Figlio dell'uomo: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Nuovo Testamento: Link gomorra Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
m Bot: codifica, sostituzione o rimozione di caratteri unicode per spazi tipografici particolari |
||
Riga 15:
* in Dn {{passo biblico|Dan|7,13}} indica un uomo comune che è portato sulle nubi del cielo davanti all'Antico dei giorni.
L'ultima delle pericopi menzionate (cioè Dn {{passo biblico|Dan|7,13}}) recita:
{{Citazione|Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.}}
Essa è stata intesa fin dall'inizio, dalla tradizione e dalla [[Chiesa cristiana delle origini|Chiesa primitiva]], come il ''[[trait-d'union]]'' tra l'[[Antico Testamento|Antico]] ed il [[Nuovo Testamento]], come l'adempiersi preciso e puntuale della profezia.
Questa opinione resta a tutt'oggi condivisa dalla maggior parte del mondo cristiano e dagli studiosi anche se non sono mancanti pareri discordanti sia in materia di critica testuale, sia in materia esegetica, sia in ambito teologico attinente alla legittimità dell'associazione di essa con la figura di [[Gesù]] Cristo.
Riga 59:
== L'interpretazione ebraico-messianica ==
Nella letteratura apocalittica offerta dal profeta Daniele, l'espressione ebraica בר אנש Bar-'enash, traducibile come ''Colui che possiede le qualità di Adamo ''prima'' della cacciata dal [[Giardino dell'Eden]]'', era senza peccato, incorruttibile (senza divenire) e immortale (Lettera gli Ebrei 4,15).
Solamente quando il Gesù Cristo Dio, [[Messia]] e Re, offerse la sua vita in croce quale sacrificio espiatorio per il (solo) [[peccato originale]] del genere umano, si spoglia volutamente di questi attributi, per farsi il Servitore sofferente di Jahvè, in adempimento delle profezie (Fil 2,5-9), condividendo in tutto la condizione umana fuorché nel peccato.
Riga 70:
Oltre ai numerosi passi in cui Gesù chiama sé stesso come il "Figlio dell'Uomo", parlando in prima persona, i Vangeli hanno diversi passi in cui l'Evangelista, parlando interza persona, sceglie di chiamare Gesù in questo modo: Gv 9,35-38, e nei tre sinottici, Mt 26, 63-64; Mc 14, 61-62; Lc 22, 66-69, dove proclama nel corso del [[Processo di Gesù|processo davanti al Sinedrio]]. Nella narrazione evangelica, Gesù era il Messia di Dio e il Figlio dell'Uomo presente nelle profezie, e fu condannato per non aver mai negato questa verità. A riguardo disse:
{{quote|Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
Per l'interpretazione detta, alla giustizia (distributiva e compensativa), Gesù aggiunse il gratuito dono della propria vita, offerta per amore del genere umano, per rendere di nuovo possibile la vita eterna in Paradiso.
|