Repubblica Napoletana (1799): differenze tra le versioni

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{{Stato storico
|nomeCorrente = Repubblica Napoletananapoletana
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|nomeUfficiale = Repubblica Napoletananapoletana
|linkBandiera = Flag of the Parthenopaean Republic.svg
|paginaBandiera =
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{{Citazione|“Il vostro [[Claudio]] è fuggito, [[Messalina]] trema…” Era obbligato il popolo a saper la storia romana per conoscere la sua felicità?|[[Vincenzo Cuoco]], ''Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799''}}
 
La '''Repubblica Napoletananapoletana''' del [[1799]], ufficialmente ''Repubblica Napolitananapolitana'', chiamata a volte impropriamente anche ''Repubblica Partenopeapartenopea''<ref>«Partenopeo» significa relativo alla città di [[Partenope (mitologia)|Partenope]], il nucleo originario della città di Napoli. Per estensione l'aggettivo viene riferito all'intera città di Napoli. «Napolitano», invece, modernizzato in «napoletano», vuol dire riferito all'intero popolo napolitano, cioè il popolo che storicamente insiste sul territorio che è stato del ''Regno di Sicilia citra faro'', del Regno di Napoli e infine della parte continentale del Regno delle Due Sicilie, detta «il Napolitano». D'altro canto, il termine è rimasto in uso sino a ben oltre l'unità d'Italia: il plebiscito promosso da Garibaldi si chiamava «plebiscito delle province napolitane» e così venivano chiamate le province annesse dalle modifiche alla legge Rattazzi relative alla parte continentale del Regno delle due Sicilie annessa al Regno di Sardegna, poi chiamato Regno d'Italia.</ref>, fu una [[Repubblica (forma statuale)|repubblica]] proclamata a [[Napoli]] nel 1799 ed esistita per alcuni mesi sull'onda della [[Campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia (1796-1797)]] delle truppe della [[prima repubblica francese]] dopo la [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]].
 
== Il contesto storico e la nascita della Repubblica ==
=== I giacobini a Napoli ===
Allo scoppiare della Rivoluzione Francesefrancese nel [[1789]] non vi sono immediate ripercussioni a Napoli; è solo dopo la caduta della monarchia francese e la morte per [[ghigliottina]] dei reali di Francia (1793) che la politica del Re di Napoli e Sicilia [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] e della sua consorte [[Maria Carolina d'Asburgo-Lorena]] (tra l'altro sorella di [[Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena|Maria Antonietta]], e figlia dell'imperatrice d'Austria Maria Teresa) comincia ad avere un chiaro carattere antifrancese e antigiacobino. Il [[Regno di Napoli]] aderisce alla [[prima coalizione|I coalizione antifrancese]] e cominciano nel mentre le prime, seppur blande, repressioni sul fronte interno contro le personalità sospettate di "simpatie" [[giacobinismo|giacobine]].
 
