Cesare Casella: differenze tra le versioni

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Nei mesi successivi ritorna la “calma”, e con essa l’incertezza sulla sorte del ragazzo. Per giunta, nell’agosto ’89 i Casella rischiano di cadere vittime di un atto di sciacallaggio: due finti banditi pugliesi chiedono quel mezzo miliardo che la famiglia aveva dichiarato di possedere. Ma vengono fermati grazie a un’agente di polizia travestita da “Mamma Coraggio”. Ad ottobre i veri banditi riducono la cifra del riscatto a un miliardo. A novembre la famiglia li avverte di esser pronta a pagare previa la solita prova in vita, la quarta, che i rapitori sono a loro volta pronti a inviare. Ma [[Vincenzo Calia]], sostituto procuratore della Repubblica a Pavia, incaricato dell’inchiesta, decide che del pagamento dovranno occuparsene i [[carabinieri]] dei [[GIS]] ([[Gruppi di Intervento Speciale]]): la banda se ne accorge e il primo tentativo va a vuoto. Un secondo, decisivo, è stabilito per la notte di Natale ‘89; prova in vita, però non arriva, così scatta un’operazione volta a catturare gli esattori: i GIS si presentano all’appuntamento e riescono nel loro intento: l’arrestato, neutralizzato da una pallottola alla gamba, è [[Giuseppe Strangio]], latitante. I soldi, naturalmente, ritornano a Pavia.
 
Il risalto dei giornali, dopo i fatti di giugno, è minore: non solo per le richieste di silenzio-stampa da parte di famiglia e inquirenti, ma anche per i contemporanei eventi storici: la caduta del [[Muro di Berlino]] (9 novembre 1989) e la rivolta in [[Romania]] culminata con l’arresto e l’esecuzione (25 dicembre) del dittatore [[Nicolae Ceausescu]]. Così termina il [[1989]], momento determinante per le sorti del pianeta, ma anche l’anno che un ragazzo nel frattempo ventenne ha trascorso per intero incatenato in una buca.
 
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Il 3 gennaio 1990, un noto insegnante e giornalista di [[Bovalino]], [[Antonio Delfino]], riceve un plico contenente la quinta prova in vita di Cesare e tre lettere. Ovviamente il fatto è ripreso dai mass-media, e sembra volto a screditare l’operato di forze dell’ordine e magistratura agli occhi di quella parte dell’opinione pubblica contraria alla linea dura. Oltretutto la polaroid che ritrae Cesare con un quotidiano sportivo del 31 dicembre, è ritenuta falsa da uno dei massimi esperti italiani di fotografia, [[Ando Gilardi]], che pur augurandosi di sbagliare (come poi verrà appurato), parla inizialmente di “[[fotomontaggio]] grossolano”. Ad ogni modo, il procuratore Calia non cede, e induce la famiglia Casella ad aspettare ancora, anche in virtù del fatto che Giuseppe Strangio, dall’ospedale in cui si trovava piantonato, avesse lanciato un appello ai rapitori in favore di Cesare (“''Vogliatelo'' bene!”). In realtà l’indagato, già condannato a 27 anni per un altro sequestro (e divenuto latitante per essersi dileguato in seguito a un discutibile permesso-premio), sta cominciando a collaborare seriamente con la giustizia. Ciò permette alle forze dell’ordine di stringere il cerchio intorno ai rapitori, desiderosi di ottenere il denaro ma anche di non aggravare la loro posizione giudiziaria in caso di probabile cattura. Per questo, scoraggiati anche dal tragico esito di un tentato sequestro a [[Luino]], costato la vita a quattro loro “colleghi” di San Luca e reso noto il 18 gennaio, i banditi decidono di chiudere la faccenda senza sangue, né altri soldi, a due anni esatti dal suo inizio. Alcuni giorni dopo, martedì 30 gennaio 1990, alla stessa ora del suo rapimento, Cesare Casella viene finalmente liberato.
 
All’indomani della liberazione, salutata con entusiasmo dall’Italia intera e non solo, si inseguono molte voci circa trattative parallele, interventi dei [[servizi segreti]] e ''concessioni'' all’anonima sequestri. Vincenzo Calia replica alla stampa che si tratta di interventi “a vanvera e destituiti di ogni fondamento”: la seconda stata del riscatto non è stata pagata e l’esito positivo della vicenda, si lascia intendere, è riconducibile solo ed esclusivamente alla cattura di Giuseppe Strangio.
 
 
==Dopo la liberazione: l’euforia mediatica, il libro, il film==
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Il sequestro di Cesare Casella è durato complessivamente 742 giorni, lunghezza che si attesta al secondo posto dietro al contemporaneo rapimento di [[Carlo Celadon]] (figlio di un industriale di pellami di Arzignano, Vicenza), prelevato una settimana dopo e rilasciato il 5 maggio 1990. Nei primi due, tre mesi di “euforia” come egli descrive quelli successivi al rapimento, Cesare è letteralmente inseguito da giornali e televisioni: lo si vede allo stadio accanto a [[Silvio Berlusconi]] (presidente del [[Milan]], sua squadra del cuore), partecipa a programmi sportivi e di intrattenimento, è intervistato da [[Bruno Vespa]] e interviene telefonicamente ad una trasmissione condotta da [[Raffaella Carrà]]. Riceve decine di lettere al giorno e nel settimanale [[Visto]], edito da [[Rizzoli]], ha una rubrica in cui pubblica alcune sue risposte e, soprattutto, un [[memoriale]] che a fine marzo verrà trasformato in un vero e proprio libro, intitolato ''743 giorni lontano da casa'' e realizzato con la collaborazione del giornalista [[Pino Belleri]]. Anche sua madre Angela (sempre “Mamma Coraggio”) ha una rubrica nella stessa rivista, e viene spesso chiamata per interventi di stampo umanitario. Al padre Luigi, invece, la “celebrità” sta stretta, e non a torto fa tutto il possibile per tornare nell’ombra. Anche per questo l’Italia è divisa in due: chi vede in Cesare l’eroe del momento e chi si indigna per un apparente divismo che svilisce la ''seria'' sofferenza patita da lui e dalle altre vittime del più odioso dei crimini. “Peggiore” com’egli stesso scrive, “perfino dell’[[omicidio]] dove se non altro la violenza si consuma in pochi istanti”.
Dal caso Casella viene tratto, nel 1992, anche un film tv, ''Liberate mio figlio''. Come si evince dal titolo, la storia (benché reinventata in alcuni dettagli, nei nomi e in parte dei luoghi) evidenzia in particolare la vicenda della madre. Questi argomenti sono doppiamente sentiti dal regista [[Roberto Malenotti]]: nel 1976 suo padre era stato rapito e non fece mai ritorno a casa. Interpreti sono [[Marthe Keller]] e [[Jean-Luc Bideau]] nel ruolo dei genitori. Lorenzo, il ragazzo rapito alter-ego di Cesare è interpretato da [[Arturo Paglia]], che gli assomiglia in maniera straordinaria.
 
 
==Conseguenze del caso Casella. Fine dell’industria dei sequestri==