Emilio Salgari: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
=== I primi anni ===
Nacque a [[Verona]]<ref name=Arpino>{{Cita|Arpino e Antonetto}}</ref><ref>Omar Luigi Salgari ''Mio Padre Emilio Salgari''. A. Garzanti, 1940</ref><ref>''La tormentata vita di Emilio Salgari'', di Omar Salgari, Stampa Sera, 2 settembre 1937</ref><ref name=Tamburini>Luciano Tamburini. ''Salgari torinese: il quadriennio 1894-1897'' in ''Almanacco Piemontese'', novembre 1981</ref> nel [[1862]] da madre [[venezia]]na, Luigia Gradara, e padre veronese, Luigi Salgari, commerciante di tessuti presso [[Porta Borsari]] a [[Verona]]<ref name=Arpino /> e fu battezzato il 7 settembre nella chiesa di S. Eufemia. Crebbe poi in [[Valpolicella]], nel comune di [[Negrar]], in frazione ''Tomenighe di Sotto'', poi abbandonata per trasferirsi nell'attuale "Ca' Salgàri". A partire dal [[1878]] studiò poi al Regio [[Istituto tecnico nautico|Istituto Tecnico e Nautico]] "Paolo Sarpi" di Venezia, ma non arrivò mai ad essere [[capitano]] di marina come avrebbe voluto. Abbandonati gli studi al secondo corso nel [[1881]] tornò a [[Verona]] per intraprendere l'attività giornalistica.
=== Esordi ===
Esordì come scrittore nelle appendici dei giornali. La sua prima opera pubblicata fu un [[racconto]], ''I selvaggi della Papuasia'', scritto all'età di vent'anni e pubblicato in quattro puntate sul settimanale milanese ''[[La Valigia (giornale)|La Valigia]]''<ref>[http://books.google.it/books/about/I_selvaggi_della_Papuasia.html?id=AAtzEKALz3oC&redir_esc=y I Selvaggi della Papuasia - Emilio Salgari] books.google.it</ref> e firmato con la sigla S.E.;
▲La sua prima opera pubblicata fu un [[racconto]], ''I selvaggi della Papuasia'', scritto all'età di vent'anni e pubblicato in quattro puntate sul settimanale milanese ''[[La Valigia (giornale)|La Valigia]]''<ref>[http://books.google.it/books/about/I_selvaggi_della_Papuasia.html?id=AAtzEKALz3oC&redir_esc=y I Selvaggi della Papuasia - Emilio Salgari] books.google.it</ref> e firmato con la sigla S.E. Nel 1883, tra il 15 settembre e il 12 ottobre, pubblicò a puntate sul giornale veronese ''[[La nuova Arena]]'' il romanzo ''Tay-See'' (riedito poi in volume col titolo ''[[La Rosa del Dong-Giang]]'' nel 1897), quindi sullo stesso giornale il romanzo ''La tigre della Malesia'' (riedito come ''[[Le tigri di Mompracem]]''), che riscosse un notevole successo, ma non ne ebbe alcun ritorno economico significativo, seguito a breve distanza da ''[[La favorita del Mahdi]]'' (1883-1884), scritto otto anni prima. Sempre nel 1883 divenne redattore del giornale stesso. Svolse un'intensa attività con gli pseudonimi ''Ammiragliador'' ed ''Emilius''. Due anni dopo diventò redattore de ''[[L'Arena]]''. Il 25 settembre 1885 arrivò anche a sfidare a [[duello]] un collega del quotidiano rivale ''[[l'Adige]]''.