Su ispirazione del farmacista [[Carlo Lauberg]] nascono due diverse prime società segrete rivoluzionarie: una fautrice di una monarchia costituzionale (LOMO - ''Libertà o morte'') e un'altra fautrice di una Repubblica democratica ([[ROMO]] - ''Repubblica o morte''). Seguono i primi arresti (52) e le prime condanne a morte (8).
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=== Proclamazione della Repubblica ===
[[File:Veduta di Santa Lucia (Largo di Palazzo) e San Martino, Napoli,1799.jpg|thumb|L'[[albero della libertà]] eretto durante la repubblica]]
Il 23 gennaio, con l'approvazione e l'appoggio del comandante dell'esercito francese, viene proclamata la Repubblica Napoletananapoletana. Nasce un governo provvisorio di venti membri, poi portato a venticinque, tra cui [[Carlo Lauberg]] (il primo presidente), [[Ignazio Ciaia]] (suo successore dalla fine di febbraio), il giurista lucano [[Mario Pagano]], [[Melchiorre Delfico]], [[Domenico Cirillo]] e [[Pasquale Baffi]], [[Cesare Paribelli]]. Il governo si articola in sei Comitati (Centrale, Militare, Legislazione, Polizia Generale, Finanza, Amministrazione Interna), che poi formano l'Assemblea Legislativa ed esercitano il potere esecutivo in attesa dell'organizzazione definitiva del governo. Nei giorni successivi, tra gli altri provvedimenti, viene ordinato che tutti i tribunali, gli organi civili, amministrativi e militari sino ad allora regi si dichiarino repubblicani. Il 2 febbraio si pubblica il primo numero del [[Monitore Napoletano]], il giornale ufficiale del governo provvisorio, diretto da [[Eleonora Pimentel Fonseca]], una letterata in passato vicina all'ambiente di corte. Vedono la luce molti altri fogli, ma la loro fortuna sarà limitata anche a causa del diffuso analfabetismo. Il 12 febbraio viene pubblicato il Catechismo ufficiale della Repubblica Napoletananapoletana, con il compito di educare i sudditi a divenire cittadini. Il "Catechismo nazionale pe'l cittadino" fu redatto dal canonico [[Onofrio Tataranni]], dopo aver vinto il primo premio indetto dal governo provvisorio.
 
== La vita e la caduta della Repubblica ==
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A questo si aggiunge una repressione spietata e sanguinaria contro gli oppositori del regime che certo non aiuta a conquistare le simpatie popolari; difatti durante i pochi mesi della repubblica moltissime persone vengono condannate a morte e fucilate dopo sommari processi politici.
 
Il primo governo provvisorio emana una sola legge importante, di cui fu promotore uno dei componenti dell'esecutivo, [[Giuseppe Leonardo Albanese]], ed è quella per l'abolizione dei [[fedecommessi]] e le [[primogeniture]] (29 gennaio [[1799]]). Il 1º aprile viene presentata una bozza di Costituzione, realizzata da [[Mario Pagano]]. Ricalcata sul modello della [[Costituzione francese del 1793]], come tutte le altre costituzioni delle cosiddette "repubbliche giacobine" sorte in Italia tra il 1796 ed il 1799, la Costituzione partenopea presenta tuttavia alcuni caratteri di originalità. Il più lampante è l'istituto dell'[[Eforato (Repubblica Napoletananapoletana)|eforato]], una sorta di organo di legittimità costituzionale (una [[corte costituzionale]] ante litteram).<ref>[[Maria Rosa Di Simone]], ''Istituzioni e fonti normative in Italia dall'Antico Regime al fascismo'', p. 111, Giappichelli, Torino, 2007.</ref> La carta elaborata da Pagano non troverà applicazione a causa della breve vita della Repubblica.
 
Il 25 aprile viene approvata la legge di [[eversione della feudalità]], sulla base di criteri relativamente radicali, ma anch'essa non potrà avere un principio di attuazione in conseguenza del repentino crollo della Repubblica.
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Nei mesi seguenti, con una giunta nominata da Ferdinando cominciano dunque i processi contro i repubblicani: su circa {{TA|8 000}} prigionieri, 124 vengono mandati a morte (si veda l'[[Repubblicani napoletani giustiziati nel 1799-1800|elenco dei repubblicani napoletani giustiziati nel 1799]]), 6 sono graziati, 222 condannati all'ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all'esilio. Tra i condannati vi sono alcuni tra i nomi più importanti della classe borghese e intellettuale di Napoli, provenienti da diverse province meridionali, che hanno dato il loro appoggio alla Repubblica; tra questi [[Nicola Pacifico]], [[Pasquale Baffi]], [[Mario Pagano]], [[Eleonora Pimentel Fonseca]], [[Luisa Sanfelice]], [[Ignazio Ciaia]], [[Domenico Cirillo]], [[Giuseppe Leonardo Albanese]], [[Vincenzio Russo]], [[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Francesco Caracciolo]], [[Ettore Carafa]], [[Michele Granata]], [[Gennaro Serra di Cassano]], [[Niccolò Carlomagno]], il vescovo [[Michele Natale]] giustiziati, [[Giustino Fortunato (1777-1862)|Giustino Fortunato senior]], evaso dal carcere, e [[Vincenzo Cuoco]], condannato all'esilio, pena cui incorre anche il vescovo [[Bernardo della Torre]], [[vicario generale]] dell'[[arcidiocesi di Napoli]].
 
