Mario Cervi: differenze tra le versioni

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La sua vita professionale fu segnata da due tappe: il «[[Corriere della Sera]]» e «[[il Giornale]]». Iniziò la carriera di giornalista nel [[1945]] come cronista del «Corriere». Come [[inviato speciale]] si occupò di cronaca giudiziaria, seguendo i grandi processi. Fu testimone di importanti avvenimenti esteri: dalla [[crisi di Suez]] ([[1956]]) al [[Dittatura dei colonnelli|golpe dei colonnelli]] in [[Grecia]] ([[1967]]), al golpe di [[Augusto Pinochet]] in [[Cile]] ([[1973]]); Cervi fu uno dei tre giornalisti italiani presenti a [[Santiago del Cile|Santiago]] il giorno della morte di [[Salvador Allende]]. Assistette anche all'[[invasione turca di Cipro]] ([[1974]]).
 
Nel giugno del 1974 lasciò il «Corriere della Sera» per fondare, insieme a [[Indro Montanelli]] ed altri, «[[il Giornale]]». Cervi fu [[editorialista]] e inviato, poi anche vicedirettore con Montanelli col quale ebbe un consolidato rapporto di amicizia e collaborazione. Scrisse insieme a Montanelli undici volumi della celebre collana ''[[Storia d'Italia (Montanelli)|Storia d'Italia]]'' e il saggio ''Milano ventesimo secolo''. Cervi seguì il suo direttore anche nell'esperienza de «[[La Voce (quotidiano)|la Voce]]»; dopo la chiusura del quotidiano collaborò con i giornali del gruppo Monti («[[il Resto del Carlino]]» e «[[La Nazione]]»), per poi tornare al «Giornale» come [[editorialista]]<ref>[[Indro Montanelli]], ''[http://archiviostorico.corriere.it/1996/marzo/21/Mai_servizio_editore_padrone_co_0_96032114351.shtml Mai al servizio di un editore padrone]'', ''[[Corriere della Sera]]'', 21 marzo 1996. «Sicché quando alcune settimane or sono Cervi venne a dirmi che Feltri gli aveva offerto di collaborare sui problemi della Giustizia, di cui lui è il miglior commentatore in Italia, gli dissi: "Non esitare", e ne ringraziai anche Feltri, con cui i miei rapporti personali sono sempre stati e continueranno ad essere eccellenti, al di sopra del contrasto ideologico che ci divide. Ora con Cervi stiamo studiando l'impostazione del nuovo volume della ''Storia d'Italia''. Perché una cosa è la polemica giornalistica sulla quale possiamo essere in disaccordo (e lo siamo soltanto sulle questioni di tattica e di misura, non di strategia), un'altra è la visione storica degli avvenimenti, sulla quale siamo all'unisono».</ref>, accettandone la direzione dopo l'abbandono di [[Vittorio Feltri]]<ref>{{Cita news|url=https://web.archive.org/web/20151023062828/http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/06/Cervi_nuovo_direttore_del_Giornale_co_0_9712069249.shtml|titolo=Cervi nuovo direttore del "Giornale"|pubblicazione=Corriere della Sera|data=6 dicembre 1997|accesso=17 novembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151023062828/http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/06/Cervi_nuovo_direttore_del_Giornale_co_0_9712069249.shtml|dataarchivio=23 ottobre 2015}}</ref>.
 
Lasciata la direzione nel [[2001]] al suo braccio destro e operativo [[Maurizio Belpietro]], continuò la sua collaborazione come editorialista. Per molti anni aveva curato anche una rubrica politica sul settimanale «[[Gente (periodico)|Gente]]».