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{{Edificio civile
#RINVIA [[Mauro Felicori]]
|nome edificio = Reggia di Caserta
|immagine = Campania Caserta2 tango7174.jpg
|didascalia = Il palazzo
|paese = ITA
|divamm1 = {{IT-CAM}}
|città = Caserta
|indirizzo = Viale Douhet, 2/A
|latitudine = 41.073008
|longitudine = 14.326982
|stato =
|periodo costruzione = 1752-1774
|inaugurazione = 1774
|demolito =
|distrutto =
|ricostruito =
|stile = [[Barocco]] e [[Neoclassicismo|neoclassico]]
|uso = Museo
|altezza = 42 metri
|piani = 5
|area calpestabile =
|ascensori =
|costo =
|architetto = [[Luigi Vanvitelli]], [[Carlo Vanvitelli]]
|ingegnere =
|appaltatore =
|costruttore =
|proprietario = [[Caserta|Città di Caserta]]
|proprietario storico = [[Borbone delle Due Sicilie]]
}}
{{Museo
|Nome = Reggia di Caserta
|Nome originale =
|Logo =
|Immagine =
|Larghezza =
|Didascalia =
|Stato = {{ITA}}
|Località = [[Caserta]]
|Indirizzo = Viale Douhet, 2/A
|Tipologia = [[Arte]]
|Collezioni =
|Periodo storico =
|Superficie espositiva =
|Data di fondazione =
|Fondatori =
|Data di apertura =
|Data di chiusura =
|Proprietà = Museo statale
|Wikidata = no
|Gestione = [[Musei nazionali italiani#Musei statali dotati di autonomia speciale|MIBACT]]
|Direttore = [[Mauro Felicori]]
|Visitatori = 838654
|Note visitatori = <ref>{{cita web|url=http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/visualizza_asset.html_249254064.html|titolo=2017. Tutti i numeri dei musei italiani|accesso=8 gennaio 2018}}.</ref>
|Anno visitatori = 2017
|Sito =
}}
 
La '''Reggia di Caserta''' è un'antica residenza reale dei [[Borbone delle Due Sicilie|Borbone di Napoli]] ubicata a [[Caserta]]. Costruita a partire dalla metà del Settecento, sotto il regno [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone,]] e terminata a metà Ottocento, sotto il regno di [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II delle due Sicilie]], si tratta di una delle residenze reali più grandi al mondo ed è stata progettata dall'architetto [[Luigi Vanvitelli]].
 
Nel 1997 è stata dichiarata dall'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura|UNESCO]], insieme con l'[[Acquedotto Carolino|acquedotto di Vanvitelli]] e il [[Belvedere di San Leucio|complesso di San Leucio]], [[patrimonio dell'umanità]]<ref>{{cita web|url=http://whc.unesco.org/en/list/549|titolo=Lista dei patrimoni dell'umanità|sito=Whc.unesco.org|lingua=en|accesso=5 gennaio 2016}}</ref>.
 
== Storia ==
[[File:Luigi Vanvitelli.jpg|thumb|left|Luigi Vanvitelli, l'architetto della reggia]]
{{UNESCO
|tipoBene = patrimonio
|nome = Palazzo Reale di Caserta con il Parco, l'[[Acquedotto Carolino|Acquedotto di Vanvitelli]] e il [[Belvedere di San Leucio|complesso di San Leucio]]
|nomeInglese = 18th-Century Royal Palace at Caserta with the Park, the Aqueduct of Vanvitelli, and the San Leucio Complex
|immagine = Caserta jardín 44.JPG
|didascalia = Il parco e la reggia
|anno = 1997
|tipologia = Architettonico, paesaggistico
|criterio = C (I) (II) (III) (IV)
|pericolo = Nessuna indicazione
|link = 549
}}Il Palazzo reale di Caserta fu voluto dal [[Sovrani di Napoli|Re di Napoli]] [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]], il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale [[Napoli]] e al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di [[Reggia di Versailles|Versailles]]. Si diede inizialmente per scontato che sarebbe stata costruita a [[Napoli]], ma Carlo di Borbone, cosciente della considerevole vulnerabilità della capitale a eventuali attacchi (specie da mare), pensò di costruirla verso l'entroterra, nell'area casertana: un luogo più sicuro e tuttavia non troppo distante da Napoli<ref>[http://www.italiadonna.it/public/percorsi/02014/3reggiacaserta.htm La storia della Reggia di Caserta<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
Dopo il rifiuto di [[Nicola Salvi]], afflitto da gravi problemi di salute, il sovrano si rivolse all'architetto [[Luigi Vanvitelli]], a quel tempo impegnato nei lavori di restauro della [[basilica della Santa Casa|basilica di Loreto]] per conto dello [[Stato Pontificio]]. Carlo di Borbone ottenne dal [[Papa]] di poter incaricare l'artista e nel frattempo acquistò l'area necessaria, dove sorgeva il palazzo cinquecentesco degli [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva]], dal loro erede duca Michelangelo [[Caetani]], pagandola 489.343 [[Ducato (moneta)|ducati]], una somma che seppur enorme fu certamente oggetto di un forte sconto: Gaetani, infatti, aveva già subìto la confisca di una parte del patrimonio per i suoi trascorsi antiborbonici.
 
Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al palazzo, il parco e la sistemazione dell'area urbana circostante, con l'approvvigionamento da un nuovo [[acquedotto]] ([[Acquedotto Carolino]]) che attraversasse l'annesso complesso di [[San Leucio (Caserta)|San Leucio]]. La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato [[Borbone|borbonico]] e manifestare potenza e grandiosità, ma anche essere efficiente e razionale.
 
Il progetto si inseriva nel più ampio piano politico di re Carlo di Borbone, che probabilmente voleva anche spostare alcune strutture amministrative dello [[Regno di Napoli|Stato]] nella nuova Reggia, collegandola alla capitale Napoli con un vialone monumentale di oltre 20&nbsp;km. Questo piano fu però realizzato solo in parte; anche lo stesso palazzo reale non fu completato della [[cupola]] e delle torri angolari previste inizialmente.
 
Vanvitelli giunse a Caserta nel [[1751]] e diede inizio subito alla progettazione del palazzo, commissionatogli con l'obbligo di farne uno dei più belli d'[[Europa]]. Il 22 novembre di quell'anno l'architetto sottopose al re di Napoli il [[progetto definitivo]] per l'approvazione.
Due mesi dopo, il 20 gennaio [[1752]], [[compleanno|genetliaco]] del re, nel corso di una solenne cerimonia alla presenza della famiglia reale con squadroni di [[cavalleggeri]] e di [[dragone|dragoni]] che segnavano il perimetro dell'edificio, fu posta la prima pietra. Tale momento viene ricordato dall'affresco di [[Gennaro Maldarelli]] che campeggia nella volta della Sala del Trono.
 
L'opera faraonica che il re di Napoli gli aveva richiesto spinse Vanvitelli a circondarsi di validi collaboratori: [[Marcello Fronton]] lo affiancò nei lavori del palazzo, [[Francesco Collecini]] in quelli del parco e dell'[[acquedotto Carolino|acquedotto]], mentre [[Martin Biancour]], di [[Parigi]], venne nominato capo-giardiniere. L'anno dopo, quando i lavori della reggia erano già a buon punto, venne cominciata la costruzione del parco. I lavori durarono complessivamente diversi anni e alcuni dettagli rimasero incompiuti. Nel 1759, infatti, Carlo di Borbone di Napoli era salito al trono di [[Spagna]] (con il nome di Carlo III) e aveva lasciato Napoli per [[Madrid]].
 
I sovrani che gli succedettero, [[Gioacchino Murat]], che all'abbellimento della reggia diede un certo contributo, Ferdinando IV (divenuto poi dopo il [[congresso di Vienna]] [[Ferdinando I delle Due Sicilie]]), [[Francesco I delle Due Sicilie|Francesco I]], [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] e [[Francesco II delle Due Sicilie|Francesco II]], col quale ebbe termine in [[Italia]] la dinastia dei [[Borbone]], non condivisero lo stesso entusiasmo di Carlo di Borbone per la realizzazione della Reggia.
Inoltre, mentre ancora nel XVIII secolo non era difficile reperire manodopera economica grazie ai cosiddetti ''[[corsari barbareschi|barbareschi]]'' catturati dalle navi napoletane nelle operazioni di repressione della [[pirateria]] praticata dalle popolazioni rivierasche del [[Nordafrica]], tale fonte di manodopera si azzerò nel secolo successivo con il controllo francese dell'[[Algeria]].
 
Infine, il 1º marzo [[1773]] morì Vanvitelli al quale successe il figlio [[Carlo Vanvitelli|Carlo]]: questi, anch'egli valido architetto, era però meno estroso e caparbio del padre, al punto che trovò notevoli difficoltà a compiere l'opera secondo il progetto paterno.
 
