Cesare Casella: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
{{W|biografie|maggio 2007|firma=<b><i>[[Utente:Cotton|<span style="color:#000000;">Cotton</span>]] <sup>[[Discussioni utente:Cotton|<span style="color:#708090;">Segnali di fumo</span>]]</sup></i></b> 20:09, 25 mag 2007 (CEST)}}
'''Cesare Casella''' ([[Pavia]], [[22 luglio]] [[1969]]) è il protagonista di uno dei più lunghi sequestri di persona a scopo di estorsione mai avvenuti in Italia. Fu rapito a [[Pavia]] il 18 gennaio [[1988]] e rilasciato presso [[Natile di Careri]], in [[Calabria]], il 30 gennaio [[1990]]. Per la sua liberazione fu pagato (14 agosto 1988) il riscatto di un miliardo di lire, senza esito. L’attenzione dei mass-media al sequestro crebbe considerevolmente nel giugno 1989 allorché la madre di Cesare, Angiolina Montagna (nota [[Angela Casella]] e detta poi ''Mamma Coraggio'') si recò in Calabria e chiese, nelle piazze, la liberazione del figlio e un maggior intervento da parte dello Stato. Sulla vicenda, Cesare Casella ha scritto un libro, edito da [[Rizzoli]], dal titolo ''[[743 giorni lontano da casa]]''.
 
 
==Il rapimento: esecuzione e primi giorni di prigionia==
Riga 10 ⟶ 9:
 
I mandanti del sequestro, mai trovati, fanno parte dell’[[anonima sequestri]] calabrese, collegata con la mafia della regione, la ''[[‘ndrangheta]]'', che usualmente ricicla i soldi dei riscatti per importare e rivendere la droga. Il primo contatto con la famiglia avviene il 10 febbraio, e la prima richiesta è di otto miliardi di [[lire]]. Cesare, nel frattempo, è stato trasferito nella stessa Calabria, e precisamente sull’[[Aspromonte]], massiccio montuoso in provincia di [[Reggio Calabria]], storicamente noto per la battaglia dei [[garibaldi]]ni contro le truppe italiane (29 agosto 1862) e nel quale il Generale “fu ferito ad una gamba”. Nella stessa zona sono custoditi altri sequestrati, in un periodo che è l’ultimo in fatto di rapimenti su scala “industriale”. Le “tane”, come le chiamerà il ragazzo nel suo libro, sono scavate sulla terra, per la lunghezza di 2, la larghezza di 1 e l’altezza di 1,5 metri, ai piedi di un albero sulla base del quale vengono assicurate le catene da legare alla caviglia e al collo del sequestrato. Le pareti sono foderate di un muro di sassi e una lamiera, ricoperta di foglie, fa da tetto. Cesare, di queste “tane”, ne abiterà tre: la prima a febbraio per due settimane, la seconda fino alla fine di agosto ’88 e la terza, quella più ampia, per ben diciassette mesi fino alla liberazione.
 
 
==Pagamento del riscatto e rilancio dei rapitori==
Riga 17 ⟶ 15:
 
Dopo il primo riscatto, i contatti fra sequestratori e famiglia si fanno meno frequenti, anche per gli interventi di forze dell’ordine e magistrati che stavolta sono decisi a impedire il pagamento. La contraddizione, naturalmente, è molto forte: da una parte vi è uno Stato col ''dovere'' di prevenire il finanziamento di atti illeciti (quello a cui servono, per l’appunto, i soldi di un riscatto), dall’altra una famiglia col ''diritto'' di tutelare l’incolumità del proprio congiunto. Già più volte acceso dai precedenti casi di sequestro di persona a vari scopi (primo fra tutti quello dello statista [[Aldo Moro]] da parte delle [[Brigate Rosse]] nel 1978), il dibattito fra ''linea dura'' e ''linea morbida'' coi rapitori divide ancora l’Italia.
 
 
==Mamma Coraggio==
Riga 44 ⟶ 41:
 
Come si è detto, il periodo a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 è l’ultimo in cui i sequestri di persona a scopo di estorsione sono un’industria. In effetti si è lontani dai drammatici numeri degli anni ’70 (anche 20 sequestri in un solo anno, senza contare quelli legati al terrorismo eversivo), ma per contro, ad aumentare è la durata di ogni singolo caso: se un tempo il periodo medio era qualche mese, ora il facoltoso malcapitato deve aspettarsi otto, dieci, anche dodici o più mesi fino ai ventisette di Carlo Celadon. Le richieste di riscatto sono ovviamente più cospicue (sempre per Celadon furono versati cinque miliardi e, se ne pretesero altri cinque) e non a caso gli obiettivi, oltre che giovani - a garanzia di una maggiore resistenza - sono talvolta di famiglia benestante ma non sempre ai vertici della ricchezza. Il caso di Cesare Casella è sicuramente fra questi: suo padre Luigi faceva il meccanico nell’officina paterna finché col ''boom'' economico dei primi anni ’60 non cominciò a vendere automobili creandosi pian piano un'impresa. Un potere il cui limite fa presumere a un numero limitato di amicizie influenti e quindi a una maggiore possibilità di adeguarsi al volere dei rapitori. Spesso però, è più forte l’influenza di una magistratura decisa… Comunque fosse, in un paio d’anni, anche per un maggiore controllo delle forze dell’ordine (facilitato dalla fine del terrorismo), l’industria dei sequestri – di cui l’Italia aveva registrato tristi primati – si attenua considerevolmente fino a registrare l’ultimo clamoroso “colpo di coda” fra il 1997 e il ‘98 col rapimento di [[Giuseppe Soffiantini]].
 
Peraltro i casi “unici” (ma non ancora “isolati”) dei nostri giorni obbligano ad un’attenzione sempre alta al fenomeno.
{{Categorizzare}}