Il [[meridionalismo|meridionalista]] [[Giustino Fortunato]] ricorda così i giustiziati della Repubblica Napoletananapoletana:
{{Citazione|Parlo di quella vera ecatombe, che stupì il mondo civile e rese attonita e dolente tutta Italia: l'ecatombe de' giustiziati nella sola città di Napoli dal giugno 1799 al settembre 1800 per decreto della Giunta Militare e della Giunta di Stato. Il mondo, e l'Italia specialmente, sa i nomi e l'eroismo di gran parte di quegli uomini, sente ancor oggi tutto l'orrore di quelle stragi, conosce di quanto e di quale sangue s'imbevve allora quella [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]], in cui al giovinetto [[Corradino di Svevia|Corradino]] fu mozzo il capo il [[29 ottobre]] del [[1268]], e il povero [[Masaniello]] tradito e crivellato di palle il [[16 luglio]] del [[1647]]; ma pur troppo, ignora ancora tutti i nomi di quei primi martiri della libertà napoletana!|''I giustiziati di Napoli del 1799''}}
 
La feroce repressione della Repubblica Napoletananapoletana e lo sterminio dei patrioti che in essa avevano svolto funzioni di governo, partecipato alla attività legislativa educativa ed economica e prestato la loro opera per difenderla furono una delle maggiori tragedie della storia italiana, talvolta dimenticata. Il primo studioso italiano a dare di essa un inappellabile giudizio storico e morale fu lo storico e filosofo [[Benedetto Croce]], secondo il quale la perfidia dei sovrani e di Nelson destarono una forte impressione non solo in Italia e in Francia, ma anche in Inghilterra, dove Charles Fox pronunciò un acceso discorso alla Camera contro il comportamento dell'ammiraglio.
{{Citazione|La condanna della reazione borbonica del Novantanove è una delle più fiere condanne morali, che abbia pronunciato la storia. Sì, certo, le nostre simpatie personali sono per quei vinti contro quei vincitori: sono pei precursori dell'Italia nuova contro i conservatori dell'antica: sono pel fiore dell'intelligenza meridionale contro l'espressione massima dell'oscurantismo internazionale. Ma per quei vinti e contro quei vincitori, ci è di più la ribellione del nostro sentimento etico.}}
Così scriveva Benedetto Croce, che continuava identificando i responsabili delle sanguinosa repressione: {{Citazione|Lasciamo da parte i consiglieri per cortigianeria o per esaltazione e il canagliume ch'è sempre pronto e disposto a tutto. Ma i grandi responsabili restano tre: re Ferdinando, Carolina d'Austria e il Nelson.}}
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* {{cita libro| cognome=D'Ayala| nome=Mariano| titolo= Vite degl'italiani benemeriti della libertà e della patria| editore= Libreria Editrice Lombardi| città= Napoli| anno=1999}}
* [[Nico Perrone]], ''La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a [[Napoli]] prima della rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti'', [[Sellerio]], [[Palermo]] 2000 ISBN 8-83892-141-5
* Marina Azzinnari (a cura di), ''La repubblicaRepubblica Napoletananapoletana. Memoria e mito'', [[Gaetano Macchiaroli]], [[Napoli]] 1999
* [[Augusto Placanica]], [[Maria Rosaria Pelizzari]] (a cura di), ''Novantanove in idea. Linguaggi miti memorie'', [[Edizioni Scientifiche Italiane|ESI]], [[Napoli]] 2002
* [[Anna Maria Rao]] (a cura di), ''Napoli 1799 fra storia e storiografia'', [[Vivarium]], [[Napoli]] 2002
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== Altri progetti ==
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[[Categoria:Storia d'Italia]]