== Palazzo ==
La reggia, definita l'ultima grande realizzazione del [[Architettura barocca|Barocco]] italiano<ref>N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, Dizionario di architettura, Torino 1981, voce ''Vanvitelli, Luigi''.</ref>, fu terminata nel [[1845]] (sebbene fosse già abitata nel [[1780]]), risultando un grandioso complesso di 1&nbsp;200 stanze e 1&nbsp;742 finestre, per una spesa complessiva di 8&nbsp;711&nbsp;000 [[Ducato (moneta)|ducati]]. Nel lato meridionale, il palazzo è lungo 249 metri, alto 37,83, decorato con dodici colonne. La facciata principale presenta un [[avancorpo]] centrale sormontato da un [[frontone]]; ai lati del prospetto, dove il corpo di fabbrica longitudinale si interseca con quello trasversale, si innestano altri due avancorpi. La facciata sul giardino è uguale alla precedente, ma presenta finestre inquadrate da [[Lesena|lesene]] scanalate.
 
Il palazzo ricopre un'area di circa 47.000&nbsp;m²;<ref>{{cita web|url=http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it/index.php?option=com_content&view=article&id=427&Itemid=385|titolo=CampaniaBeniCulturali - Reggia di Caserta|accesso=29 marzo 2012}}</ref> dispone di 1&nbsp;026 fumaroli e 34 scale<ref>{{Cita web
|titolo=Royal Palace of Caserta guide, page 6, box: "I numeri della Reggia di Caserta"
|url=http://issuu.com/caponeeditore/docs/reggiadicaserta}}</ref>.
Oltre alla costruzione perimetrale rettangolare, il palazzo ha, all'interno del rettangolo, due corpi di fabbricato che s'intersecano a croce e formano quattro vasti cortili interni di oltre 3.800&nbsp;m² ciascuno.
 
Oltre la soglia dell'entrata principale alla reggia si apre un vasto vestibolo ottagonale del diametro di 15,22 metri, adorno di venti colonne doriche. A destra e a sinistra si inseriscono i passaggi che portano ai cortili interni, mentre frontalmente un triplice porticato immette al centro topografico della reggia.
[[File:Interior of the Palace of Caserta - Palatine Chapel.jpg|thumb|left|Cappella Palatina]]
In fondo, un terzo vestibolo dà adito al parco. Su un lato del vestibolo ottagonale si apre il magnifico scalone reale a doppia rampa, un autentico capolavoro di [[Architettura barocca#Architettura tardobarocca e rococò|architettura tardo barocca]], largo 18,50 metri alto 14,50 metri e dotato di 117 gradini, immortalato in numerose pellicole cinematografiche. Ai margini del primo pianerottolo della scalinata si trovano due leoni in marmo di [[Pietro Solari]] e [[Paolo Persico]], mentre il soffitto, caratterizzato da una doppia volta ellittica, fu affrescato da [[Girolamo Starace-Franchis]] con ''Le quattro Stagioni'' e ''La reggia di Apollo''; sulla parete centrale è addossata una statua di ''Carlo di Borbone'', opera di [[Tommaso Solari (scultore, Genova)|Tommaso Solari]], affiancata da ''La verità'' e ''Il merito'', realizzate rispettivamente da [[Andrea Violani]] e [[Gaetano Salomone]].
 
La doppia rampa si conclude in un vestibolo posto al centro dell'intera costruzione. Di fronte si trova l'accesso alla grande Cappella Palatina, ispirata a quella della [[Reggia di Versailles]]; questo spazio, definito da un'elegante teoria di colonne binate che sostengono una [[volta a botte]], è stato danneggiato durante la [[seconda guerra mondiale]], quando andarono perduti gli organi e tutti gli arredi sacri, e quindi restaurato.
Sul retro della cappella, ancora inglobato all'interno del palazzo, è posto il Teatro di Corte, caratterizzato da una pianta a [[ferro di cavallo]], con una capienza di 450 posti: fu inaugurato nel [[1769]] alla presenza di [[Ferdinando I delle Due Sicilie]].
 
