Evno Fišelevič Azef: differenze tra le versioni
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Già agli inizi del [[1906]], [[Leonid Petrovič Menšikov]], un funzionario dell'Ochrana simpatizzante del Partito social-rivoluzionario, aveva anonimamente denunciato ai dirigenti dello stesso Azef ed un altro militante, [[Nikolaj Jur'evič Tatarov]], quali agenti provocatori. Le indagini su Azef non approdarono a nulla, mentre Tatarov, riconosciuto responsabile di tradimento, fu ucciso nella sua casa di [[Varsavia]] il 4 aprile del [[1906]].
L'avventura di Azef finì nel [[1908]], quando l'ex-direttore dell'Ochrana, [[Aleksej Aleksandrovič Lopuchin]], agendo di propria iniziativa ed a totale insaputa dei suoi colleghi e superiori, lo denunciò ai social-rivoluzionari fornendo a [[Vladimir L'vovič Burcev]], direttore della rivista «Byloe», stampata all'estero e vicina al movimento rivoluzionario, le prove del suo ruolo d'infiltrato per conto dell'Ochrana. Questi, chiamato dunque a rispondere di tali accuse dinanzi alla dirigenza del Partito, promise di presentare le prove della sua innocenza, ma, invece, si diede ad una repentina fuga dalla Russia; a seguito della sua defezione, il ruolo di capo dell'Organizzazione di combattimento fu poi assunto da [[Boris Savinkov]].
Il Partito lo condannò a morte ed egli si nascose sotto falso nome in [[Germania]], a [[Berlino]], con l'aiuto della polizia segreta russa. Visse gestendo un negozio di corsetteria finché, nel [[1915]], allo scoppio della [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]], fu internato in un campo di concentramento, in quanto suddito dell'[[Impero russo]]. Rilasciato nel dicembre del [[1917]], ormai malato, morì in una clinica berlinese il 24 aprile del [[1918]], venendo sepolto in una tomba anonima.
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