Utente:Distico/Sandbox/7: differenze tra le versioni

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Secondo Peterson è il "diavolo" lo spirito archetipico «alla base dello sviluppo del totalitarismo»,<ref name="p316" /> ovvero «uno spirito che è caratterizzato da una rigida credenza ideologica (espressa con il "predominio della mente razionale"), dall'affidamento sulla menzogna come modello di adattamento (espressa con il rifiuto di ammettere l'esistenza dell'errore e di apprezzare la necessità della devianza) e dall'inevitabile sviluppo dell'odio verso sé e verso il mondo».<ref name="p316">''Ibid.'', p. 316</ref> Secondo Peterson infatti «la presunzione della conoscenza assoluta», che è il "peccato cardinale" dello spirito razionale è, di conseguenza, ''prima facie'' «equivalente al rifiuto dell'eroe»<ref name="p321" /> – al rifiuto cioè dell'archetipo di [[Cristo]], della Parola di Dio, dell'intuizione del "processo divino" come mediatore tra ordine e caos. L'arroganza della posizione totalitaria viene quindi inestirabilmente opposta «all'umiltà dell'esplorazione creativa».<ref name="p321">''Ibid.'', p. 321</ref>
 
Arguisce Peterson: «I [[genocidio ruandese|massacri ruandesi]], i campi di sterminio in [[Cambogia]], le decine di milioni di morti (secondo la stima di Solzhenitsyn) come conseguenza della repressione interna nell'[[Unione Sovietica]], le legioni di uomini massacrati durante la Rivoluzione culturale cinese [(il [[grande balzo in avanti]] (!), un altro scherzo nero, accompagnato a volte, in particolare, dal divoramento della vittima]), l'umiliazione pianificata e lo stupro di centinaia di donne musulmane in Iugoslavia, l'[[olocausto]] attuato dai nazisti, la carneficina perpetrata dai giapponesi nella Cina continentale – tali eventi non sono attribuibili alla parentela umana con l'animale, con l'animale innocente, né al desiderio di proteggere il territorio, interpersonale e intrapsichico, ma ad una malattia spirituale profondamente radicata».<ref name="p353">''Ibid.'', p. 353</ref>
 
Peterson evidenzia dunque che il totalitarismo è – in fondo – una «malattia spirituale», intendendolo, in altre parole, come un risultato dell'aver trascurato o peggio negato la tradizione morale evolutivamente radicata nella mitologia umana. Per questo motivo ritiene che la soluzione agli orrori totalitari e alla "malattia spirituale" del totalitarismo sia – in puro rispetto del significato evolutivo della tradizione mitica umana – l'esaltazione dell'individuo eroico che media tra ordine e caos, affermando che: «una società fondata sulla credenza nella divinità suprema dell'individuo permette all'interesse personale di prosperare e di servire come potere che si oppone alla tirannia della cultura e al terrore della natura».<ref name="p483">''Ibid.'', p. 483</ref> Inoltre, secondo Peterson: «l'eroe rifiuta l'identificazione con il gruppo come ideale di vita, preferendo seguire i dettami della sua coscienza e del suo cuore. La sua identificazione con il [[significato (psicologia)|significato]] - e il suo rifiuto di sacrificare il significato per la sicurezza - rende accettabile l'esistenza, nonostante la dimensione tragica della vita».<ref name="p313">''Ibid.'', p. 313</ref>