Invece, alla sinistra del vestibolo si accede agli appartamenti veri e propri.
La prima sala è quella degli Alabardieri, con dipinti di [[Domenico Mondo]] ([[1785]]), alla quale segue quella delle guardie del corpo, arredata in [[Stile Impero (arredamento)|stile Impero]] e impreziosita da dodici bassorilievi di Gaetano Salomone, Paolo Persico e [[Tommaso Bucciano]]. La successiva sala, intitolata ad Alessandro il Grande e detta del "baciamano", è affrescata da [[Mariano Rossi]], che vi rappresentò il ''matrimonio tra Alessandro e Rossane'' ([[1787]]). Si trova al centro della facciata principale e funge da disimpegno tra l<nowiki>'</nowiki>''Appartamento Vecchio'' e l<nowiki>'</nowiki>''Appartamento Nuovo''.
[[File:Troonzaal Caserta.jpg|thumb|Sala del trono]]
L'Appartamento Vecchio, posto sulla sinistra, fu il primo a essere abitato da [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] e dalla consorte [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena|Maria Carolina]] ed è composto da una serie di stanze con pareti rivestite in seta della fabbrica di [[San Leucio (Caserta)|San Leucio]]. Le prime quattro stanze, di conversazione, sono dedicate alle quattro stagioni e affrescate da artisti come [[Antonio Dominici]] e [[Fedele Fischetti]]. Segue lo studio di Ferdinando II, con dipinti a tempera di [[Jakob Philipp Hackert]] che rappresentano vedute di [[Capri (Italia)|Capri]], [[Persano (Serre)|Persano]], [[Isola d'Ischia|Ischia]], la Vacchieria di San Leucio, [[Cava de' Tirreni]] e il giardino inglese della reggia stessa.
Dallo studio si accede, mediante un disimpegno, alla camera da letto di Ferdinando II, i cui mobili però furono distrutti e rifatti in stile Impero dopo la morte del sovrano a causa di una malattia contagiosa.
Oltre la camera è la sala dei ricevimenti, che, mediante una serie di anticamere, è collegata direttamente alla Biblioteca Palatina e quindi alla cosiddetta Sala Ellittica, che ospita un fulgido esempio di [[Presepe napoletano#L'età d'oro|presepe napoletano]].
 
L'Appartamento Nuovo, posto sulla destra della sala di Alessandro il Grande, fu costruito tra il [[1806]] e il 1845. Vi si accede tramite la Sala di Marte, progettata da [[Antonio de Simone (architetto)|Antonio de Simone]] in [[Architettura neoclassica|stile neoclassico]] e affrescata da [[Antonio Galliano]]. Proseguendo oltre l'adiacente Sala di Astrea, con rilievi e stucchi dorati di [[Valerio Villareale]] e [[Domenico Masucci]], si giunge quindi all'imponente Sala del Trono, che rappresenta l'ambiente più ricco e suggestivo degli appartamenti reali. Questo era il luogo dove il re riceveva ambasciatori e delegazioni ufficiali, in cui si amministrava la giustizia del sovrano e si tenevano i fastosi balli di corte. Una sala lunga 36 metri e larga 13,50, ricchissima di dorature e pitture, che fu terminata nel [[1845]] su progetto dell'architetto [[Gaetano Genovese]]. Intorno alle pareti corre una serie di medaglioni dorati con l'effigie di tutti i [[Sovrani dei regni di Sicilia e di Napoli|sovrani di Napoli]], da [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero d'Altavilla]] a [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II di Borbone]] (tranne [[Giuseppe Bonaparte]] e [[Gioacchino Murat]]), poi un'altra serie con gli stemmi di tutte le province del regno, mentre nella volta domina l'affresco di [[Gennaro Maldarelli]] ([[1844]]) che ricorda la cerimonia della posa della prima pietra.
Le successive stanze rappresentano il cuore dell'Appartamento Nuovo e furono ultimate dopo il [[1816]]. Tra queste si ricorda la camera di [[Gioacchino Murat]], in stile Impero, con mobili in mogano e sedie con le iniziali dello stesso Murat.
 
=== Quadreria ===
* Sala I. Conserva i dipinti orientalisti di [[Michele Scaroina]], che attestano l'interesse sempre vivo da parte della corte borbonica per la civiltà orientale.
* Sala II. Raccoglie le opere dei migliori allievi dell'[[Accademia di belle arti di Napoli]]; si segnala il dipinto del pittore foggiano [[Giuseppe De Nigris]] ''Paesaggio con Ossian e giovinetta che suona la cetra'' che indica quanto fosse viva l'opera dello scrittore [[James Macpherson]] autore de ''I canti di Ossian''.
* Sala III. Da segnalare l'opera dell'anconetano [[Francesco Podesti]] ''Leonardo che presenta il pensiero del Cenacolo al Duca di Milano Ludovico il Moro'' che si caratterizza per la raffinata esecuzione e la puntuale ambientazione storica.
* Sala IV. La sala contiene una collezione di nature morte.
* Sala V. Sono qui esposti dipinti della scuola di [[Salvator Rosa]].
* Sala VI. Vi si ammirano le opere legate al tema "I Santi: la Passione ed il Martirio".
* Sala VII e sala VIII. Vi ha sede la collezione di ritratti della Corte Borbonica e delle corti europee a essa legate con vincoli matrimoniali.
* Sala IX. È dominata dalla tela del pittore [[Salvatore Fergola]] ''Inaugurazione della Ferrovia Napoli-Portici''<ref>Le notizie sulla Quadreria sono tratte da: Carmine Negro ''La Reggia di Caserta riapre al pubblico con un nuovo allestimento “Maestà Regia - Arte a Palazzo'' sul sito [http://www.larassegnadischia.it/rassegna2011/rass03-11/reggia-ce.pdf] {{PDF}}</ref>.
 
