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L''''Irredentismo italiano''' è stato un movimento politico e culturale, attivo perlopiù tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima guerra mondiale. Sorse con l'idea di completare territorialmente il [[Risorgimento]]: il concetto di "'''Italia irredenta'''" si applicava infatti a quei territori abitati da italiani - ma in generale considerati parte dello spazio nazionale italiano - che dopo il 1870 erano rimasti fuori dei confini dello Stato unitario italiano.
Dato il carattere risorgimentale (e quindi antiaustriaco) delle origini, gli irredentisti guardarono soprattutto alle terre che ancora dopo il 1866 erano rimaste all'[[Impero austro-ungarico|Impero Austro-ungarico]], poste entro i cosiddetti "''confini naturali''". Sul versante settentrionale stava anzitutto il [[Trentino]], al quale poi - con il radicalizzarsi del discorso sul limite "naturale" della [[Italia (regione geografica)|regione italiana]] visto alla linea del [[Passo del Brennero|Brennero]] - si aggiunse anche l'[[Alto-Adige|Alto Adige]] (anche se perlopiù abitato da tedeschi)
Diverso fu invece il discorso delle terre situate su altri versanti e sottostanti ad altre sovranità: perlopiù la [[Corsica]] e le località del [[Contea di Nizza|Nizzardo]], appartenenti alla [[Francia]]; il [[canton Ticino]] e altre terre entro la linea del [[Passo del San Gottardo|Gottardo]] e il [[Grigioni italiano]], parte della [[Svizzera]]; nonché l'arcipelago di [[Malta]] in mano al [[Regno Unito]]. Per queste il grosso delle attenzioni italiane si sviluppò quasi solo durante il regime fascista.
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