Servio Sulpicio Rufo: differenze tra le versioni

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=== Lettere ===
Due ottimi esempi dello stile di Servio Sulpicio Rufo si conservano negli scritti di Cicerone<ref name="Marco. T. Cicerone 2007, p. 394">Marco. T. Cicerone, Epistole ai Familiari, BUR, Milano, 2007, p. 394</ref>. Il più famoso di questi è una lettera<ref>Marco. T. Cicerone, Epistole ai Familiari, BUR, Milano, 2007, p. 367</ref> di condoglianze scritta da Rufo dopo la morte di Tullia metà marzo del 45 a.C., la figlia di Cicerone. Si tratta di un cordoglio che i posteri hanno ammirato, pieno di malinconia e di sottile riflessione sulla caducità di tutte le cose. È un testo molto suggestivo tanto da credere che abbia ispirato [[Sant'Ambrogio]] in una lettera a San Faustino, riprendendo la descrizione della tragica situazione vissuta dalle istituzioni a Roma. Anche Lord Byron citò questa lettera nel suo libro ‘Childe Harold's Pilgrimage'.<ref>Henry Joseph Haskell: This was Cicero: modern politics in a Roman toga, Secker & Warburg Editores, Londres 1943, p.250-251.</ref>.
Altro testo preziosissimo è un'epistola<ref name="Marco. T. Cicerone 2007, p. 394"/> risalente al 31 maggio del 45 a.C. nella quale si narra dell'assassinio del suo collega quando era console con Marcello.
Queste due lettere ci offrono una panoramica, seppur limitata, della sua tecnica scrittoria che risente della significativa formazione giovanile e dello stile giuridico ricco di arcaismi.