Palazzo Frizzoni: differenze tra le versioni

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'''Palazzo Frizzoni''' è un edificio [[neoclassicismo|neoclassico]] che ospita la sede del Municipio di [[Bergamo]].<br/>
Venne costruito da Antonio Frizzoni su progetto di [[Rodolfo Vantini]] tra il [[1836]] e il [[1841]] come residenza della famiglia [[Frizzoni (famiglia)|Frizzoni]].<br />
Nel [[1927]] Enrico Frizzoni destinò per [[testamento]] l'edificio a sede del Comune.
== Storia - le origini ==
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Nel [[1458]] vennero unificati gli undici ospedali della città in quello detto ''Ospedale Grande di San Marco'' riunendo solo nel [[1497]] quello di san'Antonio anche se per poter mantenere la raccolta di elemosine rimase una presenza di persone e animali nel monastero<ref>{{cita|Carullo|p 11}}</ref>. Le monache di Santa Lucia Vecchia comprarono il complesso monastico nel [[1586]] e ospitarono le persone che dovevano recarsi alla fiera e che lasciavano abbondante offerte.
 
Ma nel [[XVII secolo]] i due monasteri, quello delle Umiliate di sant'Agata e di Santa Lucia Vecchia, ormai carenti di vocazioni, vennero acquisiti dal convento di Santa Lucia che si trovava fuori dalle ''[[Torre del Galgario#Muraine|muraine]]'' fondato nel [[1337]] da [[Cirpriano degli Alessandri]], e che motivi di sicurezza preferiva spostarsi all'interno della mura cittadine, acquisendo nel 1586 tutte le proprietà dei due conventi e anche parte dell'ospedale, risulta molto efficiente durante la visita di san [[Carlo Borromeo]] che li citerà come ''ecclesia et monasterio monialium Sancta Lucia et sancta Agata ordinis sancto Augustini''<ref name="Carullo p 9" />. Sarà la visita pastorale del vescovo [[Federico Corner (1579-1653)|Federico Corner]] che obbligherà il convento ad avere reliquie che mancavano, fu così che ottennero le reliquie di santa Lucia provenienti dagli scavi del cimitero [[paleocristiano]] di san Callisto in [[Roma]], che verranno portate nella chiesa nel [[1632]] rimanendovi fino al [[1798]] quando il convento venne sopresso e adibito a caserma per ordine della [[Repubblica Cisalpina]] instaurata l'anno precedente.
[[File:Palazzo Frizzoni-Sala Consiliare.jpg|thumb|Palazzo Frizzoni-Sala Consiliare]].
Le relique sono dal 15 dicembre 1807 conservate nella chiesa delle [[Madonna dello Spasimo]] detta anche di Santa Lucia perchèperché il monastero venne definitivamente chiuso nel 1798<ref>{{cita|Carullo|p 16}}</ref>, e il 30 novembre Francesco Maria Blonder acquistò l'intero complesso con le proprietà vicine e tutti i palazzi appartenenti alla Curia vescovile con la sola esclusione di quelli presenti nella parte alta della città in un unico solo atto notarile<ref>{{cita|Carullo|p 17}}</ref>. Ma lo svizzero Blonder già il 21 marzo 1799 vendette le proprietà a Giovanni Beltrami commerciante in seta e fratello di don Antonio che celebrava le funzioni negli anni precedenti nella chiesa del monastero. Le politiche cambiano, con l'arrrivo degli austrici-russi i francesi dovettero lasciare la città e i nuovi amministatori comunali non vollero dare il permesso per un grosso intervento di restauro dei locali sia del convento, che dell'ospedale e delle chiese<ref>{{cita|Carullo|p 20}}</ref>.
 
I francesi andando avevano lasciato la città in grave difficoltà, le famiglie erano in povertà e le suore che erano state scacciate dai monasteri rivolevano rientrare nei propri locali per aver la possibilità di sopravvivere, così avvenne anche per il monastero di santa Lucia e santa Marta che gli era confinante, questo contro la volontà degli eredi di Beltrami che ormai era deceduto<ref group=nota>Le monache chiesero il rientro nei monasteri il documento è firmato da ''D.a Cattrina Monaca del Suaccennato Convento a nome anche di tutte le altre religiose''{{cita|Carullo|21}}</ref>.
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Affittò nel 1793 uno stabile nella contrada di san Bernardino, e nel 1800 si mise in società con il più importante commerciante svizzero presente in città: Ambrogio Zavaritt, sposando nel 1802 Catterina Irmel anche lei svizzera dalla quale ebbe tre figli: Antonio, Giovanni Leonardo e Federico. Nel medesimo anno lasciò l'immobile in affitto per acquistarne uno da un certo Scandolera -anche lui svizzero - in centralissima contrada sant'Orsola<ref>{{cita|Carullo|p 25}}</ref>. La sua vicinanza alla politica della città lo fece integrare bene nelle comunità tanto da venire eletto consigliere comunale nel primo consiglio cittadino il 13 ottobre 1802, carica che richiedeva l'essere di buona posizione economica ed appartenere alle classi alte della città<ref>{{cita|Carullo|p 26}}</ref>.
 
