Diffusione dell'aikido in Italia: differenze tra le versioni
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→Anno 1984: la U.I.A. (Unione Italiana d'Aikido) esce dalla U.E.A.: Aggiornamento denominazione TAAI ASD |
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== Storia delle origini e dell'evoluzione dell'aikido in Italia ==
=== Periodo precedente al 1964 ===
La pratica aikidoistica di questo periodo<ref>Fonte: {{en}} [http://www.aikidojournal.com/encyclopedia?entryID=312 Enciclopedia of Aikido] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110513114029/http://www.aikidojournal.com/encyclopedia?entryID=312 |data=13 maggio 2011 }}</ref> ruotò essenzialmente attorno alla figura del Prof. Salvatore Mergè, a partire dal 1946, anno in cui questi fece ritorno in Italia dal Giappone ove aveva soggiornato numerosi anni per lavoro ed in quel periodo aveva praticato come ''sotodeshi'' all'Hombu Dojo Aikikai di Tokyo, allievo diretto di Ueshiba Morihei. Quando negli anni '50 Minoru Mochizuki e Tadashi Abe ebbero i primi contatti con gli ambienti judoistici italiani interessati ad apprendere l'arte dell'aikido, trovarono quindi un terreno molto fertile per l'opera precedentemente svolta da Salvatore Mergè.<br/>
Ma fu solamente a partire dal 1959, in occasione di uno stage che il M° Tadashi Abe tenne quell'anno a Sanremo, che si accese in Italia un più vasto interesse per l'aikido, grazie anche alla preziosa azione di divulgazione operata dalla scultrice giapponese Haru Onoda [[Diffusione dell'aikido in Europa#Istruttori giapponesi giungono in Europa|(vedi tabella)]] che in quegli anni stava frequentando l'Accademia di Belle Arti di Roma e collaborava con il prof. Mergè nella presentazione dell'aikido in Italia.<br/>
La Sig.na Haru Onoda era stata in Giappone un'allieva diretta di Ueshiba Morihei che le conferì personalmente il grado di ''shodan'' (cintura nera 1º dan) e può a tutti gli effetti essere considerata un pioniere giapponese dell'aikido italiano. Nel 1969 ritorna definitivamente in Giappone dopo essersi prodigata per oltre un decennio non solo per la diffusione dell'aikido in Italia, ma soprattutto per il suo corretto intendimento.<br />
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In quest'anno il M° Koichi Tohei si recò per la prima volta in Europa per presentare personalmente lo "Shin Shin Toitsu Aikido" in Inghilterra, Belgio, Francia, Germania ed anche in Italia.<br />
Già fin dal 1971 Tohei, che in quegli anni era a capo del corpo insegnanti dell'Hombu Dojo Aikikai e che fu l'unico allievo diretto di Morihei Ueshiba a conseguire il grado di 10° dan conferitogli personalmente dal Fondatore e ratificato dall'Aikikai Foundation, aveva fondato in Giappone sotto l'egida dell'Aikikai Foundation una propria scuola denominata Ki no Kenkyukai (Associazione per la ricerca del ki) che introduce nella didattica dell'aikido i principi della disciplina giapponese dello Sih Shin Toitsu Ho che gli orientalisti occidentali hanno definito "Yoga Giapponese",<ref>{{en}} [http://www.michionline.org/spring00/page12.html Nakamura Tempu e le origini dello Yoga Giapponese] {{webarchive|url=https://archive.is/20120904112947/http://www.michionline.org/spring00/page12.html |data=4 settembre 2012 }}</ref> fondato da Saburo Nakamura Tempu,<ref>{{en}} [http://www.senninfoundation.com/tempu.html biografia di Nakamura Tempu] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081018140417/http://www.senninfoundation.com/tempu.html |data=18 ottobre 2008 }}</ref> maestro di Koichi Tohei unitamente a Morihei Ueshiba.<br/>Nel 1974 Il M° Tohei si separò dall<nowiki>'</nowiki>Aikikai Foundation rendendosi indipendente ed autonomo da essa e fondando la propria scuola personale di aikido basato su una didattica che aveva i propri fondamenti nello Sih Shin Toitsu Ho.
