Leptodirus hochenwartii: differenze tra le versioni

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|genere='''Leptodirus'''
|specie='''L. hochenwarthii'''
|biautore=[[Ferdinand Schmidt|Schmidt]]
|binome=Leptodirus hochenwarthii
|bidata=1832
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== Tassonomia e distribuzione ==
''L. hochenwartii'' è [[Endemismo|endemico]] delle [[Alpi Dinariche]] occidentale, dal [[Carso Triestino|Carso triestino]] al [[Velebit]] ([[Croazia]]). All'interno di questo areale sono riconosciute al momento sei [[sottospecie]]:<ref name=":0" /><ref name=":1">{{Cita web|url=https://fauna-eu.org/cdm_dataportal/taxon/ddac23e7-f6dc-45c5-9ba0-bda1b4a055fc|titolo=Leptodirus Schmidt, 1832 {{!}} Fauna Europaea|sito=fauna-eu.org|lingua=en|accesso=2017-10-05}}</ref><ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore=Slavko Polak|anno=2005|titolo=Importance of discovery of the first cave beetle Leptodirus hochenwartii Schmidt, 1832|rivista=Endins|città=Mallorca|volume=28|numero=|pp=71-80|lingua=inglese|url=http://www.raco.cat/index.php/Endins/article/view/122550/169676}}</ref>
* ''L. hochenwartii hochenwartii'' Schmidt, 1832
* ''L. hochenwartii reticulatus'' J. Müller, 1906
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* ''L. hochenwartii velebiticus'' Pretner, 1970
* ''L. hochenwartii pretneri'' Müller, 1926
Di queste, tre sono presenti in [[Slovenia]] e tre in [[Croazia]]. In [[Italia]] è presente solo la sottospecie ''L. h. reticulatus'', attualmente conosciuta soltanto per la Grotta Noè vicino a [[Trieste]]<ref name=":0" /><ref name=":1" /><ref name=":2" />. Lo status di alcune sottospecie è però difficile da determinare perché gli individui possono differire in maniera significativa anche all'interno della stessa popolazione.
 
== Storia delle ricerche ==
[[File:Leptodirus.JPG|thumb|220px|''L. hochenwartii'' in una litografia del 1871]]
 
Il primo esemplare di ''L. hochenwartii'' fu rinvenuto per la prima volta nel 1831 dall'addetto alle illuminazioni Luka Čeč, durante l'esplorazione di una porzione appena scoperta delle [[Grotte di Postumia]], nella [[Slovenia]] sudoccidentale<ref name=":0" />. Egli consegnò l'esemplare a Earl Franz von Ho(c)herwart, il quale però non fu in grado di determinarne la specie e lo consegnò a sua volta a Ferdinand J. Schmidt, un naturalista di [[Lubiana]]. Schmidt riconobbe che si trattava di una nuova specie e la descrisse nell'articolo "Beitrag zu Krain's Fauna" (''Contributo alla fauna della [[Carniola]]''), pubblicato nel 1832 sulla rivista ''Illyrisches Blatt'', attribuendogli il nome del [[genere]] ''Leptodirus'' (da ''leptos''=sottile e ''deiros''=collo, torace) e l'epiteto specifico ''hochenwarthii'' in onore del donatore dell'esemplare. Nell'articolo fornisce anche il nome in [[Lingua slovena|sloveno]] ''drobnovratnik'' e quello in [[Lingua tedesca|tedesco]] ''Enghalskäfer'', entrambi in riferimento al [[Torace degli insetti|torace]] sottile dell'animale<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Ferdinand J. Schmidt|data=21 gennaio 1832|titolo=Beitrag zu Krain’s Fauna. Leptodirus Hochenwartii, n. g., n. sp.|rivista=Illyrisches Blatt|città=Lubiana|volume=|numero=3}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Brigitta Mader|anno=2003|titolo=Archduke Ludwig Salvator and Leptodirus hohenwarti from Postonjska jama|rivista=Acta Carsologica|città=Lubiana|volume=32|numero=2|pp=289-298|lingua=inglese|url=https://ojs.zrc-sazu.si/carsologica/article/view/356/345}}</ref>. L'articolo rappresenta la prima descrizione formale di un [[Fauna cavernicola|animale cavernicolo]], dal momento che il [[Proteus anguinus|proteo]] (''Proteus anguinus''), scoperto nel 1768, non era all'epoca considerato tale<ref name=":2" />.
 
Le successive ricerche portate avanti da Schmidt permisero di scoprire nuove specie di [[Fauna cavernicola|animali cavernicoli]] fino ad allora sconosciute, che stimolarono l'interesse verso questo habitat. Per questo motivo la scoperta di ''L. hochenwarthii'', assieme a quella del [[Proteus anguinus|proteo]], è considerata il punto di partenza della biospeleologia come [[disciplina scientifica]].<ref name=":2" />
 
== Stato di conservazione ==
A causa del limitato [[areale]] e della riproduzione lenta, ''L. hocherwartii'' è considerata una specie rara e a rischio di [[estinzione]], nonostante in alcune grotte la densità di individui è molto alta. Per questo motivo la specie è inserita nella [[Lista rossa IUCN|Lista Rossa]] [[Slovenia|slovena]] delle specie a rischio (categoria R)<ref>{{Cita pubblicazione|autore=|data=24 settembre 2002|titolo=Uradni list Republike Slovenije|rivista=|città=Lubiana|volume=82|numero=|lingua=sloveno|url=https://www.uradni-list.si/_pdf/2002/Ur/u2002082.pdf}}</ref> e negli allegati II e IV della [[Direttiva Habitat]] (92/43/EEC)<ref>{{Cita libro|autore=Fabio Stoch|autore2=Piero Genovesi|titolo=Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie animali|url=http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/rete_natura_2000/Manuale_specie_animali_2016_prima_parte.pdf|collana=|anno=2016|editore=ISPRA, Serie Manuali e linee guida|pp=202|volume=141}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Fabio Stoch|titolo=Servizio di integrazione al catasto grotte nel Sito Natura 2000 SIC IT3340006 “Carso Triestino e Goriziano” e ZPS IT3341002 “Aree Carsiche della Venezia Giulia”. Relazione Finale|url=https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/allegati/RelazioneStoch.pdf|anno=2009|città=Udine|pp=232}}</ref>.
 
==Note==