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* rinvenire un adulto impigliato in [[Rete da pesca|reti]] destinate a [[Scomber|sgombri]] o ad [[Clupea harengus|aringhe]];
* intrappolare in una [[Pesca a strascico|rete da traino]] un giovane esemplare che nuotava in acque profonde;
* catturarlo intenzionalmente con l'[[Arpone|arpione]]
Durante la pesca allo squalo elefante propriamente detta, era l'ideale, per le piccole imbarcazioni, accostarsi il più possibile all'animale con il mare calmo, quando cioè era più facile avvicinarlo. A questo punto, veniva lanciato a mano l'arpione, con più o meno probabilità di riuscita. La posizione del punto di impatto era cruciale. Se ad essere colpita era la [[spalla]], era allora molto difficile uccidere l'animale. I più abili miravano al muso, per impedire allo squalo di immergersi. L'ideale era colpire il corpo, vicino alla pinna dorsale, in modo da danneggiare gli [[Intestino|intestini]], o vicino alla coda, sì da ledere le vertebre dorsali. In [[Irlanda (isola)|Irlanda]], l'animale veniva immobilizzato tagliando il peduncolo caudale, che si rompeva a causa degli sforzi disperati dell'animale per liberarsi<ref name="irl">{{en}} {{cita web|url=http://v.youku.com/v_show/id_XMTAyMjQxNTMy.html|data=1934|titolo=Man of Aran|sito=youku.com|accesso=2 novembre 2010}}</ref>. Indebolendosi a causa dell'emorragia, l'animale veniva quindi trascinato vicino alla barca dopo 4-5 ore di agonia. Quando si trovava vicino alla barca, veniva finito con l'aiuto di un grosso [[Scramasax|coltello]]. Una volta morto, veniva trascinato a rimorchio e trasportato nel porto, dove veniva tagliato in pezzi da 40-50 chili; il fegato veniva messo da parte. Oltre a questo tipo di pesca, arcaica e poco produttiva, alcune aziende ittiche avevano messo a punto metodi industriali di caccia allo squalo elefante<ref name=Chenard1/>. Così, attorno alla metà del [[XX secolo]], le «''Scottish West Coast Fisheries''» operavano con una nave fattoria e tre piccole scialuppe a motore di 12 metri, munite di un cannone lancia-arpioni, con quattro uomini d'equipaggio che rimanevano in collegamento telefonico con la nave fattoria. Ad ogni arpione veniva fissata una sagola munita di due galleggianti costituiti da barili vuoti. Di conseguenza più squali potevano così essere arpionati successivamente. Alla fine della pesca, le sagole venivano recuperate e le carcasse, gonfiate con aria compressa, venivano rimorchiate fino al porto.
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