Belvedere Langhe: differenze tra le versioni

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== Storia ==
I primi documenti che danno notizia di questa località risalgono al [[1162]] quando la indicavano con l'espressione ''de bellovidere'', divenuta poi nel [[1197]] ''Belveer''. Il paese fu un [[feudo]] dei Saluzzo, dei Vacca e, dopo il [[XV secolo]], dei Ferraris, dei Demagistris, dei Saraceno e dei Corderò. Il castello di Belvedere era un [[torre|torrione]] di avvistamento e di difesa costruito nel [[XIV secolo|secolo XIV]]. Del castello rimangono solo pochi ruderi dopo la distruzione da parte dei [[francesi]] durante le guerre del [[XVII secolo]]. Nel [[1601]] il comune fu unito al [[Piemonte]] (Ducato di [[Casa Savoia]]). In una collinetta vicino al cimitero, chiamata il ''Castellazzo'', alcuni scavi portarono alla luce fondamenta di muraglioni e qualche scheletro. Alla fine del [[secolo XVIII|Settecento]] le truppe napoleoniche invasero e annetterono il Piemonte e Belvedere fu in parte bruciata dai soldati francesi (la resistenza più dura contro le truppe di [[Napoleone]] avvenne a pochi chilometri di distanza nella valle del comune di [[Paroldo]]). Dopo il [[1815]], con il [[Congresso di Vienna]], Belvedere si trovò di nuovo sotto il dominio dei Savoia ([[Regno di Sardegna]]), per poi diventare, dopo l'[[Unificazione d'Italia|unifcazione]] del [[1861]], un [[Comune (Italia)|comune italiano]].
 
Sul finire della [[seconda guerra mondiale]], la zona delle Langhe fu teatro di scontri tra le truppe [[Nazifascismo|nazifasciste]] e i [[partigiani]]: tra questi ultimi molti provenivano dall'[[Unione Sovietica]] e da altri paesi europei e alcuni passarono o si nascosero nelle case dei belvederesi. I ''[[maquis]]'' francesi, liberati dal carcere di [[Fossano]], per qualche giorno sostarono in paese ed anche [[Carlo Donat-Cattin]] fu ospitato, in quel periodo, a Belvedere. Il famoso ''Lulù'', coraggioso partigiano di [[Lione]], girava con la sua [[motocicletta|moto]] a Belvedere proprio il giorno in cui fu ucciso da [[fuoco amico]] perché mascherato da tedesco. Negli [[Anni 1950|anni cinquanta]] il comune si andava lentamente svuotando per l'[[emigrazione]] verso le grandi città, specialmente [[Torino]], mentre con il nuovo millennio sarà Belvedere stessa a dare ospitalità a immigrati, impiegati nelle aziende agricole e industriali del paese.