Jacopo Corbinelli: differenze tra le versioni
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Fu uno dei più grandi cultori [[Rinascimento|rinascimentali]] delle lingue romanze. Nacque da famiglia illustre fiorentina e nel [[1558]] completa i suoi studi diventando dottore in utroque iure presso lo Studio di [[Pisa]]<ref name=":0">{{Cita|Benzoni}}</ref>. L'anno successivo avviene a [[Firenze]] una congiura contro [[Cosimo I de' Medici|Cosimo I]], organizzata da [[Pandolfo Pucci]]: Bernardo Corbinelli, fratello di Jacopo, fu accusato di aver avuto un ruolo attivo nella vicenda, fu bandito dalla città ed i beni dell'intera famiglia vennero confiscati. Jacopo, forse per evitare di essere anch'egli condannato e comunque ormai compromesso dal sospetto, emigrò a [[Roma]]: a partire dal [[1562]] fu infatti chiamato a comparire in giudizio a Firenze, ma egli rimase nel suo esilio volontario, preferendolo ad una condanna ormai certa<ref name=":0" />. Nel suo peregrinare, raggiunse [[Padova]] (dove fu in amicizia con [[Gian Vincenzo Pinelli]]), [[Vienna]] e, alla fine del [[1566|1565]], [[Lione]], città in cui risiederà fino al 1566<ref name=":0" /> e dove si ricongiunse al fratello Bernardo e raccolse molti libri rari dalla dispersione della biblioteca di [[Piero Strozzi]]. Poco tempo dopo, sicari al soldo di Cosimo I assassinarono Bernardo. Nel [[1568]] si stabilì a [[Parigi]] dove visse alla corte di Francia (e dove, nel 1571, incontrò [[Torquato Tasso]]<ref name=":0" />), qui chiamato da [[Caterina de' Medici]] come educatore del figlio [[Enrico III di Francia|Enrico, duca d'Angiò]]: Jacopo Corbinelli, oltre a trovare la protezione da Cosimo I de' Medici, instaurerà un rapporto intimo col duca d'Angiò, se il letterato fiorentino deciderà di intraprendere un viaggio in Polonia in occasione dell'incoronazione di Enrico a [[Confederazione polacco-lituana|re di quel paese]]<ref name=":1">{{Cita|Resta}}</ref>. Ritornato a Parigi nel 1574, in seguito alla morte di [[Carlo IX di Francia|Carlo IX]] e all'intronizzazione di Enrico quale suo successore sul trono francese, Corbinelli entrò a pieno titolo nella corte francese quale consigliere culturale e politico del sovrano<ref name=":0" />. La protezione di Caterina, oltre ad assicurargli un libero accesso alla biblioteca reale, permise che la sua posizione di esule si stabilizzasse. Morì nel 1590.
== L'attività filologica e traduttrice ==
Corbinelli è ricordato per essere stato un diffusore della cultura letteraria italiana nella Francia del Secondo Cinquecento, continuando così l'opera di diffusione e di conoscenza patrocinata dalla ''Scuola di Lione'' e da [[Margherita d'Angoulême|Margherita di Navarra]], sorella di [[Francesco I di Francia|Francesco I]]. Il Corbinelli, infatti Illustrò il ''[[Il Corbaccio|Corbaccio]]'' di [[Giovanni Boccaccio]] servendosi del francese (1569), ''[[La bella mano]]'' di [[Giusto de' Conti]] (1589-1595), le prime edizioni dei ''[[Ricordi politici e civili|Ricordi]]'' di [[Francesco Guicciardini]] (1576) e anche l'''[[Etica Nicomachea|Etica]]'' di [[Aristotele]]<ref>{{Cita|Benzoni}} e {{Cita|Resta}}</ref>. L'opera di Corbinelli è legata, però, soprattutto alla figura dantesca: profondo conoscitore della poetica [[Dante Alighieri|dantesca]] (come emerge dall'epistolario che intrattenne con l'umanista [[Gian Vincenzo Pinelli]]), Corbinelli pubblicò e curò l'edizione critica del ''[[De vulgari eloquentia]]'' (1577) sulla base di un [[manoscritto]] proveniente da [[Grenoble]]<ref name=":1" />.
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