=== Il Presepe Reale ===
[[File:Caserta-reggia-15-4-05 101.jpg|miniatura|Presepe Reale, Sala Ellittica]]
Il Presepe Reale è allestito nella Sala Ellittica della reggia. La tradizione del presepe natalizio venne inaugurata da Carlo di Borbone e poi ripresa dai suoi successori: è soprattutto [[Francesco I delle Due Sicilie|Francesco I]], vero appassionato delle figure presepiali, che si rivelerà un grande collezionista di pastori. Nell'archivio storico della reggia si ha testimonianza di come la realizzazione del presepio ogni Natale coinvolgesse non solo artisti e artigiani di corte, tra i quali i due pittori e scenografi [[Salvatore Fergola]] e [[Giovanni Cobianchi]], ma anche le principesse e le dame di Corte, abilissime nel confezionamento degli abiti delle figure.<ref>{{cita web|url=http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it/guida_reggia/guida/3124fs.htm|titolo=La sala del presepe|accesso=4 ottobre 2017}}</ref> La struttura di base, detta “Lo scoglio”, è realizzata in sughero ed occupa una superficie di 40 metri quadri; su questa sono collocate le 1200 figure secondo rigide regole e nel rispetto delle scene canoniche. Le più importanti sono realizzate interamente in terracotta, mentre quelle minori sono composte di un'anima di stoppa, sorretta da un fil di ferro, con solo la testa, le mani e i piedi in terracotta. Quello che si può vedere oggi esposto nella Sala Ellittica è una ricostruzione del 1988 del maestoso presepe del 1844 voluto da [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]]: l'originale andò tragicamente perduto a seguito del furto subito nel 1985.<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/01/20/rubato-dalla-reggia-di-caserta-intero.html|titolo=Rubato dalla Reggia l'intero presepe settecentesco|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=3 ottobre 2017}}</ref> Oltre alle scene tradizionali della ''Natività'' con ''l'Adorazione dei Magi'' si possono vedere altre scene, come il ''Pascolo delle bufale'', la ''Sosta alla fontana'', il ''Mercato'' e la ''Taverna Napoletana'' con figure di musici e avventori, utili ai fini della ricostruzione della vita quotidiana dell'epoca. Notevole è l'utilizzo di [[Minuterie per presepe napoletano|minuterie]], tipiche del presepe napoletano settecentesco.
 
=== Terrae Motus ===
Si tratta di una collezione di arte contemporanea, voluta da [[Lucio Amelio]], donata alla reggia nel 1994: comprende circa una settantina di opere di autori come [[Joseph Beuys]], [[Keith Haring]], [[Anselm Kiefer]], [[Andy Warhol]] e artisti italiani<ref>{{cita web|url=http://www.arte.it/luogo/collezione-terrae-motus-caserta-5174|titolo=Collezione "Terrae Motus"|accesso=24 giugno 2016}}</ref>.
 
== Parco ==
[[File:Le cascate della Reggia.JPG|thumb|Veduta del parco]]
Il parco reale di [[Caserta]] si estende per 3 chilometri di lunghezza, con sviluppo sud-nord, su 120 ettari di superficie. In corrispondenza del centro della facciata posteriore del palazzo si dipartono due lunghi viali paralleli fra i quali si interpongono una serie di suggestive fontane che, partendo dal limitare settentrionale del [[giardino all'italiana]], collegano a questo il [[giardino all'inglese]]:
* la Fontana Margherita;
* la Vasca e Fontana dei Delfini;
* la Vasca e Fontana di Eolo;
* la Vasca e Fontana di Cerere;
* Cascatelle e Fontana di Venere e Adone;
* La fontana di Diana e Atteone, sovrastata dalla ''Grande Cascata''.
 
Le vasche sono popolate da numerosi pesci, specialmente [[Cyprinus carpio|carpe]] e [[carassius|carassidi]], e vi vegetano piante acquatiche delle specie [[Myriophyllum spicatum]] e [[Potamogeton crispus]].
 
La ''Fontana Margherita'', o del Canestro, chiude il giardino all'italiana e apre il percorso verso l'inglese con la prima delle vasche a sviluppo longitudinale.
 
