Repubblica Napoletana (1799): differenze tra le versioni
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{{Citazione|“Il vostro [[Claudio]] è fuggito, [[Messalina]] trema…” Era obbligato il popolo a saper la storia romana per conoscere la sua felicità?|[[Vincenzo Cuoco]], ''Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799''}}
La '''Repubblica
== Il contesto storico e la nascita della Repubblica ==
=== I giacobini a Napoli ===
Allo scoppiare della Rivoluzione
Su ispirazione del farmacista [[Carlo Lauberg]] nascono due diverse prime società segrete rivoluzionarie: una fautrice di una monarchia costituzionale (LOMO - ''Libertà o morte'') e un'altra fautrice di una Repubblica democratica ([[ROMO]] - ''Repubblica o morte''). Seguono i primi arresti (52) e le prime condanne a morte (8).
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=== Proclamazione della Repubblica ===
[[File:Veduta di Santa Lucia (Largo di Palazzo) e San Martino, Napoli,1799.jpg|thumb|L'[[albero della libertà]] eretto durante la repubblica]]
Il 23 gennaio, con l'approvazione e l'appoggio del comandante dell'esercito francese, viene proclamata la Repubblica
== La vita e la caduta della Repubblica ==
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A questo si aggiunge una repressione spietata e sanguinaria contro gli oppositori del regime che certo non aiuta a conquistare le simpatie popolari; difatti durante i pochi mesi della repubblica moltissime persone vengono condannate a morte e fucilate dopo sommari processi politici.
Il primo governo provvisorio emana una sola legge importante, di cui fu promotore uno dei componenti dell'esecutivo, [[Giuseppe Leonardo Albanese]], ed è quella per l'abolizione dei [[fedecommessi]] e le [[primogeniture]] (29 gennaio [[1799]]). Il 1º aprile viene presentata una bozza di Costituzione, realizzata da [[Mario Pagano]]. Ricalcata sul modello della [[Costituzione francese del 1793]], come tutte le altre costituzioni delle cosiddette "repubbliche giacobine" sorte in Italia tra il 1796 ed il 1799, la Costituzione partenopea presenta tuttavia alcuni caratteri di originalità. Il più lampante è l'istituto dell'[[Eforato (Repubblica
Il 25 aprile viene approvata la legge di [[eversione della feudalità]], sulla base di criteri relativamente radicali, ma anch'essa non potrà avere un principio di attuazione in conseguenza del repentino crollo della Repubblica.
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Nei mesi seguenti, con una giunta nominata da Ferdinando cominciano dunque i processi contro i repubblicani: su circa {{TA|8 000}} prigionieri, 124 vengono mandati a morte (si veda l'[[Repubblicani napoletani giustiziati nel 1799-1800|elenco dei repubblicani napoletani giustiziati nel 1799]]), 6 sono graziati, 222 condannati all'ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all'esilio. Tra i condannati vi sono alcuni tra i nomi più importanti della classe borghese e intellettuale di Napoli, provenienti da diverse province meridionali, che hanno dato il loro appoggio alla Repubblica; tra questi [[Nicola Pacifico]], [[Pasquale Baffi]], [[Mario Pagano]], [[Eleonora Pimentel Fonseca]], [[Luisa Sanfelice]], [[Ignazio Ciaia]], [[Domenico Cirillo]], [[Giuseppe Leonardo Albanese]], [[Vincenzio Russo]], [[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Francesco Caracciolo]], [[Ettore Carafa]], [[Michele Granata]], [[Gennaro Serra di Cassano]], [[Niccolò Carlomagno]], il vescovo [[Michele Natale]] giustiziati, [[Giustino Fortunato (1777-1862)|Giustino Fortunato senior]], evaso dal carcere, e [[Vincenzo Cuoco]], condannato all'esilio, pena cui incorre anche il vescovo [[Bernardo della Torre]], [[vicario generale]] dell'[[arcidiocesi di Napoli]].
Il [[meridionalismo|meridionalista]] [[Giustino Fortunato]] ricorda così i giustiziati della Repubblica
{{Citazione|Parlo di quella vera ecatombe, che stupì il mondo civile e rese attonita e dolente tutta Italia: l'ecatombe de' giustiziati nella sola città di Napoli dal giugno 1799 al settembre 1800 per decreto della Giunta Militare e della Giunta di Stato. Il mondo, e l'Italia specialmente, sa i nomi e l'eroismo di gran parte di quegli uomini, sente ancor oggi tutto l'orrore di quelle stragi, conosce di quanto e di quale sangue s'imbevve allora quella [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]], in cui al giovinetto [[Corradino di Svevia|Corradino]] fu mozzo il capo il [[29 ottobre]] del [[1268]], e il povero [[Masaniello]] tradito e crivellato di palle il [[16 luglio]] del [[1647]]; ma pur troppo, ignora ancora tutti i nomi di quei primi martiri della libertà napoletana!|''I giustiziati di Napoli del 1799''}}
La feroce repressione della Repubblica
{{Citazione|La condanna della reazione borbonica del Novantanove è una delle più fiere condanne morali, che abbia pronunciato la storia. Sì, certo, le nostre simpatie personali sono per quei vinti contro quei vincitori: sono pei precursori dell'Italia nuova contro i conservatori dell'antica: sono pel fiore dell'intelligenza meridionale contro l'espressione massima dell'oscurantismo internazionale. Ma per quei vinti e contro quei vincitori, ci è di più la ribellione del nostro sentimento etico.}}
Così scriveva Benedetto Croce, che continuava identificando i responsabili delle sanguinosa repressione: {{Citazione|Lasciamo da parte i consiglieri per cortigianeria o per esaltazione e il canagliume ch'è sempre pronto e disposto a tutto. Ma i grandi responsabili restano tre: re Ferdinando, Carolina d'Austria e il Nelson.}}
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* {{cita libro| cognome=D'Ayala| nome=Mariano| titolo= Vite degl'italiani benemeriti della libertà e della patria| editore= Libreria Editrice Lombardi| città= Napoli| anno=1999}}
* [[Nico Perrone]], ''La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a [[Napoli]] prima della rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti'', [[Sellerio]], [[Palermo]] 2000 ISBN 8-83892-141-5
* Marina Azzinnari (a cura di), ''La
* [[Augusto Placanica]], [[Maria Rosaria Pelizzari]] (a cura di), ''Novantanove in idea. Linguaggi miti memorie'', [[Edizioni Scientifiche Italiane|ESI]], [[Napoli]] 2002
* [[Anna Maria Rao]] (a cura di), ''Napoli 1799 fra storia e storiografia'', [[Vivarium]], [[Napoli]] 2002
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== Altri progetti ==
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{{portale|Due Sicilie|storia d'Italia}}
[[Categoria:Repubblica
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