Frizzoni, come di tanti altri commercianti in stoffe, si arricchì attraverso il contrabbando con L'Inghilterra che Napoleone nel 1806 aveva bloccato ed escluso, ma che era una delle piazza più ricche d'Europa. Nel 1809 morì la giovane moglie; nel 1812 venne eletto membro della camera di commercio nel 1816 venne rieletto consigliere comunale. Ma nel 1814 i francesi lasciarono abbandonarono la città in mano agli austriaci, il medesimo anno il 22 settembre, Antonio Frizzoni firmò un atto di acquisto con Egidio Beltrani figlio di quel Giovanni che aveva acquistato i monasteri di santa Marta e santa Lucia nel 1799<ref>{{cita testo|autore=Luigi Santini|titolo=La comunità evangelica di Bergamo|editore=Claudine|annpo=1960}}</ref> per l'acquisto di terreni in [[Valle Imagna]] dando a garanzia i due monasteri abbandonati in Bergamo diventando questo il primo contatto importante dei Frizzoni con il palazzo<ref>{{cita|Carullo|p 26|}}</ref>. Tre ani dopo, il 26 febbraio 1817 risulta l'acquisto degli immobili, in fabbricati e terreni da parte di Antonio Frizzoni, ma dovette subito fare i conti con il governo di [[Francesco II d'Asburgo-Lorena]] che voleva urbanizzare questa parte della città, acquistando nel 1823 i terreni vicini a casa Frizzoni e urbanizzando il ''prato di sant'Alesandro'' costruendo quello che poi divenne il [[Sentierone]], una delle vie più importanti della città. Antonio Frizzoni morì il 20 gennaio [[1835]] nella sua casa nella contrada del Prato, non essendoci ancora una chiesa evangelica in Bergamo, vennero celebrate le esequie con reto ocattolico nella [[Basilica di Sant'Alessandro in Colonna|chiesa di sant'Alessandro]]<ref>{{cita|Carullo|p 29|}}</ref>.
[[File:Palazzo Frizzoni-soffitto scalone interno.jpg|thumb|Palazzo Frizzoni-soffitto scalone interno]]
 
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=== Enrico Frizzoni ===
La famiglia negli anni successivi la morte di Antonio, ebbe alcune disgrazie, che obbligarono a passaggi di proprietà e successione tra i nipoti, il figlio Enrico, unico maschio rimasto, nel [[1927]] ritirò dagli eredi del fratello la loro parte del palazzo divenendo l'unico proprietario, e il 3 marzo del medesimo anno redasse il suo testamento che dava la possibilità all'amministrazione comunale di comperare il palazzo ad un prezzo favorevole perché divenisse la residenza del podestà. Enrico morì quindi giorni dopo aver espresso le sue volontà<ref>{{cita|Carullo|p 43}}</ref>.
 
== La sede del comune ==
L'amministrazione, che occupava locali non suffficienti in via Torquato Tasso, trovò la proposta favorevole. Venne stimato il valore dell'immobile con il giardino in tre milioni di lire, e dopo alcuni contatti con gli eredi e incontri il 13 marzo [[1928]] in loro presenza e del notaio Francesco Finardi, il podestà Guido Mazza De' Piccioli firmò l'atto di acquisto, diventando così il comune il solo proprietario di Palazzo Frizzoni.
 
Si succedettero anni di problemi burocratici e economici, le tasse di successione, le modifiche da fare al palazzo, serviva anche liberare la parte dell'immobile ancora abitato da Giulia Frizzoni che aveva mantenuto l'usufrutto in vita. Sembrava non si riuscisse a trovare una soluzione adeguata per gli uffici e per le diverse sale pubbliche, situazione che portò alla dimissione del podestà e ad una amministrazione commissariata. Fiu il podestà Eernesto Suardo eletto nel giugno del 1932 a risolvere la questione, invitando la Frizzoni a rinunciare al suo diritto di abitazione, con l'impegno che l'immobile mantenesse sempre il nome della famiglia Frizzoni che lo aveva costruito, e una cifra di buonauscita<ref>{{cita|Carullo|p 49}}</ref>. Nel [[1933]] il Suardo si dimise e gli subentrò Grisogono Traineri che visto l'enorme spesa già costata per ristruturazioni e arredi, sospese i lavori, ma era programmata l'inauguraizone il 28 ottobre ricorrenza della [[Marcia su Roma]]. quindi si decise di accedere ad un ulteriore mutuo bancario,e nei tempi destinati l'amministrazione comunale si trasferì da Via Torquato Tasso alla nuova sede <ref>{{cita web|url =http://www.comune.bergamo.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=3786&idArea=1181&idCat=1190&ID=3197&TipoElemento=categoria|titolo =Palazzo Frizzoni|editore =Comune di Bergamo|accesso =5 luglio 2016}}</ref>.
 
I lavori di adeguamento proseguirono negli anni succesivi all'insediamento, e nel 1942 venne incaricato [[Giancarlo Eynard]] per la realizzazione di quella che era la ''Sala della Consulta'' che risultava ancora vuota, e che dopo il [[1945|'45]] serviva per ospitare il nuovo Consiglio Comunale che dovette provvisoriamente essere ospitato nella vecchia sede in via Torquato Tasso il 3 aprile 1946, avendo tra i suoi rappresentanti anche Ugo Frizzoni, erede della famiglia<ref>{{cita|Carullo|p 57}}</ref>. Vennero esaminati i primi progetti, e ad [[Achinne Funi]] pittore presente in Bergamo come insegnante dell'[[Accademia Carrara]] venne commissionata la realizzazione delle pitture nella nuova sala di palazzo Frizzoni in cambio di un contributo economico che sostenesse l'accademia che si trovava in situazione economica fallimentare, cosa che fece con la collaborazione dei suoi allievi, furono eseguiti nel [[1950]] e la sala inaugurata il 26 luglio<ref>{{cita|Carullo|p 61}}</ref>.
 
L'immobile venne ampliato per rispondere alle esigenze di spazi dell'amministrazione con i progetti dell'architetto [[Nestorio Sacchi]] a partire dal 1960, successivi interventi vennero effettuati negli anni 2002-2003<ref>{{cita|Carullo|p 63}}</ref>.