'Ndrezzata: differenze tra le versioni

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{{s|argomento=antropologia|data=luglio 2007|firma=[[Utente:Fidio|<font color="red">'''ƒ'''</font><font color="blue">'''idiø'''</font>]] <sup>([[Discussioni_utente:Fidio|<font color="black">'''ué ué'''</font>]])</sup> 16:06, 3 lug 2007 (CEST)}}
La ''''ndrezzata''' è un [[canto]] [[rito|rituale]], recitato nel corso di una [[danza]] con spade e bastoni (detti ''mazzarielli'') il giorno di [[pasquetta]] e in occasione della festa [[patrono|patronale]] di [[san Giovanni]] sull'[[Ischia (isola)|isola d'Ischia]].
 
==Le origini==
Numerosi elementi presenti nel [[testo]] portano a configurare la '''ndrezzata'' come un [[poema epico|poemetto epico]] [[popolo|popolare]] nato nel [[Medioevo]], in [[epoca]] non anteriore al [[anni 1500|1500]]<ref>Cfr. l'analisi fornita dallo [[storico]] Pietro Monti (pagg.800, 80I e 802 del volume ''Ischia, archeologia e storia'')</ref> che racchiude al suo interno un [[peana]], un’[[elegia]] di tipo guerresco (lo sferrare colpi con spade e "mazzarielli") ed [[amore|amoroso]] (la vicenda dei tre fratelli valenti [[marinaio|marinari]]).
Ma le origini del canto appaiono ben più remote, strettamente connesse al retaggio [[mito|mitico]] della [[cultura]] [[Grecia|greca]] che si era andata diffondendo a [[isola d'Ischia|Ischia]] grazie ai primi [[colonia|coloni]] dell'[[Eubea]] che avevano fondato [[Pithecusa]].
 
===Il mito===
Racconta [[Euripide]] che [[Zeus]] trovò un giorno [[Cerere]] furibonda e disperata perché [[Plutone]], [[dio]] dell'[[Averno]], le aveva rapito la figlia [[Proserpina]]. Mosso da pietà verso la povera madre, il capo degli dei le inviò le [[Musa|Muse]] e [[Afrodite]] per placarne l'animo, allietandola con [[musica]] e danze.
{{quote|Fu allora che Cipride la bella delle belle tra gli esseri beati fece la prima volta col suo fiato risuonare la voce sotterranea del bronzo e le tese membrane dei timpani percosse con le dita...|Euripide}}.
La cultura della danza si diffuse ben presto in tutta l'isola, trovando terreno fecondo presso la sorgente di Nitrodi a Buonopane, vicino [[Barano d'Ischia|Barano]], zona [[agricoltura|agricola]] sul versante [[sud]]-[[oriente|orientale]] di Ischia e divenendo un elemento talmente caratterizzante del folklore locale da far scrivere al [[Calabria|calabrese]] [[Giulio Iasolino]] nel '500:
{{quote|In questo Casale che dopo Forio è il maggiore degli altri, le persone grandemente del ballare si dilettano: il che ancora è
comune a gli altri luoghi.|Giulio Iasolino, ''Rimedi naturali d’Ischia''}}
Tradizione vuole che la danza fosse praticata dalle [[ninfa|Ninfe]] al ritmo di spade di legno battute dai [[fauno|Fauni]] su rudimentali manganelli che accompagnavano la melodia prodotta dalla [[cetra]] d'[[oro]] di [[Apollo]].
Apollo, pizzicando la cetra, si innamorò della ninfa [[Coronide]] e dall'unione dei due nacque [[Esculapio]].
Appagato dall'amore con la ninfa, il dio concesse alla sorgente Nitrodi, lì dove si svolgevano le danze, la proprietà di offrire bellezza e guarigione.
 
Ma ben presto [[Coronide]] s'innamorò del fauno Ischis e Apollo, accecato dalla gelosia, la gettò in mare.
Esculapio decise allora di vendicarsi sciogliendo nella fonte un intruglio di erbe esotiche che rendeva litigioso e geloso chiunque si abbeverasse alla sorgente.
 
Prima di far ritorno nel loro mondo, le Ninfe per perpetuare la loro danza vollero infondere in dono agli abitanti del luogo il ritmo della '''ndrezzata''.
Gli abitanti di [[Barano d'Ischia|Barano]] e Buonopane, abbeveratisi alla sorgente contaminata da Esculapio, vissero in continuo litigio fino a quando, nel [[1540]], una fanciulla perse una cintura donatale dal fidanzato di Barano.
La cintura fu rinvenuta da un giovane di Buonopane e, all'ennesima guerra che ebbe il culmine sul ponte di Buonopane, le due fazioni decisero di siglare la pace. Il [[pasquetta|lunedì dell'angelo]] le due parti riunitesi bruciarono la cintura motivo di discordia davanti alla [[chiesa]] di [[San Giovanni]] e i buonopanesi festeggiarono ballando una '''ndrezzata''.
 
