Processo alla città: differenze tra le versioni

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L'indagine arriva ad una svolta quando viene arrestato un piccolo malvivente, Luigi Esposito, e i due inquirenti notano che l'uomo si trovava nella località in cui è avvenuto il delitto. Le rivelazioni di Esposito, che spera in tal modo di poter ottenere il visto per [[Emigrazione italiana|emigrare]] in America, portano alla scoperta di una casa di appuntamenti di lusso, che risulta essere di proprietà dei coniugi Ruotolo, nella quale lavora Liliana Ferrari, una prostituta amica di un [[Camorra|camorrista]].
[[File:Zampa luigi 1.jpg|thumb|left|upright=0.6|Il regista Luigi Zampa sul set.]][[File:Processocitta spiaggia.jpg|thumb|left|upright=0.7|La scena iniziale del ritrovamento sulla spiaggia del corpo di Gennaro Ruotolo]]
La donna ammette di aver partecipato ad un pranzo a [[Pozzuoli]] nel giorno dell'omicidio. Spicacci e Perrone ricostruiscono questo pranzo e, seppur tra mille reticenze, si convincono che in realtà quella era una riunione di capi camorristi nella quale è stata decisa l'uccisione di Ruotolo, perché ritenuto un traditore per aver inviato alle autorità delle lettere anonime contro un suo concorrente.
 
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=== Produzione ===
Le riprese del film, inizialmente denominato ''Processo ad una città'', furono realizzate a [[Cinecittà]], durarono circa due mesi e terminarono all'inizio del mese di maggio 1952<ref>''Cinema'', n. 85 del 1 maggio 1952.</ref>. Gli esterni del film furono ovviamente girati a Napoli. «Napoli partecipò – raccontò poi Zampa - in pieno. La massa l'ho presa a Napoli, recitavano tutti. Trovavamo porte spalancate dappertutto. Per scegliere gli attori di ''Processo alla città'' mi vidi tutte le [[Sceneggiata|sceneggiate napoletane]]<ref>''Avventurosa storia'' cit. in bibliografia, pag. 226.</ref>». Il regista ricordò in particolare le sue numerose visite ad un teatro popolare situato vicino alla [[Stazione di Napoli Centrale|Stazione]], con gli attori che recitavano tra un boccone e l'altro del pranzo.
[[File:Stoppa+Nazzari proc città.jpg|thumb|upright=1.2|Paolo Stoppa ed Amedeo Nazzari in una scena del film]]
 
Nel corso delle riprese vi furono straripanti dimostrazioni di popolarità in particolare per Amedeo Nazzari, protagonista, proprio in quegli anni in coppia con [[Yvonne Sanson]], della serie di film “strappalacrime” diretti da [[Raffaello Matarazzo]], che riscuotevano un enorme successo commerciale e di pubblico. La cantante [[Nilla Pizzi]], trionfatrice del [[Festival di Sanremo 1952|Festival di Sanremo]], fornì la sua voce a Silvana Pampanini quando costei intona nel film la canzone “Tradimento”, presentata come uno degli indizi utilizzati dal giudice Spicacci per sostenere le sue accuse.
 
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=== Presentazione ===
''Processo alla città'' fu presentato in prima mondiale il 14 luglio 1952, nella serata di chiusura del [[Festival del film Locarno|Festival cinematografico di Locarno]], con la presenza del regista e dell'interprete femminile Silvana Pampanini. ricevendo, secondo le cronache del tempo, molti applausi ed ottenendo «un caldo successo di un film italiano degno della più autentica considerazione<ref>Corrispondenza di P.G.C. [Piero Gadda Conti] in ''La Stampa'' del 16 luglio 1952.</ref>», mentre il critico Guido Aristarco, solitamente poco favorevole alle pellicole di Zampa, scrisse che «questa opera, diretta con cura ed attenzione, ci spinge a rivedere la posizione che prendemmo in passato nei confronti di questo regista (essendo) forse la migliore opera di Luigi Zampa, ricca di interessi umani, che offre una Napoli primo Novecento attendibile, e sequenze di effetto non del tutto esteriore<ref name=cinema90/>».
[[File:Stoppa+NazzariProcesso-citta1952 proc cittàristorante.jpg|thumb|left|upright=1.03|PaoloFotogramma Stoppadel edfilm: Amedeo Nazzari in unala scena del filmristorante]]
===Successo internazionale===
Dopo la prima [[Canton Ticino|ticinese]], il film partecipò a molte rassegne internazionali nelle quali venivano rappresentate antologie del miglior cinema italiano. Fu infatti inserita tra le pellicole (tra le quali ''[[Il cappotto (film)|Il cappotto]]'' di [[Alberto Lattuada|Lattuada]], ''[[Altri tempi - Zibaldone n. 1|Altri tempi]]'' di [[Alessandro Blasetti|Blasetti]], ''[[Europa '51]]'' di [[Roberto Rossellini|Rossellini]], ''[[Umberto D]]'' di [[Vittorio De Sica|De Sica]]) che presero parte alla “Settimana del Film Italiano” che si svolse alla [[Carnegie Hall|Little Carnegie Hall]] di [[New York]] dal 6 al 12 ottobre 1952<ref>''Cinema'', n. 95 del 1 ottobre 1952.</ref>. Successivamente, nel giugno 1953, ''Processo alla città'' fu inviato a rappresentare il cinema italiano al [[Festival internazionale del cinema di Berlino|Festival di Berlino]], dove venne riconosciuto tra i film che avevano «meglio contribuito all'affermazione di ideali democratici, di libertà e fratellanza<ref>''Cinema'', n.111 del 15 giugno 1953.</ref>». L'anno successivo esso partecipò anche alla “Settimana del Cinema Italiano” che si tenne a [[Buenos Aires]] nel gennaio 1954<ref>Corrispondenza di Jaime Potenze in ''Cinema'', n. 126 del 30 gennaio 1954.</ref>.
 
