Utente:FabiorWikiTIM/Post-verità: differenze tra le versioni

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Oggi si parla di ''post-verità'' in riferimento a una notizia completamente falsa ma che, spacciata per autentica, sarebbe in grado di influenzare una parte dell'opinione pubblica, divenendo di fatto un argomento reale, dotato di un apparente senso logico. Chi segue la ''post-verità'' tende a rivangare i propri sentimenti e le proprie paure; chi cerca la verità in campo politico ed economico tende invece a rapportarsi con il mondo reale e con la storia.
 
[[File:No-obama.jpg|thumb|Un cartello di protesta contro il presidente statunitense [[Barack Obama]] che fa riferimento alla leggenda metropolitana circariguardante la mancanza di un certificato che proverebbe la sua nascita negli Stati Uniti.]]
 
Differenti possono essere le interpretazioni scientifiche della storia e della realtà, ma, in chi ricerca la verità, esse partono sempre da documenti e da fatti accertati. Il termine post-verità descrive, invece, una [[leggenda metropolitana]] che proverrebbe da una posizione - scettica e diffidente verso dati reali o scientifici - da cui si originano fatti o dati totalmente inventati<ref>Ad esempio, fu messa in dubbio, nel 2008, la nascita di Obama sul suolo statunitenseː una ''bufala'' cui molti hanno creduto.</ref>: se l'intento è quello di delegittimare il comune sentire dell'opinione pubblica ''mainstream'', può degradare in una [[teoria del complotto]]<ref>Di bugie di questo tipo è piena la storia: i ''[[Protocolli dei Savi Anziani di Sion]]'' predisposero la gente ai ''pogrom'' degli ebrei e alla ''[[Shoah]]''.</ref>; se organizzata a tavolino da chi gestisce i ''[[mass media]]'' in modo professionale, può dar luogo ad una [[manipolazione dell'informazione]]. Attraverso i ''[[social media]]'', la possibilità di diffusione di questo tipo di ''bufala'' è aumentata in modo esponenziale. E la notorietà del termine ci informa che è in crescita l'attitudine a ritenere come vere alcune notizie, palesemente false o alterate, ma che hanno tale forza emotiva, che coincidono talmente con nostre immaginarie rappresentazioni della realtà, che alla fine diventano ciò che ci piace dire e udire. Il confronto tra le opinioni, il dialogo tra le parti avverse, tendono a inaridirsi: ne soffre il gioco democratico. La ''post-verità'', ossessivamente ripetuta, tende a diventare un monologo.
 
== Origine del neologismo ==
Secondo l'Oxford Dictionary, il termine ''post-truth'' fu usato per la prima volta nel 1992<ref>{{cita web|url=https://www.theguardian.com/books/2016/nov/15/post-truth-named-word-of-the-year-by-oxford-dictionaries|titolo='Post-truth' named word of the year by Oxford Dictionaries.|autore=Alison Flood|sito=theguardian|data=15 Novembre 2016|accesso=20 Novembre 2017}}</ref> sulla rivista statunitense ''[[The Nation]]'', in un articolo scritto dal drammaturgo serbo-americano [[Steve Tesich]]: vi si affermava che, rispetto alla copertura mediatica successiva alla scoperta della verità dello [[scandalo Watergate]], quella più attenuata offerta sullo [[scandalo Iran-Contra]] e sulla [[Guerra del Golfo|prima guerra del Golfo]] dimostravano il fatto che «noi, come popolo libero, abbiamo liberamente scelto di voler vivere in una specie di mondo post-verità».<ref><cite class="citation web">Flood, Alison (15 November 2016)</cite></ref>.