Da allora, per celebrare la fine delle ostilità, la danza viene ballata ogni anno il giorno di pasquetta e durante i festeggiamenti di [[San Giovanni]], il [[24 giugno]].
 
<!-- ==Il rito==
Il rito della '''ndrezzata'' si articola in tre tempi: ''sfilata'', ''predica'' e ''danza''. Ciascuno dei 18 danzatori tramanda ai propri discendenti i segreti della danza e il privilegio di parteciparvi.
 
Durante la '''sfilata''' metà dei danzatori entra in scena con un giubbetto di colore rosso, che rappresenta gli uomini, mentre l'altra metà indossa un corpetto verde che simboleggia le donne. Alla testa del gruppo sfila il caporale, al suono di due ''clarini'' e due ''tammorre'', un tempo [[flauto|flauti]] e fischietti<ref>La presenza di flauti e fischietti sottolinea ancora una volta l'affinità della '''ndrezzata'' con la tradizione greca. Nell’elegia, infatti, il [[poeta]] o il dicitore pronunziava il componimento, mentre un flautista fungeva da accompagnamento al recitato, di argomento vario, declamato con lente e pacate tonalità (cfr. ''Storia della Letteratura greca'' di Francesco Sbordone, S. Iodice Ed.): dicitore, flauto ed anche coro sono presenti nella '''ndrezzata''.</ref>.
 
Al termine della sfilata i gruppi di danzatori formano due [[cerchio|cerchi]] concentrici, impugnando, proprio come i fauni della leggenda, un ''mazzariello'' nella mano destra e una spada di legno in quella sinistra. Agli ordini del caporale e al ritmo dei suonatori parte la '''danza''', che ricalca le mosse di base della [[scherma]]: saluto, [[stoccata|stoccate]], [[parata|parate]] e [[schivata|schivate]]. All'interno della danza due sono le figure fondamentali: la formazione della [[rosa]] con l'intreccio delle ''mazzarielle'' a mani alzate e l'elevazione su di essa del caporale, che in antico [[dialetto]] [[Ischia (isola)|ischitano]] recita la parte narrata ('''predica'''): le strofe sono dedicate all'[[amore]], alla paura dei [[saraceno|saraceni]], alle fughe sul [[Monte Epomeo]], alla difficoltà del lavoro nei campi e alla ''vattuta e l'asteco'', cioè alla costruzione del tetto bombato in [[pomice]] e [[calce]] delle abitazioni di Ischia e [[Procida]].
 
==Il testo==
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'U ttreja 'u ttreja 'u ttreja...|lingua=nap}}
 
==Le origini==
Numerosi elementi presenti nel [[testo]] portano a configurare la '''ndrezzata'' come un [[poema epico|poemetto epico]] [[popolo|popolare]] nato nel [[Medioevo]], in [[epoca]] non anteriore al [[anni 1500|1500]]<ref>Cfr. l'analisi fornita dallo [[storico]] Pietro Monti (pagg.800, 80I e 802 del volume ''Ischia, archeologia e storia'')</ref> che racchiude al suo interno un [[peana]], un’[[elegia]] di tipo guerresco (lo sferrare colpi con spade e "mazzarielli") ed [[amore|amoroso]] (la vicenda dei tre fratelli valenti [[marinaio|marinari]]).
Ma le origini del canto appaiono ben più remote, strettamente connesse al retaggio [[mito|mitico]] della [[cultura]] [[Grecia|greca]] che si era andata diffondendo a [[isola d'Ischia|Ischia]] grazie ai primi [[colonia|coloni]] dell'[[Eubea]] che avevano fondato [[Pithecusa]].
 
