Le vite degli altri: differenze tra le versioni
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Progressivamente, sotto l’azione della ''vita degli altri'', Wiesler si sottrae sempre più all’incarico di trovare materiale compromettente sullo scrittore. I suoi resoconti sono irrilevanti. Con la macchina da scrivere portata a Berlino clandestinamente da un giornalista della rivista della [[Repubblica Federale Tedesca]] "[[Der Spiegel]]", Dreyman scrive un saggio sulla percentuale sorprendentemente alta di suicidi nella [[DDR]] e lo fa pubblicare sullo "Spiegel". Wiesler non fa nulla per ostacolarlo. Al contrario, protegge indirettamente Dreyman cercando di insabbiare l’intrigo il più a lungo possibile. Quando la compagna di Dreyman, l’artista Christa-Maria Sieland, psicologicamente debole, viene portata alla sede centrale della Stasi a Berlino per un interrogatorio – su disposizione del ministro della Cultura Bruno Hempf – finisce col rivelare al superiore di Wiesler, Anton Grubitz, il coinvolgimento di Dreyman nell’articolo dello "Spiegel". L’appartamento viene subito ispezionato ma la macchina da scrivere non si trova. Grubitz comunque, per provare la lealtà di Wiesler, fissa un nuovo interrogatorio dell’attrice sotto la sua supervisione, in cui lei rivela definitivamente a Wiesler il nascondiglio della macchina da scrivere: viene allora incaricata di pedinare Dreyman in qualità di collaboratrice non ufficiale (''Inoffizieller Mitarbeiter'', IM). Appena prima dell’ispezione nell’appartamento, condotta personalmente da Grubitz, Wiesler si affretta all’appartamento di Dreyman e di nascosto porta via la macchina da scrivere. Quando il tenente della Stasi Grubitz inizia a cercare proprio nel nascondiglio escogitato da Dreyman e rivelato dall’attrice, Christa-Maria Sieland, anche lei presente, non sapendo che il nascondiglio è vuoto, non può reggere la vergogna del tradimento. Si precipita fuori di casa, viene investita da un camion di passaggio e ferita a morte. Pur senza poterlo provare, ora a Grubitz è chiaro che Wiesler ha protetto Dreyman e perciò gli annuncia che la sua carriera è finita: passerà il resto della sua vita in uno scantinato ad aprire buste con il vapore, fino alla pensione, dopo vent'anni. È in questo scantinato che lo vediamo il giorno della caduta del muro di Berlino: di anni ne sono passati molto meno di venti, però.
Dopo qualche anno, in seguito alla riunificazione, Dreyman legge perplesso i documenti della Stasi relativi alla sua persona. Dai documenti risulta infatti che l’agente della Stasi "HGW XX/
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