Matteo I Moncada: differenze tra le versioni
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Nacque da [[Guglielmo Raimondo II Moncada|Guglielmo Raimondo, conte di Agosta]] e da Margherita Sclafani d'Incisa dei conti di Adernò, di cui era figlio primogenito. Nel 1343<ref name="matrimonio">{{cita libro | autore= A. Marrone| titolo= Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) | opera= Mediterranea : ricerche storiche. Quaderni vol. 1|anno= 2006| editore= Associazione Mediterranea| p=285}}</ref>, sposò la nobildonna Giovanna Peralta d'Aragona, figlia di [[Raimondo Peralta|Raimondo conte di Caltabellotta]], dalla quale ebbe tre figli ([[Guglielmo Raimondo III Moncada|Guglielmo Raimondo]], Giovanna e Costanza).<ref name="matrimonio"/> L'unione durò fino ala morte della Peralta, avvenuta nel 1356<ref>{{Cita|Lengueglia|p. 178}}</ref>, e poco dopo si risposò con Allegranza Abbate d'Arbes, figlia di Enrico signore di Favignana, dalla quale ebbe tre figli ([[Antonio I Moncada|Antonio]], Pietro, Elvira).<ref name="matrimonio"/>
Nominato [[siniscalco]] del [[Regno di Trinacria]] nel 1353, ricoprì tale carica fino al 1361, e nuovamente nel 1362-1363.<ref name="matrimonio"/> Nel 1354, ebbe concessa la [[Contea di Agosta]]<ref>{{cita libro | autore= V. Castelli, principe di Torremuzza| titolo= Fasti di Sicilia| volume = 2 | anno= 1820| editore= Pappalardo| p=396}}</ref>, appartenuta al padre, al quale era stata tolta dai [[Chiaramonte]] da cui era stato catturato e avvelenato nel 1348, nel corso della violenta lotta tra le due fazioni della nobiltà siciliana, [[
Sempre nel 1354, morì il nonno materno [[Matteo Sclafani]], e si aprì una violenta lotta di [[successione]] per il possesso delle contee di [[contea di Adernò|Adernò]] e di [[contea di Sclafani|Sclafani]], tra il Moncada e i cugini Matteo e [[Guglielmo Peralta]], figli della zia Luisa Sclafani Calvellis.<ref>{{Cita|Marrone|p. 286}}</ref> La [[lite]] giudiziaria durò trentanove anni, e si concluse con l'assegnazione ai Moncada della Contea di Adernò e Centorbi, di cui verrà investito il figlio Antonio nel 1393.<ref>{{Cita|Marrone|p. 290}}</ref>
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