La'' Fontana dei tre delfini'' rappresenta la figura di un mostro marino con la testa e il corpo di un delfino. L'opera fu eseguita da [[Gaetano Salomone]]. Quella dei ''Delfini'', presenta una vasca misurante 470 metri per una larghezza di 27 e una profondità di 3 metri. Prende il nome dalla soprastante fontana formata da giganteschi delfini di foggia grottesca dalle cui bocche proviene l'acqua che l'alimenta.
[[File:Caserta Fuente de Eolo 01.JPG|thumb|left|Fontana di Eolo e alle spalle la cascata]]
La seguente ''Fontana di [[Eolo]]'' rappresenta il dio che, sollecitato da Giunone, suscita la furia dei venti contro Enea e i Troiani. L'opera fu eseguita da Gaetano Salomone, Brunelli, Violani, Persico e Solari.
È adorna di ventotto statue di venti a fronte delle cinquantaquattro previste dal progetto originale, è una delle opere incompiute del parco: il progetto, di cui resta solo un modello in legno predisposto dallo stesso [[Luigi Vanvitelli|Vanvitelli]], prevedeva un grande gruppo scultoreo di Eolo e [[Giunone]] su un carro trainato da pavoni. Grandioso comunque, l'emiciclo a porticato che chiude superiormente la vasca alimentata da una cascata che chiude come un velo alcuni fornici del portico.
 
Più avanti, la ''Fontana di [[Cerere]]'', opera in marmo di Carrara di Gaetano Salomone, va a formare sette cascatelle ed è ornata di delfini e [[Tritone (mitologia)|tritoni]], [[Nereidi]], statue dei fiumi [[Oreto]] e [[Simeto]], tutte sprizzanti alti getti d'acqua. La scultura rappresenta Cerere che sostiene la medaglia della Trinacria.
Completano la fontana una statua di Cerere che mostra un medaglione con la [[Triscele|Trinacria]] e tutt'intorno [[Ninfa (mitologia)|ninfe]] e [[drago|draghi]].
Le conchiglie, i tritoni e le anfore delle due divinità a lato della Dea rappresentano i fiumi siciliani dai quali sgorgano forti zampilli d'acqua.
 
A chiudere la serie delle fontane, prima della ''Grande Cascata'', la ''Fontana di Venere e Adone'': un grandioso gruppo marmoreo che mostra [[Venere (divinità)|Venere]] intenta a dissuadere [[Adone (mitologia)|Adone]] dall'andare a caccia per evitare che possa essere ucciso da un cinghiale. Intorno ai protagonisti, ninfe, cani, fanciulli e amorini.
 
In fondo al parco troneggia la ''Grande Cascata'', da cui una notevole mole d'acqua precipita in un bacino adorno del celebre gruppo di [[Diana]] e [[Atteone]] (opera di [[Paolo Persico]], [[Tommaso Solari (scultore, Genova)|Tommaso Solari]] e [[Angelo Brunelli]]). Da una parte, Diana, circondata da ninfe, sta per immergersi nelle acque; dall'altra, Atteone, che aveva osato guardare Diana nella sua nudità, è già in parte trasformato in cervo e intorno a lui si agitano i cani che lo sbraneranno.
 
=== Giardino all'italiana ===
[[File:Caserta jardín 49.JPG|thumb|Peschiera]]
Nell'area del ''Giardino all'italiana'' si giunge alla Peschiera Vecchia, costruita nel 1769 e voluta da Ferdinando IV per dilettarsi con piccole battaglie navali, mentre la Castelluccia, prima che fosse adibita ad abitazione per scampagnate, era il centro delle finte battaglie terrestri. Nella vasca, si allevavano i pesci che venivano serviti alla mensa reale. Tale vasca, venne realizzata sotto la direzione dall'architetto Collecini, durante l'assenza del maestro, che realizza come responsabile generale dei lavori. Collecini si dedica alla costruzione della Peschiera nel parco e rimoderna l'edificio della Castelluccia, nell'estremità orientale del bosco, trasformandolo in padiglione di giochi per il diciottenne re Ferdinando. Nel 1789 termina la costruzione della grande vasca con un isolotto al centro che per le sue dimensioni (270 x 105 m) è chiamata poi ''Peschiera Grande''.La vasca presenta una pianta rettangolare delimitata da un parapetto interrotto da imbarcaderi che si affacciano sullo specchio d'acqua.
 
Il luogo era destinato alle esercitazioni per le battaglie navali del piccolo Ferdinando IV e prevedeva l'impiego di modellini appositamente costruiti. Al centro della vasca si distingue, sotto la folta vegetazione, un isolotto detto la “pagliara”, che doveva contenere un padiglione con frecce e cannoncini, poi trasformato in luogo per l'intrattenimento degli ospiti. Le battaglie navali si svolgevano nella Peschiera Grande e consistevano in un assalto che il re in persona, a capo di una flottiglia di barche, conduceva contro la "pagliara" che sorgeva sull'isolotto, munita come un fortino di "saettiere" e cannoncini. Per la manutenzione della "flotta" erano stati trasferiti appositamente un congruo numero di marinai, i "Liparoti" originari dell'isola di Lipari per i quali era stato costruito un apposito quartiere nei pressi della "peschiera".
Durante le simulazioni militari, seppur in piccola dimensione, furono utilizzati dei veri e propri cannoncini, fucili e mortai.
 
