Karl Marx: differenze tra le versioni

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=== I manoscritti economico - filosofici: l'alienazione ===
Intanto, nella primavera del 1844, elabora le linee di una critica dell'[[economia politica]], considerata incapace di spiegare la [[proprietà privata]], la cui origine Marx individua nel lavoro estraniato dell'operaio; l'emancipazione della società dalla proprietà privata potrà, a suo avviso, esprimersi politicamente soltanto con l'emancipazione dell'operaio: sono i ''Manoscritti economico - filosofici del 1844'', editi solo nel [[1932]]. In una suggestiva analisi che unisce la concretezza dell'indagine economica, utilizzando lo strumento della dialettica, alla critica della falsificazione della stessa dialettica in chiave "spiritualistica" operata da Hegel e dai suoi seguaci, Marx dà la prima definizione teoretica del [[comunismo]], come «la vera risoluzione dell'antagonismo fra esistenza ed essenza, tra oggettivazione e autoaffermazione, tra libertà e necessità, tra l'individuo e la specie». La società comunista è «l'unità essenziale...dell'uomo con la natura, la vera resurrezione della natura, il naturalismo compiuto dell'uomo e l'umanesimo compiuto della natura».
 
[[Immagine:Hegel.jpg|thumb|left|200px|Georg Wilhelm Friedrich Hegel]]
{{quote|...Nella società presente «l'operaio diviene tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che egli produce [...] diventa una merce tanto più vile quanto più grande la quantità di merce prodotta [...] l'operaio viene a trovarsi rispetto all'oggetto del suo lavoro come a un oggetto ''estraneo'' [...] l'alienazione dell'operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all'''esterno'', ma che esso esiste ''fuori'' di lui, indipendente da lui, a lui ''estraneo'', e diviene di fronte a lui una potenza per sé stante; significa che la vita che egli ha dato all'oggetto gli si contrappone ostile ed estranea.}}»
Nella società presente
{{quote|...l'operaio diviene tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che egli produce [...] diventa una merce tanto più vile quanto più grande la quantità di merce prodotta [...] l'operaio viene a trovarsi rispetto all'oggetto del suo lavoro come a un oggetto ''estraneo'' [...] l'alienazione dell'operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all'''esterno'', ma che esso esiste ''fuori'' di lui, indipendente da lui, a lui ''estraneo'', e diviene di fronte a lui una potenza per sé stante; significa che la vita che egli ha dato all'oggetto gli si contrappone ostile ed estranea.}}
 
E il lavoro [[alienazione|alienato]] non è il soddisfacimento di un bisogno, ma un mezzo per soddisfare dei bisogni estranei al lavoro stesso; il lavoro non appartiene al lavoratore ma appartiene a un altro e dunque egli, lavorando, non appartiene a sé ma a un altro. Di conseguenza, il lavoratore è libero e si sente un uomo solo nelle sue funzione animali - mangiare, bere, procreare - mentre si sente un animale nel lavoro, cioè in quella che dovrebbe essere un'attività tipicamente umana. Nella società che ha a sua base la proprietà privata, «il [[denaro]] è il potere alienato dell'umanità».