Cesare Casella: differenze tra le versioni
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==Pagamento del riscatto e rilancio dei rapitori==
Dopo la prima richiesta, i rapitori diminuiscono l’importo da far pagare alla famiglia, scendendo gradualmente da otto a un miliardo. A metà marzo arriva pure la prima ''prova in vita'' – fotografia ''[[Polaroid]]'' - di Cesare, che è ritratto con un quotidiano (del 13) il cui titolo beffardamente augurante, riferito alla crisi del governo Goria, è “Un’apertura al buio”. In agosto (mese noto per la liberazione dopo 18 mesi del piccolo [[Marco Fiora]]), il padre Luigi e il fratello minore Carlo scendono in Calabria e seguono le procedure di pagamento volute dalla banda. Il 14 arriva la seconda prova in vita
Dopo il primo riscatto, i contatti fra sequestratori e famiglia si fanno meno frequenti, anche per gli interventi di forze dell’ordine e magistrati che stavolta sono decisi a impedire il pagamento. La contraddizione, naturalmente, è molto forte: da una parte vi è uno Stato col ''dovere'' di prevenire il finanziamento di atti illeciti (quello a cui servono, per l’appunto, i soldi di un riscatto), dall’altra una famiglia col ''diritto'' di tutelare l’incolumità del proprio congiunto. Già più volte acceso dai precedenti casi di sequestro di persona a vari scopi (primo fra tutti quello dello statista [[Aldo Moro]] da parte delle [[Brigate Rosse]] nel 1978), il dibattito fra ''linea dura'' e ''linea morbida'' coi rapitori divide ancora l’Italia.
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