Monte Chimera: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 5:
Fra gli autori antichi arrivati sino a noi, il più antico a ipotizzare l'origine di questo mito escogitando una teoria [[Evemerismo|evemeristica]] è [[Ctesia di Cnido]], che viene citato da [[Plinio il Vecchio]]: nel secondo libro della [[Naturalis Historia]], Plinio identifica la Chimera con le bocche effusive emettenti in permanenza gas situate sul Monte Chimera, nei pressi dell'antica città licia di Phaselis, luogo che egli descrisse come "a fuoco", aggiungendo che "... in verità bruciano sia di giorno che di notte con una fiamma che non muore ". Plinio fu citato da [[Fozio di Costantinopoli|Fozio]] e Agricola.
[[Strabone]] e Plinio sono le uniche fonti antiche sopravvissute da cui ci si aspetterebbe la discussione di un toponimo licio, ma il toponimo stesso è attestato anche da [[Isidoro di Siviglia]] e [[Servio Mario Onorato]], il commentatore dell'Eneide.
Strabone sostenne che Chimera fosse il nome di una gola su una montagna in Licia, che lui pone senza esitazione nelle vicinanze del Monte Cragus, la parte meridionale dell'attuale [[Babadağ]], a circa 75 km a ovest in linea d'aria dal luogo sopra citato. Isidoro cita scrittori di storia naturale (vedi sotto) sostenendo che sul monte Chimera c'erano fiamme in un luogo, leoni e capre in un altro, e molti serpenti in un terzo. Servio si spinge fino a porre i leoni sulla cima della montagna, i pascoli pieni di capre nel mezzo e i serpenti intorno alla base, imitando così la descrizione [[Omero|Omerica]] del mostro nel libro sesto dell'[[Iliade]].
Il sito fu identificato da Sir [[Francis Beaufort]] nel 1811 come il sito moderno turco Yanar o Yanartaş, e venne poi descritto da Thomas Abel Brimage Spratt nella sua opera ''Viaggi in Licia, Milyas e Cibyratis'', viaggi che effettuò in compagnia del Rev. E. T. Daniell.