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#I miti rappresentano, [[evoluzione|evolutivamente]], l'origine psicologica della moralità.
#I miti rappresentano la base filosofica per la moralità.
#Una moralità basata sugli archetipi mitici fondapermette di attuare dei giudizi politici sugli [[stati totalitari]].
 
Peterson segue infatti la [[Archetipo|concezione archetipica]] di [[Carl Jung]] supponendo che i miti abbiano dei substrati archetipici universali praticamente in tutte le culture. Per dimostrarlo Peterson fa esempi a partire dalla tradizione mitica mesopotamica, quella giudaico-cristiana, con numerosi riferimenti anche al [[buddismo]] e alle altre religioni orientali.
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«I miti – arguisce Peterson – sono centrati e correttamente interessati alla natura del successo [evolutivo] dell'esistenza umana. Un'attenta analisi comparativa di questo grande corpo della filosofia religiosa potrebbe consentirci di determinare provvisoriamente la natura essenziale della motivazione e della moralità umane». Secondo Petrson infatti: «una precisa specificazione degli aspetti comuni mitologici sottostanti potrebbe permettere di comprendere il primo stadio di sviluppo nell'evoluzione cosciente di un sistema veramente universale di moralità».12
 
Di conseguenza la mitologia religiosa diventa, secondo Peterson, il primo step per approcciare una forma di pensiero e di azione morale: «Il mito ritrae ciò che è noto e svolge una funzione che, se limitata a ciò, potrebbe essere considerata di importanza capitale. Ma il mito presenta anche informazioni molto più profonde - quasi indicibilmente così, una volta che verranno (direi) correttamente comprese. Tutti produciamo modelli di ciò che è e di ciò che dovrebbe essere, e di come trasformare l'uno nell'altro. Modifichiamo il nostro comportamento quando le conseguenze di tale comportamento non sono quelle che vorremmo. Ma a volte la mera alterazione del comportamento è insufficiente: dobbiamo cambiare non solo ciò che facciamo, ma ciò che pensiamo sia importante. Ciò significa una riconsiderazione della natura del significato motivazionale del presente e la riconsiderazione della natura ideale del futuro».14
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Dunque i miti permettono di individuare, evolutivamente parlando, in forma archetipica, i [[pattern]] di comportamento che, se seguiti, possono consentire all'essere umano di "vivere" in modo compatibile con successo evolutivo della propria specie. Secondo Peterson infatti: «la verità mitica è l'informazione, derivata dall'esperienza passata, derivata dall'osservazione passata del comportamento, ed è rilevante dal punto di vista della motivazione fondamentale e dell'effetto».390
He normatively assumes that religious mythology is the right way to approach moral thinking and acting:
 
Peterson inoltre motiva la propria indagine sulle «mappe del significato» anche come un tentativo per comprendere che deviare da queste evolute architetture religiose del significato, possa portare a conseguenze pericolose per gli uomini e potenzialmente nefaste e sanguinarie. Confondere il background mitico, o addirittura negarne la valenza etica (in termini evolutivi) può portare infatti secondo Peterson a conseguenze tragiche, e può spiegare anche le orribili atrocità dei regimi totalitari nel [[XX secolo]]. Con la sua riflessione, Peterson cerca di individuare sia le [[Motivazione (psicologia)|motivazioni]] psicologiche che hanno indotto [[Hitler]], [[Stalin]], [[Mao]] e altri tiranni ad uccidere decine di milioni di persone, sia un possibile metodo per prevenire eventuali future atrocità. A queste domande pressanti Peterson ritiene di poter rispondere usando la prospettiva basata sulla concretizzazione mitica della moralità.
 
P. 316: Secondo Peterson infatti è il "diavolo" lo spirito archetipico «alla base dello sviluppo del totalitarismo», «lo spirito che è caratterizzato da una rigida credenza ideologica (con il "predominio della mente razionale"), dal fare affidamento sulla menzogna come modello di adattamento (con il rifiuto di ammettere l'esistenza dell'errore o di apprezzare la necessità della devianza) e dall'inevitabile sviluppo dell'odio verso sé e verso il mondo».
P. 14: “Myth portrays what is known, and performs a function that if limited to that, might be regarded as paramount in importance. But myth also presents information that is far more profound—almost unutterably so, once (I would argue) properly understood. We all produce models of what is and what should be, and how to transform one into the other. We change our behavior when the consequences of that behavior are not what we would like. But sometimes mere alteration in behavior is insufficient. We must change not only what we do, but what we think is important. This means a reconsideration of the nature of the motivational significance of the present, and reconsideration of the ideal nature of the future.”
 
P. 321: Secondo Peterson infatti «la presunzione della conoscenza assoluta», che è il "peccato cardinale" dello spirito razionale è, di conseguenza, ''prima facie'' «equivalente al rifiuto dell'eroe» – al rifiuto cioè dell'archetipo di [[Cristo]], della Parola di Dio, dell'intuizione del "processo divino" come mediatore tra ordine e caos. L'arroganza della posizione totalitaria viene quindi inestirabilmente opposta «all'umiltà dell'esplorazione creativa».
P. 390: “Mythic truth is information, derived from past experience—derived from past observation of behavior—relevant from the perspective of fundamental motivation and effect.”
 
