Fascismo: differenze tra le versioni
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È considerato come [[Anticapitalismo|anticapitalista]],<ref>«Oggi possiamo affermare che il modo di produzione capitalistica è superato e con esso la teoria del liberalismo economico che lo ha illustrato ed apologizzato» B. Mussolini, ''Opera omnia'', vol. XXIV, p. 215; «Fascismo e marxismo hanno un punto in comune: entrambi vogliono la distruzione del vecchio ordine di cose [...]. È in questo che l'ideologia fascista è un'ideologia rivoluzionaria. Anche se non intende attaccare tutte le strutture economiche tradizionali, anche se intende colpire solo il capitalismo e non la proprietà privata e la nozione di profitto» Zeev Sternhell, cit. da Renzo De Felice in ''Il Fascismo: le interpretazioni dei contemporanei e degli storici'', Milano 2004, p. 802; «se è vero che in seno al fascismo la componente sindacalista rimase minoritaria, studi recenti han dato conforto all'impressione che non di rado la ricerca della cosiddetta terza via fra capitalismo e proletariato favorisse una sua decisa ripresa e sempre incontrasse la simpatia del duce stesso», ''Mito e storiografia della "grande rivoluzione"'', di Antonino De Francesco, Guida, 2006; «Negli anni in cui la grande crisi sembrava far risuonare il ''De profundis'' per il capitalismo concorrenziale, il regime fece mostra di aver trovato la sua terza via fra capitalismo e comunismo», Salvatore Lupo, ''Il fascismo: la politica in un regime totalitario'', Donzelli, 2005, p. 401;</ref><ref>Va altresì puntualizzato che secondo l'interpretazione di matrice marxista del fascismo, esso era considerato come la "stampella del capitalismo". Si veda a.e. ''La seconda conferenza del partito comunista d'Italia'' (resoconto stenografico), 1928; Giulio Sapelli, ''L'Analisi economica dei comunisti italiani durante il fascismo'', p. 165: il fascismo rappresenterebbe «una formazione capitalistica superiore di organizzazione statale, un tipo di organizzazione attraverso la quale lo Stato si identifica più strettamente con i gruppi dirigenti del capitalismo [...]»</ref> e [[Populismo|populista]] sul piano ideologico,<ref>Emilio Gentile, ''Fascismo. Storia e interpretazione'', Laterza, Roma-Bari 2002, pag. 72.</ref> fautore della [[proprietà privata]] e della divisione della società in [[classi sociali|classi]]<ref>Emilio Gentile, ''Fascismo. Storia e interpretazione'', Laterza, Roma-Bari 2002, pag. 73.</ref>.
Trovò i suoi precursori negli anni precedenti alla [[prima guerra mondiale]], nel movimento artistico del [[futurismo]] (il cui ispiratore, [[Filippo Tommaso Marinetti]], aderì successivamente al movimento di Mussolini), nel [[decadentismo]] di [[Gabriele D'Annunzio|Gabriele d'Annunzio]] e in numerosi altri pensatori e azionisti politici [[nazionalismo|nazionalisti]] che si ritrovarono nella [[rivista]] ''[[Il Regno (rivista 1903)|Il Regno]]'' ([[Giuseppe Prezzolini]], [[Luigi Federzoni]], [[Giovanni Papini]]), molti dei quali militarono in seguito nelle file fasciste. Importante fu anche il contributo di correnti di pensiero della [[Sinistra (politica)|sinistra]] non [[marxista]], quali il [[sindacalismo rivoluzionario]], ispirato alla dottrina del pensatore [[Francia|francese]] [[Georges Sorel]
Una spinta decisiva alla nascita del fascismo è dovuta anche al fenomeno, conseguenza della [[prima guerra mondiale]], dell'[[arditismo]]. La critica storica di alcuni studiosi come [[Piero Calamandrei]] o [[Paolo Alatri]] esita tuttavia ad attribuire una base ideologica al movimento fascista connotato, specie fra il 1920 ed il 1924, da diverse filosofie operative, con repentini ed opportunistici cambiamenti di impostazione politica tali da negare di per se stessi l'esistenza di una dottrina unitaria al movimento prima ed al [[Partito politico|partito]] poi.{{senza fonte}} Dopo la fine della [[seconda guerra mondiale]] si sono sviluppate una serie di correnti che si rifanno all'ideologia, definite come ''[[neofascismo]]''; tuttavia la natura prevalente del movimento è tuttora oggetto di dibattito.
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