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Dopo che furono riallacciate le relazioni diplomatiche fra Italia e Jugoslavia (23 gennaio 1947) e fu firmato il Trattato di Pace (10 febbraio 1947) Palazzo Chigi comunicò ai governi di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna la propria "assoluta indisponibilità" a consegnare alla Jugoslavia i presunti criminali di guerra, chiedendo alle tre potenze di rinunciare unilateralmente all'applicazione dell'articolo 45. Gli stati Uniti accettarono formalmente a tale richiesta il 14 agosto 1947, mentre Parigi e Londra condizionarono il proprio sì ad un'effettiva azione punitiva dei tribunali italiani contro i criminali di guerra<ref>{{cita|Commissione 2006|p. 121}}</ref>.
 
Nel contempo, i vari solleciti del governo alla Commissione e ai giudici militari chiarirono sempre più come le varie inchieste dovessero servire specificamente non tanto per raccogliere prove contro gli accusati, quanto per raccogliere prove delle atrocità jugoslave contro gli italiani: tutto ciò doveva "creare le premesse necessarie per rifiutare la consegna di italiani alla Jugoslavia"<ref>Così un appunto del dirigente del ministero degli affari esteri G.Castellani al direttore generale degli affari politici [[Vittorio Zoppi (diplomatico)|Vittorio Zoppi]], citato in {{cita|Commisisone parlamentare 2006|p. 121}}</ref>.
 
==La sorte dei giudici==