P. 353: «I [[genocidio ruandese|massacri ruandesi]], i campi di sterminio in [[Cambogia]], le decine di milioni di morti (secondo la stima di Solzhenitsyn) come conseguenza della repressione interna nell'[[Unione Sovietica]], le legioni non dette massacrate durante la Rivoluzione culturale cinese [il Grande Balzo in avanti (!), un altro scherzo nero, accompagnato a volte, in particolare, divorando la vittima], l'umiliazione pianificata e lo stupro di centinaia di donne musulmane in Jugoslavia, l'olocausto dei nazisti, la carneficina perpetrata dai giapponesi nella Cina continentale - tali eventi non sono attribuibili alla parentela umana con l'animale, l'animale innocente, né dal desiderio di proteggere il territorio, interpersonale e intrapsichico, ma da una malattia spirituale profondamente radicata. "
 
Peterson ritiene che la soluzione agli orrori totalitari e alla "malattia spirituale" radicata nel totalitarismo sia – in puro rispetto del significato evolutivo della tradizione mitica umana – l'individuo eroico che media tra ordine e caos:
 
P. 313: "L'eroe rifiuta l'identificazione con il gruppo come ideale di vita, preferendo seguire i dettami della sua coscienza e del suo cuore. La sua identificazione con il [[significato (psicologia)|significato]] - e il suo rifiuto di sacrificare il significato per la sicurezza - rende accettabile l'esistenza, nonostante la dimensione tragica della vita».
In his books and lectures, Peterson motivates his investigations of maps of meaning as an attempt to understand the horrible atrocities of totalitarian regimes in the twentieth century. Why did Hitler, Stalin, Mao, and other tyrants kill tens of millions of people? How can future atrocities be prevented? These are pressing questions that Peterson thinks can be answered using his myth-based perspective on morality, but better answers are available.
 
P. 483: "Una società fondata sulla credenza nella divinità suprema dell'individuo permette all'interesse personale di prosperare e di servire come il potere che si oppone alla tirannia della cultura e al terrore della natura."
Here are some quotes that display Peterson’s contention about the relevance of mythology and religion to politics:
 
Peterson evidenza, in definitiva, due conseguenze centrali. La prima è che il totalitarismo è – in fondo – un «problema spirituale» intendendo, in altre parole, il risultato dell'aver trascurato la tradizione morale evolutivamente radicata nella mitologia umana. Il secondo è che il modo migliore per risolvere questo problema è a sua volta in qualche modo "spirituale", ovvero basato sulla «divinità dell'individuo» – che è poi anche il cardine del [[liberalismo classico]] occidentale, che per Peterson è una positiva secolarizzazione [[laicismo|laica]] (o [[ateismo|atea]]) chi si fonda, più o meno inconsciamente, sul significato etico evoluto degli antichi sistemi di credenze umani. Peterson asserisce infatti che: «la morale e il comportamento occidentali, ad esempio, sono predicati sull'assunto che ogni individuo è sacro»,(p. 264) e che «tutte le etiche occidentali, incluse quelle formalizzate esplicitamente nei sistemi di legge occidentali, sono predicate su una visione del mondo mitologica, che attribuisce specificamente lo status divino all'individuo».(480)
P. 316: “The devil is the spirit who underlies the development of totalitarianism; the spirit who is characterized by rigid ideological belief (by the “predominance of the rational mind”), by reliance on the lie as a model of adaptation (by refusal to admit to the existence of error, or to appreciate the necessity of deviance), and by the inevitable development of hatred for the self and world.”
 
Per Peterson dunque, la soluzione al totalitarismo risiede in una combinazione tra un [[individualismo]] pragmatico e la consapevolezza del valore etico-morale, in termini evolutivi, della tradizione delle religioni e degli antichi sistemi di credenza.
P. 321: “The presumption of absolute knowledge, which is the cardinal sin of the rational spirit, is, therefore, prima facie equivalent to the rejection of the hero—to the rejection of Christ, of the Word of God, of the (divine) process that mediates between order and chaos. The arrogance of the totalitarian stance is ineradicably opposed to the “humility” of creative exploration.”
 
Peterson adotta quindi una [[pragmatismo|visione pragmatica]] secondo cui, almeno parzialmente, la verità è ciò che funziona, in modo tale che se il mito funziona nel fornire alle persone un senso del significato, allora in un certo senso si può dire che è vero. Per Peterson infatti: «Le interpretazioni mitologiche della storia, come quelle della Bibbia, sono altrettanto "vere" rispetto alle consuete interpretazioni empiriche occidentali, letteralmente vere, anche se modo in cui sono vere è diverso. Gli storici occidentali descrivono (o ritengono di descrivere) "cosa" è accaduto. Le tradizioni della mitologia e della religione descrivono al contrario il significato di ciò che è accaduto».Pp. 472-3 Secondo Peterson dunque, interpretare in senso psicologico i testi antichi, permette di individuare l'evoluzione del significato nella ambito dell'[[evoluzione umana|antropogenesi]] e, in quest'ottica, porta necessariamente a considerare l'etica universale degli archetipi antichi come un [[adattamento evolutivo]] frutto della [[selezione naturale]].
P. 353: “The Rwandan massacres, the killing fields in Cambodia, the tens of millions dead (by Solzhenitsyn’s estimate) as a consequence of internal repression in the Soviet Union, the untold legions butchered during China’s Cultural Revolution [the Great Leap Forward (!), another black joke, accompanied upon occasion, in the particular, by devouring of the victim], the planned humiliation and rape of hundreds of Muslim women in Yugoslavia, the holocaust of the Nazis, the carnage perpetrated by the Japanese in mainland China— such events are not attributable to human kinship with the animal, the innocent animal, or even by the desire to protect territory, interpersonal and intrapsychic, but by a deep-rooted spiritual sickness.”
 
Peterson thinks that the solution to totalitarian horrors and spiritual sickness is the heroic individual:
 
P. 313: “The hero rejects identification with the group as the ideal of life, preferring to follow the dictates of his conscience and his heart. His identification with meaning—and his refusal to sacrifice meaning for security—renders existence acceptable, despite its tragedy.”
 
P. 483: “A society predicated upon belief in the paramount divinity of the individual allows personal interest to flourish and to serve as the power that opposes the tyranny of culture and the terror of nature.”