[[File:IdaPeruzzi.jpg|thumb|upright=0.5|Ida Peruzzi]]
Nel 1887 morì la madre, mentre il 27 novembre 1889 vi fu il [[suicidio]] del padre
Verso la fine del 1897, l'editore Anton Donath, con cui aveva iniziato a collaborare, lo convinse a trasferirsi a Genova
Nel 1900 la famiglia si trasferì definitivamente a [[Torino]], prima in Corso Casale, prima al civico 298 poi al 205. Da qui Salgari poteva facilmente raggiungere in tram la [[biblioteca civica centrale]], dove trovava mappe e racconti di viaggi esotici che costituivano la base e lo spunto per le sue storie. Tra il 1892 e il 1898 pubblicò circa una trentina di opere. Nel solo triennio 1894-1896, sempre con Speirani, pubblicò ben cinque titoli: ''[[Il tesoro del presidente del Paraguay]]'', ''[[Le novelle marinaresche di Mastro Catrame]]'', ''[[Il re della montagna]]'', ''[[Attraverso l'Atlantico in pallone]]'' e ''[[I naufragatori dell'Oregon]]''. Il motivo di tutto questo lavoro erano i debiti che Salgari continuava ad accumulare, e infatti nel 1896 lo scrittore firmò un altro contratto con l'editore genovese [[Donath Editore|Donath]] e nel 1906 anche con il fiorentino [[R. Bemporad & figlio|Bemporad]].
Il 3 aprile 1897, su proposta della regina d'Italia [[Margherita di Savoia]], Salgari venne insignito dalla Real Casa del titolo di "Cavaliere dell'[[Ordine della Corona d'Italia]]"<ref>«[...] a 34 anni cavaliere su proposta di S. M. Margherita», Emilio Salgari a Luigi Motta, cartolina postale manoscritta, Torino, 14 dicembre 1904, Fondo Luigi Motta Milano</ref><ref>«[...] questo genere di lettura che istruendo con diletto giustamente si è meritato il favore del pubblico» lettera di Margherita di Savoia a Emilio Salgari. Lo scrittore, riconoscente degli elogi della Regina, contraccambiò inviandole la prima copia di ogni sua opera; citato in {{Cita|Arpino e Antonetto}}</ref>. Ciononostante la sua situazione economica non migliorò, anzi a partire dal 1903 - quando la moglie iniziò a dare segni di follia - si moltiplicarono i debiti che fu costretto a contrarre per poter pagare le cure. Nel 1910 la salute mentale della donna peggiorò ulteriormente e nel 1911
=== Il declino ===
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I contratti obbligarono Salgàri a scrivere tre libri l'anno e per mantenere quei ritmi fu costretto a scrivere tre pagine al giorno. A causa del conseguente stress, scriveva fumando un centinaio di sigarette al giorno e beveva un bicchiere di vino [[Marsala (vino)|marsala]] dopo l'altro<ref>Maurizio Ternavasio, rivista ''Torino Storia'', novembre 2015 - numero 0, p.29</ref>. Inoltre, dirigeva contemporaneamente un periodico di viaggi. Più che un problema di sottocompensi in proporzione alla mole di lavoro il suo [[esaurimento nervoso]] fu dovuto soprattutto alla fatica e alla stanchezza. Non solo non guadagnava, ma non era nemmeno considerato dai circoli letterari dell'epoca, ultimo smacco alla sua dignità. All'amico pittore ''Gamba'' scriveva nel 1909:
{{Citazione|La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno
I suoi nervi non ressero. A ciò si aggiunse la nostalgia della moglie, ricoverata da mesi in manicomio. Stressato e umiliato, rimase da solo e con i figli da accudire. Sempre più depresso, nel [[1909]] tentò per la prima volta il suicidio, gettandosi sopra una spada, ma venne salvato in tempo dalla figlia Fatima.<ref>«Mi recai subito nella sua abitazione di corso Casale [...] riscontrai una ferita piuttosto profonda nell'emitorace sinistro, lo strumento era scivolato sotto la pelle senza entrare in cavità». Testimonianza del dottor Herr, medico del Salgari, a Turcato, in ''Salgari, documenti e testimonianze''</ref> Poi, l'ultima intervista, quella di un giornalista, tal Antonio Casulli, inviato de ''Il Mattino'' di Napoli, che incontrò Salgàri nel dicembre [[1910]], e che anni più tardi dichiarò di aver respirato nella loro casa un'atmosfera come minimo triste e malinconica.
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