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| Effettivi1 = 60.000 uomini circa <br /> Insorti colornesi
| Effettivi2 = 50.000 uomini circa
| Perdite1 = circa 16001800 tra caduti e feriti
| Perdite2 = circa 13001500 tra caduti e feriti
}}
 
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===Occupazione Imperiale di Colorno===
Il 24 Maggio, [[Sacro Romano Impero|truppe Imperiali]] stanziate a [[Sorbolo a Levante|Ponte Sorbolo]] che avevano come obiettivo d'impossessarsi dei territori del [[Provincia di Parma|parmense]], fecero avanzare ai di là dell'[[Enza]] un corpo di quattordicimila uomini posizionandosi a Frassinara località di campagna del parmense verso Colorno. Le rimanenti unità erano rimaste accampate al presidio di Ponte di Sorbolo, inoltre avevano un distaccamento di seimila uomini a Guastalla, uno di sette-ottomila a [[San Benedetto Po]] ed il rimanente della loro armata era stanziata nel [[Serraglio mantovano|Serraglio]].
[[File:Jean-Baptiste Desmarets, maréchal de Maillebois.jpg|thumb|right|upright=0.7|[[Jean-Baptiste Desmarets]], Marchese di Maillebois, si distinse nella difesa e nella presa di Colorno del 4 giugno.]]
Il 25 maggio avvenne un primo tentativo di occupare il [[Palazzo Ducale (Colorno)|Palazzo di Colorno]]: [[Federico Luigi di Württemberg-Winnental]], venne erroneamente informato che il paese era sprovvisto di guarnigioni a difesa, ed inviò un distaccamento di circa duecento Usseri e Dragoni ad occuparlo, ma furono respinti dalle milizie francesi comandate da [[Jean-Baptiste Desmarets]], marchese di Maillebois, che difese il palazzo con quattro compagnie di granatieri, che nella carica uccisero una trentina tra Dragoni e Ussari.
 
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Il Marchese di Mallebois appresa la notizia dell'attacco Imperiale, avanzò dal campo di Sacca con dieci compagnie di Granatieri in soccorso del Signor Contades, ma giunto in paese vide che esso era in procinto di cadere in mani nemiche, e che il ponte che dava l'accesso alla piazza era già stato occupato. Si limitò solamente a favorire la ritirata di Contades e dei suoi reduci.
 
Il Signor Darsy, Capitano di reggimento di Picardie, assicurata la fuga di Contades rimase a difendere del [[Palazzo Ducale (Colorno)|Palazzo]]: si barricò dentro una torre con una trentina di uomini e si difese fino alla capitolazione. Le vittime imperiali di quel giorno furono più di trecento tra cui il generale marchese Leopold Marc du Ligneville, che uscì allo scoperto per guidare l'assalto del Palazzo il suo reggimento al Palazzo: fu colpito da numerosi colpi di fucile e precipitò nel greto del torrente nelle fasi del primo attacco al paese. Il corpo di Ligneville verrà sepolto a Colorno il 3 giugno dopo aver ricevuto gli onori militari.
 
I colornesi rimasero fedeli al Duca di Parma,  [[Carlo III di Spagna|Don Carlo]], legittimo discendente di casa Farnese, e vi è conferma che anche i Preti e paesani del luogo impugnarono le armi e combatterono contro gli invasori austro-tedeschi. Il principe Federico Luigi di Württemberg-Winnental ordinò per rappresaglia il saccheggio di Colorno, e conseguentemente segui una serie di devastazioni da parte delle occupanti truppe imperiali. Non vennero risparmiati i luoghi sacri, gli archivi della comunità del paese come quelli parrocchiali vennero in parte depredati e parte bruciati, stessa sorte per quel che restava degli arredi del palazzo e dei giardini, in parte saccheggiati e in parte distrutti, anche se in realtà il [[Ducato di Parma e Piacenza|duca di Parma]] [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]], prima della partenza per la [[conquista borbonica delle Due Sicilie|conquista delle Due Sicilie]] e visto l'avvicinarsi delle truppe imperiali nel nord Italia, mise in sicurezza a Genova parte dei suoi averi della [[Collezione Farnese]] custoditi nel Palazzo di Colorno e a Parma, in attesa di rientrare in momenti di più sicuri.
 
Per Colorno segui una serie di devastazioni da parte delle occupanti truppe imperiali: non vennero risparmiati i luoghi sacri, gli archivi della comunità del paese come quelli parrocchiali vennero in parte depredati e parte bruciati, stessa sorte per quel che restava degli arredi del palazzo e dei giardini, in parte saccheggiati e in parte distrutti, anche se in realtà il [[Ducato di Parma e Piacenza|duca di Parma]] [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]], prima della partenza per la [[conquista borbonica delle Due Sicilie|conquista delle Due Sicilie]] e visto l'avvicinarsi delle truppe imperiali nel nord Italia, mise in sicurezza a Genova parte dei suoi averi della [[Collezione Farnese]] custoditi nel Palazzo di Colorno e a Parma, in attesa di rientrare in momenti di più sicuri.
 
===La presa franco-piemontese di Colorno===
Costretto a seguire guardingo, dalla sponda sinistra del Po, i movimenti delle truppe di Mercy, il 3 giugno, Carlo Emanuele III di Savoia al comando di circa ventimila soldati del Regno di Sardegna, passarono il fiume a Casalmaggiore, accampandosi a Sanguigna, mentre gli austriaci rinforzarono le difese richiamando verso Colorno l'armata Imperiale comandata da Maggiore Generale Conte d'Hennin, con l'ordine di portarvi pezzi d'artiglieria e i pontoni sotto la scorta di cento cavalieri e di settecento fanti del Reggimento di Bareith.
 