===Il mito===
Racconta [[Euripide]] che [[Zeus]] trovò un giorno [[Cerere]] furibonda e disperata perché [[Plutone]], [[dio]] dell'[[Averno]], le aveva rapito la figlia [[Proserpina]]. Mosso da pietà verso la povera madre, il capo degli dei le inviò le [[Musa|Muse]] e [[Afrodite]] per placarne l'animo, allietandola con [[musica]] e danze.
{{quote|Fu allora che Cipride la bella delle belle tra gli esseri beati fece la prima volta col suo fiato risuonare la voce sotterranea del bronzo e le tese membrane dei timpani percosse con le dita...|Euripide}}.
La cultura della danza si diffuse ben presto in tutta l'isola, trovando terreno fecondo presso la sorgente di Nitrodi a Buonopane, vicino [[Barano d'Ischia|Barano]], zona [[agricoltura|agricola]] sul versante [[sud]]-[[oriente|orientale]] di Ischia e divenendo un elemento talmente caratterizzante del folklore locale da far scrivere al [[Calabria|calabrese]] [[Giulio Iasolino]] nel '500:
{{quote|In questo Casale che dopo Forio è il maggiore degli altri, le persone grandemente del ballare si dilettano: il che ancora è
comune a gli altri luoghi.|Giulio Iasolino, ''Rimedi naturali d’Ischia''}}
Tradizione vuole che la danza fosse praticata dalle [[ninfa|Ninfe]] al ritmo di spade di legno battute dai [[fauno|Fauni]] su rudimentali manganelli che accompagnavano la melodia prodotta dalla [[cetra]] d'[[oro]] di [[Apollo]].
Apollo, pizzicando la cetra, si innamorò della ninfa [[Coronide]] e dall'unione dei due nacque [[Esculapio]].
Appagato dall'amore con la ninfa, il dio concesse alla sorgente Nitrodi, lì dove si svolgevano le danze, la proprietà di offrire bellezza e guarigione.
 
Ma ben presto [[Coronide]] s'innamorò del fauno Ischis e Apollo, accecato dalla gelosia, la gettò in mare.
Esculapio decise allora di vendicarsi sciogliendo nella fonte un intruglio di erbe esotiche che rendeva litigioso e geloso chiunque si abbeverasse alla sorgente.
 
Prima di far ritorno nel loro mondo, le Ninfe per perpetuare la loro danza vollero infondere in dono agli abitanti del luogo il ritmo della '''ndrezzata''.
Gli abitanti di [[Barano d'Ischia|Barano]] e Buonopane, abbeveratisi alla sorgente contaminata da Esculapio, vissero in continuo litigio fino a quando, nel [[1540]], una fanciulla perse una cintura donatale dal fidanzato di Barano.
La cintura fu rinvenuta da un giovane di Buonopane e, all'ennesima guerra che ebbe il culmine sul ponte di Buonopane, le due fazioni decisero di siglare la pace. Il [[pasquetta|lunedì dell'angelo]] le due parti riunitesi bruciarono la cintura motivo di discordia davanti alla [[chiesa]] di [[San Giovanni]] e i buonopanesi festeggiarono ballando una '''ndrezzata''.
 
<!-- ==Il rito==
Ancora oggi si ricorda la fine delle ostilità ogni Pasquetta e per San Giovanni ogni 24 giugno. Dono delle Ninfe, oppure pace tra due paesi, o festa dei contadini dopo l'inverno, il suggestivo rito della 'Ndrezzata si perpetua con la sua liturgia in tre tempi: sfilata, predica e danza. Ciascuno dei 18 danzatori tramanda in famiglia il privilegio di partecipare e i segreti delle mosse. La metà dei danzatori in giubbetto rosso rappresenta i maschi, l'altra metà in corpetto verde le femmine. Sfilano con in testa il caporale, al suono di due clarini e due tammorre, un tempo flauti e fischietti. Si collocano in due cerchi concentrici, impugnando, proprio come i Fauni leggendari, un mazzariello a destra e una spada di legno a sinistra. Agli ordini del caporale e al ritmo dei suonatori i movimenti principali: saluto, stoccate, parate e schivate, mosse base della scherma. Due le figure fondamentali: la formazione della rosa con l'intreccio delle mazzarielle a mani alzate e l'elevazione su di essa del caporale che in ischitano antico pronuncia la predica. Ritmando vorticosamente con il suo tamburo suggerisce il primo verso di ogni strofa dedicata ad amore, paura dei saraceni, fughe sul Monte Epomeo in cima a Ischia, difficoltà del lavoro nei campi, "a vattuta e l'asteco" cioè la costruzione del tetto bombato in pomice e calce delle case di Ischia e Procida. La festa si onora con gite nei campi. Nei cesti ruoti di pasta al forno, "casatiello" rustico, tortano e pastiera di ricotta e grano. Per bagnare l'ugola il vino dell'Isola d'Ischia. Con uova sode tinte di rosso con radici dette in dialetto "'a rova", i buonopanesi sfogano la bellicosità residua facendo il "tozza tozza", cioè colpendo l'uovo dell'avversario senza rompere il proprio. Le fidanzate un tempo regalavano all'innamorato e alla futura suocera "'a canesta", una cesta ornata di nastri piena di queste uova dipinte e di dolci di casa. Dopo le emozioni guerresche della 'Ndrezzata nei campi non si lavora e l'unico impegno ammesso è quello di "mettere il sedere all'erba".
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==Note==