Roderico: differenze tra le versioni

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Attraverso Giuliano Agila ottenne l'appoggio di Musa che delegò un suo ''[[mawla]]'' ([[liberto]]), il [[Wali (governatore)|wali]] [[Berberi|berbero]] di [[Tangeri]], [[Tariq ibn Ziyad]], di organizzare un piccolo esercito al suo comando e preparare l'[[conquista islamica della penisola iberica|invasione del regno dei Visigoti]].
 
L'esercito arabo-berbero attraversò lo stretto nella primavera del [[711]], ed il 30 aprile [[711]], mentre Rodrigo si trovava impegnato a domare una rivolta dei [[Baschi (popolo)|Baschi]], sobillati da Agila II, a [[Pamplona]], nel nord della [[Spagna]], le forze di Tāriq (circa 12000 uomini, di cui 7000 berberi) sbarcarono e occuparono la rocca di [[Gibilterra]] (il nome ''Gibilterra'' deriva dall'espressione [[lingua araba|araba]] ''Jabal al-Ṭāriq'', che significa ''montagna di Ṭāriq'') e la città di [[AlgesirasAlgeciras]].
 
Tariq si diresse verso Cordova, ma fu bloccato dalle truppe visigote comandate da Bencio, cugino del re, che pur sconfitto, continuò la resistenza, permettendo a Roderigo, informato dello sbarco con ben 10 giorni di ritardo, che, con un mese di marcia forzata riuscì a portare le sue truppe a sud, nella valle del rio Salado, dove sulle rive del lago Janda, vicino alla città di [[Medina-Sidonia]], avvenne la battaglia decisiva.
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[[File:Cronica rey rodrigo.jpg|thumb|left|Copertina de ''La crónica del rey Rodrigo'', che riporta le cronache dell'ultimo re goto prima dell'invasione dei mori e la conseguente caduta della penisola iberica]]
Quando i figli di Witiza vennero usurpati chiesero aiuto a Giuliano, che tentò una spedizione nella penisola iberica, senza esito. Ne fu tentata una seconda con l'appoggio di truppe More, guidate da Tariq, che non portò alcuna conquista, ma solo un saccheggio della zona tra [[Tarifa]] ed [[AlgesirasAlgeciras]].
 
Solo l'anno dopo ([[711]]) fu approntato un grosso esercito che, sotto il comando di Tariq, accompagnato da [[Conte Giuliano|Giuliano]], diede inizio alla conquista. Giuliano seguì Musa nel suo viaggio verso la capitale del califfato, [[Damasco]] e poi (probabilmente dopo l'assassinio di Musa) tornò nella penisola iberica dove, secondo lo storico arabo Ibn Iyad, si stabilì a Cordova e suo figlio, Balacayas, diventò apostata e dove continuarono a vivere i suoi discendenti.