Lo stesso giorno, ronde delle truppe imperiali si portarono in ricognizione nei dintorni di Colorno, al fine di studiare i movimenti nemici: alcuni di esse marciarono fino a ridosso delle prime trincee difensive dell'accampamento di Sacca. Nel ritirarsi alle prime schermaglie francesi, notarono un grosso corpo di cavalleria che avanzava verso Colorno, valutato come il preludio di un imminente attacco al paese. Le truppe di Württemberg vennero schierate in difesa e venne ordinato all'artiglieria di accelerare la marcia, che arrivarono il giorno dopo al campo.
 
All'alba del 4 giugno, il Marchese di Maillebois, unitamente al Maresciallo di campo Signor d’Affres Marchese dell’Isle, il Signor di Thomè Brigadiere, Charles-René Armand Duca di Tremoille e Colonnello del Reggimento di Champagne e il Signor di Souillac Tenente Colonnello del Reggimento di Picardie, avanzò verso Colorno alla testa di venti compagnie di granatieri e di altrettante di picchetti, suddivisi in quattro colonne si misero in marcamarcia alla volta di Colorno. Queste truppe entrarono da tre differenti posizioni in quella parte del paese che rimane al di là della [[Parma (torrente)|Parma]] verso nord, penetrando di casa in casa e cacciando i nemici.
 
Le truppe franco-sarde si disposero in ordine di battaglia lungo la destra e la sinistra del ponte di Colorno per tenerlo coperto da eventuali attacchi Imperiali, e poter attaccare con più sicurezza l'altro ponte di pietra che era sulla foce al torrente [[Lorno]] poiché era ancora sotto il controllo di un presidio austriaco.
 
Questo ponte, fu attaccato dal Signor Thomè che alla testa del suo distaccamento mise in rotta i nemici, i quali in ritirandosi vennero ulteriormente decimati dal fuoco dei granatieri che erano nel centro della lineelinea di battaglia agli ordini del Marchese di Maillebois.
 
[[File:Torre delle acque.jpg|thumb|left|upright=0.7|La [[Torre delle Acque|Torre delle acque]] oggi: sono ancora visibili i segni lasciati dalla artiglieria Imperiale nello scontro del 4 giugno]]
Occupando la vicina [[Torre delle Acque|Torre]], gli uomini di Thomè riuscirono ad avere il controllo di un punto strategico, che dava a loro la possibilità di controllare meglio i movimenti nemici dal Palazzo e dalla piazza del paese.
 
L'armata Imperiale, sotto il diretto comando del Maggiore Generale Conte de Sins, si dispose in ordine di battaglia al di qua della Parma, e rinforzatarinforzando la guarnigione diin Colorno con dieci compagnie di granatieri e un centinaio di uomini di picchetto,. sottoOccupate ille comandocase dellimitrofe Maggioree Generaledai Conte de Sinsgiardini, e verso le otto di mattina, occupate le case limitrofe e dai giardini, aprirono un intenso fuoco sui nemici che durò lo spazio di tre ore. I francesi non riuscendo a superare il ponte della piazza, ripiegarono inizialmente nelle vicine case, dalle quali riuscirono comunque a tenere sotto fuoco continuo gli imperiali, e solo sul calar della notte vennero drizzate le batterie tenendo il tiro delle artiglierie in un solo punto per aprire una breccia sulla linea Imperiale austro-tedesca.
 
Essendo di gran lunga superiore il fuoco deidelle truppe franco-sardisarde, che nel frattempo alcune di esse riuscirono poi a passare il ponte e occuparono i primi appartamenti e le prime case, costringendo le truppe Imperiali a ritirarsiripiegare nel Palazzo ed in particolare nei giardini, che divenne la dritta della linea di battaglia, da cui continuarono a far fuoco tutta quella notte.
 
Il Marchese di Maillebois fece fabbricare due [[Pontone|pontoni]] sul Lorno non lontani dal paese e il palazzo, su dei quali passarono la fanteria e la cavalleria, e si accamparono nelle vicinanze della foce del fiume Lorno con [[Parma (torrente)|la Parma]], ed estendendosiestendendole verso S. Andrea in direzione Parma. Quella notte le ronde austriache notarono intensi movimenti di truppe franco-sarde altra parte del fiume, intenti marciare lentamente verso Parma. che,Il isospetto Generaliche Imperialiquesti interpretaronomovimenti comefossero manovre d'aggiramento delle linee, etra sigli comincioImperiali s'incomincio a meditare unaun possibile ritirataritiro da Colorno.
 
La mattina del 5 giugno duemila soldati delle truppe Imperiali si presentarono fuori le loro trincee posizionandosi di fronte i due pontoni che erano sul torrente Lorno, mantenedo il letto della Parma tra loro e i francesi, che erano posti dall'altra parte del fiume. Essendo però sotto il tiro continuo continuo delle truppe franco-piemontesi, si ritirarono e smobilitarono in fretta e furia tutta l'artiglieria facendola defilare dalle linee. Ne approfittarono i francesi che avanzarono massicciamente con dieci compagnie dì granatieri, dieci di picchetti e altrettanti di cavalleria e fanteria, passarono in massa la Parma e liberarono definitivamente Colorno dalla presenza austriaca.
 
Il Maresciallo di campo Marchese di Pezè si staccò dalle armate assieme al Signor di Valcourt Comandante di una brigata di carabinieri, con al seguito duecento granatieri e cinquecento cavalieri, all'inseguimento dei i nemici in ritirata. Ma non riusci a raggiungerli: riferì solo di aver visto la loro ultima colonna incamminarsi alla volta di [[Sorbolo a Levante|Ponte Sorbolo]].