Domenico Cotugno: differenze tra le versioni

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Cotugno nei suoi numerosi viaggi aveva sempre manifestato interesse per ospedali, biblioteche e musei e si prefissò di allineare Napoli alle grandi città europee, ma i progetti intrapresi si interruppero dopo la [[Rivoluzione Napoletana (1799)|Rivoluzione]] del [[1799]] per la mancanza di un vero e proprio piano di riforma dello [[Stato]]. Ciò che mancò fu la consapevolezza che la [[scienza]] avesse bisogno non di rari interventi ma di finanziamenti e riforme riguardanti ogni settore della vita pubblica. In particolare bisognava dare più spazio alle arti applicate, alla tecnica, più che alle scienze pure, per formare cittadini laboriosi nei vari campi della vita civile<ref>''Ivi'', p.173</ref>. A tale scopo venne fondato un Istituto a cui erano collegate tutte le società economiche delle province e del quale Cotugno divenne presidente fino al [[1808]], anno in cui fu nominato censore della classe di storia naturale.
A Napoli, dove diede inizio a misure [[profilassi|profilattiche]] contro la [[tubercolosi]], fu [[Preside|Decano]] della [[facoltà di medicina]], [[rettore (università)|rettore]] della medesima [[Università Federico II di Napoli|università partenopea]], introducendo l'esame di fisica e stabilendo l'incompatibilità tra la professione del [[medico]] e quella del [[farmacista]], e proto-medico generale del [[Regno delle Due Sicilie]], carica che consisteva nell'attribuire privilegi per l'esercizio della professione a medici, chirurghi e altri del settore. In particolare per poter effettuare meglio i controlli in tutto il Regno, il 16 dicembre[[1815]], periodo in cui era scoppiata una [[pestilenza]] in [[Puglia]], propose l'istituzione in ogni provincia di una Commissione dipendente dal Protomedicato generale. Nella sua attività Cotugno fu un sostenitore non solo della professionalità di coloro che operavano in campo sanitario, ma anche della loro correttezza. Infatti non a caso uno degli ultimi atti di Cotugno Protomedico fu un severo rimprovero a un tale Francesco Boccalino, dentista, che per procurarsi clienti aveva fatto ricorso persino a uno spettacolo di [[marionette]]<ref>''Ivi'', p. 193</ref>. Nel [[1911|1811]] il ministro [[Giuseppe Zurlo]] approvò il ''Ricettario Farmaceutico napoletano'', un codice contenente la descrizione di rimedi semplici e composti e i prezzi dei vari medicamenti, al quale diede un apporto decisivo proprio Cotugno<ref>''Ivi'', p.191</ref>.
Fu, inoltre, socio di numerose accademie, italiane e straniere, quali quella di [[Copenaghen]] o quella medico-cerusica di Napoli, nonché [[consigliere di Stato]]. In particolare nell'Accademia delle Scienze e Belle Lettere ebbe un ruolo centrale nel miglioramento delle condizioni igieniche della capitale: i medici dovevano spostare il loro interesse scientifico, umano e professionale dalle [[malattie]] dei singoli a quelle della collettività<ref>''Ivi'', p. 133.</ref>.
 
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Secondo [[Benedetto Croce]], Cotugno potrebbe essere stato il vero autore del celebre trattato ''Delle virtù e dei premi'' (il secondo del suo genere dopo ''Dei delitti e delle pene'' di [[Cesare Beccaria]]) che, uscito anonimo nel [[1766]], fu ristampato l'anno seguente, anche in [[lingua francese|francese]], recando come autore il giurista aquilano [[Giacinto Dragonetti]] e a questi sempre attribuito<ref>[[Benedetto Croce|B. Croce]], ''Il libro "Delle virtù e dei premi" del Dragonetti'', in [[Benedetto Croce|Idem]], ''Nuove pagine sparse'', serie II, Ricciardi, Napoli 1948, pp. 235-237.</ref>.
 
Cotugno si interessò alla polemica sulla teoria di [[Albrecht von Haller]] sull'"irritabilità", proprietà specifica delle fibre muscolari, e sulla [[sensibilità (medicina)|sensibilità]], proprietà specifica delle sole fibre nervose. Mentre entrambe si manifestano dopo uno [[stimolo]] solo la seconda provoca evidenti sofferenze. I contrasti sorsero nello stabilire le parti del corpo dotate dell'"irritabilità", individuate da Haller nel glutine delle fibre muscolari. Per gli halleriani mentre non si poteva conoscere la causa precisa di questo fenomeno, come avveniva per altri fenomeni fisici, la sua localizzazione era certa. Gli oppositori di questa teoria sostenevano che ciò fosse tutt'altro che scontato in quanto il glutine era presente in altre parti del corpo non dotate di "irritabilità"<ref>A. Borrelli, ''op. cit.'', p. 100.</ref>.
Cotugno non era propenso ad accettare in blocco la teoria e a considerlarla come un nuovo fondamento della [[medicina]]. Egli non scrisse nulla di specifico sull'argomento ma affermò la presenza di [[nervo|nervi]] sulla [[dura madre]] in una ''Epistola anatomica prima ad amicum de nervis ad aurem pertinentibus''. [[Albrecht von Haller]] contestò tale scoperta affermando che in realtà il filamento osservato da Cotugno non era un [[nervo]], bensì un'[[arteria]] e perciò la [[dura madre]] era priva di [[sensibilità]]. Le posizioni dei due [[scienziati]] erano nettamente differenti: Haller negava, sbagliando, l'esistenza del liquido cefalo-rachidiano indicata da Cotugno né l'innervazione della [[dura madre]].
 
Nel [[1769]] pubblicò la sua terza opera fondamentale, il ''De sedibus variolarum syntagma'', un'indagine sul [[vaiolo]]: egli sosteneva che la sede fosse la cute esposta all'aria e che vi fosse la necessità di trovare rimedi specifici, rigettando per esempio la cura tradizionale dei bagni caldi. Descrisse la storia di persone di diverse condizioni sociali con il linguaggio oggettivo della [[scienza]] ma senza perdere di vista il lato umano dei malati. La parte più importante è il sostegno all'[[inoculazione (medicina)|inoculazione]] che lo avrebbe portato, in seguito, ad appoggiare la [[vaccinazione]] jenneriana.