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=== La genesi del barocco a Genova ===
[[File:Marchesa Brigida Spinola-Doria.jpg|miniatura|Peter Paul Rubens, ''Ritratto della Marchesa Brigida Spinola Doria'']]
La diffusione di questo stile che investì tutte le arti, pur avendo i suoi esiti più alti e originali in campo pittorico e scultoreo, coincide con un periodo di estrema prosperità della [[Repubblica di Genova]]. La Repubblica si trovava in questi anni guidata da un regime [[Oligarchia|oligarchico]], caratterizzato da livelli elevatissimi di ricchezza concentrati nelle mani di un numero ristrettissimo di famiglie, le quali gareggiarono nel'ostentazione del loro straordinario potere economico anche attraverso la commissione di singole opere d'arte (quali ritratti pittorici o scultorei, pale d'altare) ma soprattutto nella costruzione e nella decorazione di edifici, quali i propri palazzi cittadini, ville suburbane, chiese gentilizie, conventi edifici religiosi sui quali esercitavano il proprio patronato, come anche nella creazione di eccezionali collezioni d'arte che raggiungevano le centinaia di pezzi dei più quatati artisti, prevalentemente italiani, olandesi e spagnoli. Nel ristretto numero di queste dinastie, annoverate nelle liste dei [[Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli di Genova|Rolli]], si annoverano [[Doria]], [[Adorno (famiglia)|Adorno]], Balbi, [[Spinola]], [[Grimaldi (famiglia)|Grimaldi]], [[Lomellini (famiglia)|Lomellini]], [[Durazzo (famiglia)|Durazzo]], [[Pallavicino|Pallavicini]], [[Sauli]], [[Negrone]], Brignole-Sale, [[Giustiniani (famiglia genovese)|Giustiniani]], [[Imperiale (famiglia)|Imperiale]], [[Lercari (famiglia)|Lercari]], [[Cattaneo (famiglia)|Cattaneo]], [[Centurione (famiglia)|Centurione]] e pochi altri.
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A partire dal quarto decennio del Seicento, e per tutta la seconda metà del secolo e l'inizio del successivo, appaiono sulle volte delle più fastose dimore patrizie e delle più ricche chiese genovesi le più spettacolari ed illusionistiche decorazioni, ad opera dei maggiori maestri della decorazione ad affresco, Valerio Castello, Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Giovanni Andrea Carlone, che gareggeranno con le più ardite composizioni che [[Giovanni Lanfranco]], [[Pietro da Cortona]] e [[Luca Giordano]] realizzavano a Roma e a Napoli negli stessi anni.
[[Valerio Castello]] (Genova, 1624 – Genova, 1659), nonostante la morte prematura e improvvisa che lo stroncò a trentacinque anni, fu il primo a superare, nella decorazione ad affresco, il rigido schema tardomanierista che prevedeva che il pittore raffigurasse i propri episodi ad affresco entro cornici dipinte o in stucco, dipingendo figure che invadono illusionisticamente lo spazio reale, agitate da un dinamismo che pervade interamente le sue composizioni. Figlio di uno dei principali interpreti del manierismo genovese, [[Bernardo Castello]], dopo il suo apprendistato a Genova completò la sua formazione in Emilia, dove apprese la grazia e l'eleganza delle figure di [[Parmigianino]]. Nelle sue opere su tela, utilizza colori luminosi e vivaci accordi cromatici ispirati a Rubens, e uno stile personale nella resa dei soggetti che spesso vengono lasciati allo stato di abbozzo, come nella celebre ''Madonna delle ciliegie''. Saranno gli affreschi realizzati per i Balbi, il ''Salotto della Fama'' realizzato nel palazzo di Giovanni Battista Balbi (attuale palazzo reale), e le numerose sale di [[Palazzo Balbi-Senarega|Palazzo Balbi Senarega]], quali il salone d'onore con l'''Allegoria del Carro del Tempo'', e la ''Galleria del Ratto di Persefone'', a costituire l'apice del suo successo. Entro vertiginose ed illusionistiche architetture, realizzate dal bolognese [[Andrea Seghizzi]].
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