Olocausto in Italia: differenze tra le versioni

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Con il paese spaccato in due, la nuova situazione significò l'immediata liberazione di quegli ebrei (in massima parte stranieri) che erano confinati nei campi d'internamento del Sud, ma un subitaneo e drammatico cambiamento per i circa 43.000 ebrei (35.000 italiani e 8.000 stranieri) che vivevano ora sotto occupazione nazista e soggetti ad immediata deportazione.<ref>Susan Zuccotti, ''L’olocausto in Italia'', Tea storica ,1995; Renzo De Felice, ''Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo'', Einaudi, Torino, 1972.</ref>
 
La macchina di morte dell'[[Olocausto]] si mise in moto con effetto immediato, con l'intento di applicare la "[[soluzione finale]]" all'intera popolazione ebraica in Italia. Non mancarono gli eccidi e le stragi in loco (episodi brutali come l'[[Olocausto del Lago Maggiore]]), ma secondo una prassi ormai consolidata nei paesi dell'Europa occidentale, lo sterminio si realizza in modo più discreto attraverso l'arresto e la deportazione degli ebrei verso i campi di sterminio dell'Europa centrale dove potevano essere compiuti lontani da occhi indiscreti. Dai campi di internamento fascisti si passa ad un [[Campi di concentramento della Repubblica Sociale Italiana|sistema integrato di campi di concentramento e transito]] finalizzato all'organizzazione di trasporti ferroviari verso i campi di sterminio, in primo luogo [[Auschwitz]]. Si richiede anche un'azione capillare di polizia per la ricerca e la cattura dei fuggitivi. A tale opera si dedicano dapprima speciali reparti delle SS, al comando di [[Theodor Dannecker]], un veterano della [[soluzione finale]], gia' attivo in Francia e Bulgaria.<ref>Claudia Steur, ''Theodor Dannecker: ein Funktionär der "Endlösung", Essen: Klartext, 1997.</ref> Si compirono le prime grandi retate: il 9 ottobre a Trieste e poi il 16 ottobre il [[rastrellamento del ghetto di Roma]] ad opera del caoo della Gestapo di Roma [[Herbert Kappler]]. Quindi tra fine ottobre e inizio novembre si procedette ad arresti di massa, in Toscana, Bologna e nel triangolo Milano-Torino-Genova. Per non suscitare proteste e tensioni, all'inizio alcune nazionalità (ungherese, inglese) furono escluse dalle deportazioni, cosi' come furono esentati dalla cattura gli ebrei con genitore o coniuge "ariano".
 
Una svolta decisiva si ebbe il 14 novembre 1943 quando a Verona nel Manifesto programmatico del nuovo partito fascista repubblicano si affermò che “Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”. [[Benito Mussolini]] si allineava cosi' alle politiche di sterminio naziste, accettando ora di consegnare gli ebrei italiani alla deportazione. Il 30 novembre le autorità di polizia e le milizie della [[Repubblica Sociale Italiana]] furono mobilitate per l'arresto di tutti gli ebrei e il loro internamento e la confisca dei loro beni. A guidare le operazione di caccia agli ebrei furono il Ministro degli Interni [[Guido Buffarini Guidi]], personalmente favorevole ad un'interpretazione delle leggi razziali che risparmiasse gli ebrei convertiti e i figli di matrimoni misti, e [[Giovanni Preziosi]], "ispettore generale per la demografia e la razza", rappresentante dell'ala piu' fanaticamente antisemita del fascismo italiano.<ref>Matteo Stafanori, ''Ordinaria amministrazione. Gli ebrei e la Repubblica Sociale Italiana'', Bari-Roma: laterza, 2017.</ref>.

Con il coinvolgimento delle forze repubblichine diminui' l'impegno diretto delle forze tedesche e nel gennaio 1944 [[Theodor Dannecker]] pote' lasciare l'Italia per andare a occuparsi delle deportazioni degli ebrei ungheresi.<ref>Steur, ''Theodor Dannecker'', 1997.</ref> Dai campi di internamento provinciali gli ebrei arrestati erano concentrati nel [[campo di concentramento di Fossoli]] vicino a carpi in Emilia <ref>Liliana Picciotto, ''L'alba ci colse come un tradimento: gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944'', Milano: Mondadori, 2010.</ref> o alla [[Risiera di San Sabba]] a Trieste,<ref>Tristano Matta, ''Il Lager di San Sabba. Dall'occupazione nazista al processo di Trieste'', Trieste: Beit casa editrice, 2013, ISBN 978-88-95324-30-2.</ref> dove venivano presi in consegna dai tedeschi e condotti ad [[Auschwitz]].
 
In tutto i Tedeschi deportarono 8.564 Ebrei dall’Italia e dalle zone occupate dagli Italiani in Francia e nelle isole di Rodi e di Kos, la maggior parte ad Auschwitz; degli oltre ottomila deportati, solo 1.009 fecero ritorno.<ref>"[https://www.ushmm.org/wlc/it/article.php?ModuleId=10005455 L'Italia]", ''Enciclopedia dell'Olocausto''.</ref>
 
Oltre 300 ebrei furono uccisi in Italia, in atti di violenza, o al momento della cattura o durante il trasporto a Fossoli. La più grande strage avvenne 9sempre ad opera di [[Herbert Kappler]]) il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine dove prigionieri ebrei furono inclusi tra i civili e politici uccisi come rappresaglia per l'attentato compiuto dalle forze di resistenza a Roma contro soldati tedeschi. Almeno 75 tra le 323 vittime furono ebrei.
 
===La resistenza all'Olocausto===