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«''Lo sviluppo compiuto dell'individualità soggettiva, che recalcitrava al suo risolversi nell'universalità e obiettività, deve combattere ancora un aggrapparsi a se stesso e indugiare in una vuota soggettività''.» Un atteggiamento [[ipocondria]]co, come lo chiama lo stesso Hegel «''che arriva per lo più intorno al ventisettesimo anno di età - o tra questa età e il trentaseiesimo anno''...» e che appare poco appariscente ma al quale «''un individuo non può sottrarvisi facilmente; e se questo momento sopravviene più tardi, appare con sintomi più gravi; ma poiché esso è insieme essenzialmente di natura spirituale...quella disposizione d'animo può distribuirsi e trascinarsi lungo l'intera superficialità di una vita che non si è concentrata in quell'istante.''» <ref>G.F.W. Hegel, ''Filosofia dello spirito soggettivo'', framm.</ref> «''Nelle nature deboli...in questo stato morboso l'uomo non vuole rinunciare alla propria soggettività, non riesce a superare l'avversione nei confronti della realtà effettiva.''» <ref>G.F.W. Hegel, ''Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio'', Vol.III, tr. it. UTET, Torino 2000 p.147</ref>
È questo il momento in cui il mondo privato soggettivo individuale e il mondo reale oggettivo della universalità appaiono nel loro contrasto, che dovrà essere risolto in una superiore unità. Questo tempo segnerà la speculazione hegeliana nel passaggio da [[Francoforte]] a [[Jena]], quando il filosofo uscirà dal suo io per immergersi nella certezza della vita quotidiana e la semplice descrizione dell'esperienza e della vita diventerà la riflessione sulla vita.
==La critica hegeliana alla morale kantiana==
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