=== Periodo dal 1979 al 2004 ===
*Frattura anche in Italia fra "pratica ed organizzazione della pratica"
Alcune considerazioni preliminari sono necessarie al fine di poter valutare e giudicare in modo appropriato il notevole incremento delle divisioni che nel tempo si sono succedute negli ambienti aikidoistici italiani fino a raggiungere, in questo periodo storico, proporzioni ragguardevoli.<br />Infatti in questo periodo la pratica aikidoistica si va progressivamente e sensibilmente frammentando sempre più in organizzazioni che, nella maggior parte dei casi, non avendo sul nascere la forza di sopravvivere autonomamente, entrano a far parte di associazioni e federazioni nazionali affini, riconosciute dal C.O.N.I., in grado di mettere a loro disposizione il supporto di una struttura organizzativa consentendo loro al contempo di svolgere l'attività aikidoistica in modo autonomo, libero da politiche gestionali che esorbitano dall'interesse primario di una genuina pratica aikidoistica.<br />
Questo fenomeno ha le proprie motivazioni ed affonda le proprie radici nel dilemma che generalmente colpisce la trasmissione di qualsiasi arte e conoscenza umana nel momento in cui essa si diffonde, cresce e diventa facilmente accessibile a tutti. Il dilemma consiste nella dicotomia qualità verso quantità e viceversa, il cui rapporto inversamente proporzionale accentua la divergenza fra i due fattori al crescere di uno di essi. Per questa ragione a fronte della rapida espansione dell'aikido in tutto il mondo, ad iniziare dal Giappone e dagli stessi allievi diretti del Fondatore, man mano che l'organizzazione della pratica aikidoistica crebbe e, nella necessità di gestire numeri crescenti di praticanti, si burocratizzò sacrificando sull'altare delle necessità gestionali le esigenze prioritarie della trasmissione diretta dell'Arte,<ref>La trasmissione tradizionale delle arti marziali giapponesi tramandata invariata in Giappone fino alla persona di Morihei Ueshiba è detta I Shin den Shin, che significa trasmissione diretta dell'Arte da cuore a cuore (anche tradotto da spirito a spirito o da mente a mente), cioè al di là delle parole e delle spiegazioni verbali e razionali.</ref> corrispondentemente aumentò fra coloro che maggiormente erano immersi in un interesse esclusivo di coltivazione profonda dell'Arte, il numero di coloro che avvertirono come fuorviante l'eccessiva indulgenza verso le esigenze gestionali che li obbligavano ad un diverso rapporto fra insegnanti ed allievi. Questo rapporto pur necessario in una didattica più cattedratica secondo il moderno stile occidentale dell'insegnamento e tendente a diminuire la gravosità della pratica per potersi anche rivolgere alle esigenze di divulgazione di massa, è però diverso da quello originario della trasmissione dell'Arte.<br />Ciò accadde indistintamente in tutto il mondo e non solo in Italia: un primo segnale di questo malessere fra generazioni di aikidoisti, arrivò già nello stesso Giappone fin dai tempi delle costituzioni delle scuole autonome fondate dai primi allievi del Fondatore, resisi man mano indipendenti dall'Hombu Dojo Aikikai nel Giappone stesso [[Diffusione dell'aikido nel mondo#Ramificazione del lignaggio in differenti stili e scuole personali|(vedi tabella)]], ma il segnale più forte e più grave venne indubbiamente dal maestro giapponese Tadashi Abe [[Diffusione dell'aikido in Europa#Istruttori giapponesi giungono in Europa|(vedi tabella)]] il quale, conclusa la propria permanenza in Europa e tornato in Giappone, di fronte alla commissione dei vertici dell<nowiki>'</nowiki>Aikikai So Hombu riuniti per consegnargli il certificato del diploma di 7º dan, rifiutò con rispettose ma inequivocabili parole il diploma stesso, dichiarando di non riconoscersi più nell'aikido praticato negli anni '60 all<nowiki>'</nowiki>Hombu Dojo Aikikai e di riconoscere unicamente i gradi (6º dan) rilasciatigli dal suo maestro Ueshiba Morihei, non essendo interessato a fregiarsi di gradi rilasciati in modo collegiale da una commissione tecnica designata dell'Aikikai Foundation.<ref>Fonte: {{fr}} [http://www.aikidotakemusu.com/rubrique1.html Rubrique: Articles, Histoire de l'Aikido] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081029041959/http://www.aikidotakemusu.com/rubrique1.html |data=29 ottobre 2008 }} articolo di Philippe Voarino su "Aikido Journal N°1 - février 2002"</ref><br />La dissociazione dal modo con cui man mano nel tempo si è evoluta presso l<nowiki>'</nowiki>Hombu Dojo Aikikai la pratica dell'aikido dopo la morte del suo Fondatore e la frammentazione che da tali prese di distanza ne è conseguita, ha dunque dei padri molto illustri e spesso la motivazione è da ricercarsi in un autentico e sincero desiderio di mantenere intatta la purezza originaria della trasmissione dell'Arte ricevuta dal proprio maestro, piuttosto che nella pura e semplice ambizione personale.
==== Fine anni '70: nasce la U.I.A. (Unione Italiana d'Aikido) ====
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È l'anno della filiazione italiana della scuola "Kobayashi Aikido".<br />
Anche la scuola dello stile [[Diffusione dell'aikido nel mondo#Ramificazione del lignaggio in differenti stili e scuole personali|Kobayashi Aikido]] cresce e si diffonde sensibilmente in Italia. Questo stile di aikido, fondato da Hirokazu Kobayashi (1929–1998), un allievo diretto di Morihei Ueshiba che fin dalla metà degli anni '60 aveva iniziato a compiere a titolo personale numerosi viaggi in Europa per diffondere l'aikido, nel 1982 assume in Giappone la struttura di scuola autonoma e da allora questa nuova organizzazione ha cercato di strutturarsi anche all'estero: il 3 febbraio 1990 alcuni allievi italiani del maestro Hirokazu Kobayashi, guidati dalla cintura nera Giampietro Savegnago, diedero vita a questa nuova associazione italiana per la pratica e la diffusione del Kobayashi Aikido in Italia.<ref>Fonte: sito dell' [http://www.aikido.it/pages/chisiamo.html A.I.A. (Associazione Italiana Aikido)] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081019050427/http://www.aikido.it/pages/chisiamo.html |data=19 ottobre 2008 }}</ref>.
==== Anni 1990-1992: il M° Morihiro Saito estende la propria influenza in Italia ====
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