Si tratta di un lago artificiale costruito nel Parco della Reggia nell'anno 1769 dall'architetto Collecini. Il lago, con un isolotto al centro, è lungo 270 metri, largo 105 e profondo 3,50. Tra il 1769 e il 1773, progettato per il divertimento del Re Ferdinando IV, vi si svolgevano finte battaglie terrestri e marittime con modelli di navi in scala ridotta. Vennero anche insediati in alcune abitazioni, nei pressi della vasca, dei marinai con le loro famiglie; "Liparoti" per poter organizzare i giochi nautici.
 
Poco distante si trova la ''Castelluccia'', una sorta di fortezza in miniatura edificata nel 1769 per il divertimento e, forse, l'istruzione militare dei Principi reali. In origine, la torre ottagonale, il ponte levatoio, e soprattutto, una cinta bastionata, rendevano chiaro il carattere militare (sia pure di gioco) della struttura. Ma, nel [[1819]] la trasformazione dei bastioni in giardini ha modificato il disegno iniziale.
 
=== Giardino all'inglese ===
[[File:Caserta-reggia-15-4-05 186.jpg|thumb|Scorcio del giardino inglese]]
All'interno del parco fu realizzato da [[John Andrea Graefer]] un giardino voluto dalla regina [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]], moglie di Ferdinando IV, secondo i dettami dell'epoca che videro prevalere il [[giardino all'inglese|giardino detto "di paesaggio" o "all'inglese"]], sottolineatura dell'origine britannica di spazi il più possibile fedeli alla natura (o almeno alla sua interpretazione secondo i canoni del [[Romanticismo]]).
 
La regina fu convinta da sir William Hamilton, inviato straordinario di sua maestà britannica presso il [[Regno delle Due Sicilie]] il quale, per individuare l'esperto progettista del giardino, si rivolse a sir Joseph Banks, noto per gli studi botanico-naturalisti e per aver partecipato con il capitano [[James Cook]] alla leggendaria spedizione dell'[[HM Bark Endeavour|Endeavour]]. La scelta cadde su John Andrew Graefer, figura di spicco tra i botanici anglosassoni, allievo di [[Philip Miller]]. Graefer era noto nell'ambiente botanico internazionale anche per aver introdotto in Inghilterra numerose piante esotiche, alcune delle quali dal remoto [[Giappone]].
 
L'opera di John Andrea Graefer cominciò nel [[1786]] e consentì al giardino di formarsi, di anno in anno, con piante e sementi individuate a [[Capri (Italia)|Capri]], [[Maiori]], [[Vietri sul Mare|Vietri]], [[Salerno]], [[Cava de' Tirreni]], [[Agnano]], [[Solfatara di Pozzuoli|Solfatara]], [[Gaeta]]. Nel [[1789]], mentre proseguiva il suo lavoro al Giardino Inglese, Graefer pubblicò in Inghilterra il ''Catalogo descrittivo di oltre millecento Specie e Varietà di Piante Erbacee e Perenni''.
 
Il giardino è caratterizzato dall'apparente disordine "naturale" di piante (molte le essenze rare e, comunque, non autoctone), corsi d'acqua, laghetti, "rovine" secondo la moda nascente derivata dai recenti [[scavi archeologici di Pompei|scavi pompeiani]]. Di spicco, il ''bagno di [[Venere (divinità)|Venere]]'', il ''[[Criptoportico]]'', i ruderi del ''Tempio [[ordine dorico|dorico]]''.
 
Le fontane del parco sono alimentate dall'[[acquedotto Carolino]], che fu inaugurato nel [[1762]] da re Ferdinando IV. Quest'opera che attinge l'acqua a 41&nbsp;km di distanza è, per la maggior parte, costruita in gallerie, che attraversano 6 rilievi, e 3 viadotti (molto noto quello denominato [[Acquedotto Carolino|"I ponti della Valle"]] sito in [[Valle di Maddaloni]], di 60 metri di altezza e 528 metri di lunghezza, ispirato agli [[acquedotto|acquedotti]] di [[Storia di Roma|epoca romana]]).
 
Il suo autore, John Andrea Graefer, lasciò la Reggia di Caserta il 23 dicembre [[1798]] imbarcandosi sulla nave dell'ammiraglio [[Horatio Nelson]] insieme con la famiglia reale in fuga dall'arrivo dei francesi. Il giardino fu curato negli anni successivi dai tre figli di Graefer che presero in fitto il giardino dal [[Direttorio]] francese di Napoli e lo curarono salvandolo dalla rovina.
 
