verso l'egualitarismo (percepito perciò da questi come un valore negativo) e si sente il bisogno di porre un freno all'iperdemocraticismo. Nella società si stanno affermando le istanze del [[Evoluzione|darwinismo]] politico che inducono a considerare la politica secondo una visione ristretta. Le stesse rivoluzioni vengono spiegate e interpretate in chiave elitista: esse non sono altro che la sostituzione della classe dirigente; il popolo è solo strumentale a questa dinamica, le masse sono uno strumento di manovra in mano alle élite politiche in ascesa. Si vuole ribaltare la [[filosofia della storia]] la quale affermava che le masse stessero andando verso il potere ([[Rivoluzione (politica)|rivoluzione]], [[moti del 1848]] e così via): le rivoluzioni non sono l'avvicinamento delle masse al potere, bensì lo strumento per il ricambio dirigenziale utilizzato dalle ''élite''.
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