{{doppia immagine verticale|destra|Lotti Mariella.jpg|Galter Irene.jpg|120|Due interpreti femminili del film: sopra, Mariella Lotti, che impersona Elena, la moglie del giudice Spicacci. Sotto Irene Galter, che interpreta Nunziatina, il cui marito Luigi Esposito muore proprio mentre stanno per partire per l'America.}}
===Critica===
'''Commenti contemporanei'''. ''Processo alla città'' fu ben accolto dalla critica, anche da quella che non aveva apprezzato precedenti opere di Zampa, com già era accaduto a Locarno per Aristarco. Infatti il ''Corriere della sera'' scrisse di una «realizzazione pittoresca e scorrevole tale da far sì che l'interesse del film, spesso a carattere dialettale, non diminuisca un solo momento<ref>Articolo di lan [Arturo Lanocita] in ''Corriere della sera'' del 6 settembre 1952.</ref>». mentre ''La Stampa'' descrisse ''Processo alla città'' come un «film complesso e difficile che richiedeva nel regista una sensibilità davvero fuori dal consueto. Zampa si è impegnato a fondo nell'impresa offrendoci quello che può essere considerato il maggior successo della sua carriera<ref>Recensione non firmata in ''La Stampa'' del 7 settembre 1952.</ref>».<br />
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Altri giudicano questo film con uno sguardo più ampio: «Zampa ebbe – è scritto ne ''Il Cinema, grande storia illustrata'' - dal 1946 al 1952 il suo periodo d'oro. Né mancò di derivare ispirazione dall'estero, specie in [[Francia]], dove cercò suggerimento per il riuscito ''Processo alla città'' nella produzione di dotati polemisti come [[André Cayatte|Cayatte]], in guerra contro la prassi della giustizia». Ispirazione straniera e «modelli americani» sono evocati anche dal ''Mereghetti'' che giudica ''Processo alla città'' privo dei «cedimenti macchiettistici di altri film del regista, qui più solido e controllato, capace di rendere con rigore le complicità di potenti e camorra».
{{doppia immagine verticale|destraright|Lotti Mariellamariella 1953.jpg|130|Galter Irene.jpg|120123|Due interpreti femminili del film: sopra, Mariella Lotti, (a sin.) che impersona Elena, la moglie del giudice Spicacci., Sottoe Irene Galter, che interpreta (Nunziatina, il cui marito Luigi Esposito muore proprio mentre stanno per partire per l'America).}}
 
=== Risultato commerciale ===
Accanto a critiche positive, il film di Zampa registrò un buon risultato economico, con un incasso di 378 milioni di lire<ref>''Dizionario del Cinema Italiano'' cit. in bibliografia. Cosulich in ''Cinema nuovo'', n. 98 del 15 gennaio 195S, fornisce un dato lievemente inferiore di 364 milioni.</ref>. Ciò consentì a ''Processo alla città'' di attestarsi attorno al 25.mo posto della classifica relativa ai 144 film italiani usciti nel corso del 1953, anno in cui il campione al botteghino, con circa un miliardo e mezzo di incasso, risultò ''[[Don Camillo (film 1952)|Don Camillo]]'' di [[Julien Duvivier|Duvivier]], anche se il record lo conseguì [[Totò]] che, mettendo insieme ben tre pellicole uscite sugli schermi in quello nello stesso anno (''[[Totò a colori]]'', ''[[Totò e le donne]]'' e ''[[Totò e i re di Roma]]''), riuscì ad assommare l'eccezionale – per quei tempi&nbsp;– incasso complessivo di poco meno di 1 miliardo e 700 milioni di lire<ref>Cfr. tabelle e classifiche di incasso in Cavallo, cit. in bibliografia, pag 396.</ref>.