==Cultura di massa==
Il regista cinematografico [[George Lucas]] ha girato diverse scene dei film ''[[Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma|La minaccia fantasma]]'' e ''[[Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni|L'attacco dei cloni]]'', ovvero il primo e il secondo episodio della serie ''[[Guerre stellari]]'', all'interno della Reggia di Caserta (i cui interni sono stati riproposti come la reggia del pianeta Naboo).
Inoltre, nella Reggia sono state ambientate alcune parti dei film ''[[Donne e briganti]]'', ''[[Ferdinando I° re di Napoli]]'', ''[[Il pap'occhio]]'', ''[[Sing Sing (film)|Sing Sing]]'', ''[[Li chiamarono... briganti!]]'', ''[[Ferdinando e Carolina]]'', ''[[Mission: Impossible III]]'' e ''[[Io speriamo che me la cavo (film)|Io speriamo che me la cavo]]''; alcune scene della seconda serie televisiva di ''[[Elisa di Rivombrosa]]'' sono ambientate nella Reggia, anche se in realtà sono state girate all'interno di una località romana.
 
Va segnalata anche la pellicola ''[[I tre aquilotti]]'' del [[1942]], per la regia di [[Mario Mattoli]], che vede un giovanissimo [[Alberto Sordi]] impersonante la parte di un allievo ufficiale dell'[[Accademia della Regia Aeronautica]], all'epoca dislocata presso la Reggia di Caserta.
 
Gli interni del palazzo sono anche presenti nelle fiction [[RAI - Radiotelevisione Italiana|RAI]] ''[[Giovanni Paolo II (miniserie televisiva)|Giovanni Paolo II]]'', dove ricreano gli interni dei [[Palazzi Vaticani]], e ''[[Luisa Sanfelice]]''.
 
Dal 17 al 20 giugno [[2008]] la Reggia è stata utilizzata per alcune riprese della troupe cinematografica del film ''[[Angeli e demoni (film)|Angeli e Demoni]]'', ispirato all'omonimo romanzo di [[Dan Brown]], autore anche del best seller ''[[Il codice da Vinci]]''<ref>In origine la Reggia di Caserta non doveva essere inserita nella lista delle ___location destinate alle riprese del film, ma vi è entrata dopo che la [[Diocesi di Roma]] ha negato al cast il permesso di filmare all'interno delle chiese romane di [[Basilica di Santa Maria del Popolo|Santa Maria del Popolo]] e di [[Chiesa di Santa Maria della Vittoria (Roma)|Santa Maria della Vittoria]].</ref>.
 
== Curiosità ==
Nel [[1861]], con la nascita del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], funzionari sabaudi censirono quanto contenuto nella Reggia. Il [[bidet]] fu così inventariato: "strano oggetto a forma di chitarra"<ref>Erminio De Biase, ''L'Inghilterra contro il Regno delle Due Sicilie: vivi e lascia morire'', 2002, p. 159.</ref>.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
 
* {{Bibliografia|Ferrand|Franck Ferrand, ''Dictionnaire amoureux de Versailles'', Parigi, EDI8, 2013, ISBN 978-22-592-2267-9.}}
* {{cita libro|||curatore=Rosanna Cioffi|Casa di Re - Un secolo di storia alla Reggia di Caserta 1752 - 1860|2004|Skira|città=Milano-Firenze|p=|isbn=88-7624-207-4}}
* {{cita libro|||curatore=Gian Marco Jacobitti e Anna Maria Romano|Il Palazzo Reale di Caserta|2003|Electa|Napoli|p=|isbn=88-510-0185-5}}
* {{cita libro|Felice Defilippis|''Il Palazzo reale di Caserta e i Borboni di Napoli'' - Di Mauro Editore|1968|Cava dei Tirreni}}
* Carlo Knight (con introduzione di Harold Hacton), ''Il Giardino Inglese di Caserta, Un'avventura settecentesca'', Sergio Civita Editore, 1986.
* Norberto Hadrava, ''Ragguagli di vari scavi e scoverte di antichità fatte nell'isola di Capri'', Napoli 1793, Ristampa Napoli 1984
* {{cita libro | cognome=Touring Club Italiano-La Biblioteca di Repubblica | nome= | titolo=L'Italia: La Campania| editore=Touring editore | città= | anno=2004 }}
* Hersey, George. ''Architecture, Poetry, and Number in the Royal Palace at Caserta'', (Cambridge: MIT Press) 1983. Caserta interpreted through the Neapolitan philosopher [[Giambattista Vico]]
 
== Voci correlate ==
* [[Residenze reali borboniche in Campania]]
* [[San Leucio (Caserta)]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{CulturaItalia}}
 
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{{Residenze reali borboniche in Campania}}
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