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Le strofe centrali, caratterizzate dall'anafora dell' "io" manifestano l'importanza attribuita all'individuo. I simboli cui l'autore ricorre (ghiaccio, carta, corda, ombra) non sono così chiari ed espliciti nella tradizione poetica cinese, sono immagini che vogliono rappresentare sentimenti contrastanti e il conflitto tra l'individuo e la società. La ripetuta dichiarazione "Io non credo" sta a dimostrare la forte volontà di non credere più alle verità apparentemente incontestabili ("Io non credo che il cielo è azzurro") ed è un chiaro segno di protesta contro il positivismo e l'idolatria imposti da Mao<ref name=":12" />.
Dalla fine degli anni Ottanta, la poetica di Bei Dao cambia sensibilmente: pur non abbandonando la sua opposizione ideologica e il tratto velato del suo linguaggio, l'autore si allontana dall'attivismo politico sviluppando un crescente pessimismo all'interno delle sue poesie<ref>{{Cita|Li|p. 376 - 378}}</ref>. Un esempio di questo è la poesia ''Yiqie'' 一切 (Tutto)<ref>L'autore spesso non data le sue opere, perciò è difficile conoscere l'anno esatto di questa poesia</ref>:
{{Citazione|Tutto è destino
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一切爆发都有片刻的宁静
一切死亡都有冗长的回声|lingua=zh|lingua2=it}}L'esilio apre infine una nuova fase poetica. Per Bei Dao l'esilio è inizialmente un'esperienza molto dolorosa<ref name=":13">{{Cita|Li|p. 379}}</ref> che lui descrive come "Shock culturale, inefficienza linguistica e rimozione dal mondo che si conosce"<ref>{{Cita|Li|p. 380}}</ref> e che lo porta a sviluppare una poetica estremamente soggettiva, con tematiche molto più private, immagini surrealistiche e un linguaggio ancora più oscuro e incomprensibile<ref name=":13" />.
== Influenze e stile ==
Bei Dao inizia a scrivere durante la Rivoluzione Culturale, quando la circolazione di opere occidentali era sottoposta ad uno stretto e rigido controllo governativo. <u>Nonostante la sua formazione sia avvenuta in una delle migliori scuole di Pechino, l'autore ha dichiarato: '''"Non mi sentivo portato per la matematica e le scienze, e l'atmosfera scolastica era troppo controllata" (non trovo questa dichiarazione significativa... succede a tutti ;-)'''<ref>{{Cita|Tan|p. 8}}</ref><ref name=":5" />. Quando viene mandato nelle campagne, nel 1969, realizza che la condizione in cui è costretto a vivere non rispecchia la propaganda del partito: è questo il momento in cui si sgretola il suo entusiasmo<ref name=":5" />, "La mia generazione credeva nel Comunismo al cento per cento. Non ci rendevamo conto di vivere nel buio" dichiara Bei Dao in un'intervista del 1996<ref name=":11" />.</u> La disillusione nei confronti della Rivoluzione Culturale lo spinge dunque a cercare un'alternativa ideologica nella letteratura e filosofia occidentali: inizia a procurarsi illegalmente letture censurate e bandite, a partecipare a circoli letterari "sotterranei" e a scambiare i propri esperimenti letterari con altri giovani scrittori<ref>{{Cita|Tan|p. 1}}</ref>, facendo riferimento a tutta quella porzione di letteratura occidentale che era stata tradotta prima della Rivoluzione Culturale<ref name=":4" />. Tra i primi autori occidentali con cui Bei Dao entra in contatto, oltre a [[Franz Kafka|Kafka]], ci sono [[Jean-Paul Sartre|Sartre]], [[J. D. Salinger|Salinger]] e [[Federico García Lorca|Lorca]].
'''Stai ripetendo quanto hai già scritto nella Biografia!!'''
Le influenze di Bei Dao non sono però da ricercare solo nella letteratura occidentale, <u>l'autore infatti dichiara in un'intervista: '''"Era così difficile procurarsi dei libri che avremmo letto qualsiasi cosa ci fosse capitata tra le mani"<ref name=":5" />. (questa dichiarazione non parla delle influenze che altri scrittori hanno avuto su di lui, dice solo che avrebbe letto qualsiasi cosa!)'''</u> Questo include ovviamente anche la tradizione letteraria cinese, in particolare la poesia cinese classica<ref name=":5" /> e autori cinesi moderni, quali Shizhi. Questi in particolare diviene un modello per Bei Dao a partire dagli anni Settanta, quando l'autore inizia a sperimentare il verso libero e un linguaggio ermetico e privato<ref name=":0" />.
Negli anni Ottanta la poetica di Bei Dao continua la propria evoluzione grazie al lavoro di traduzione di opere moderne europee cui l'autore si dedica: Bei Dao traduce in cinese autori quali i russi [[Boris Pasternak]] e [[Gennady Ayki|Gennady Ayki,]] e gli svedesi [[Gunnar Ekelöf]] e [[Tomas Tranströmer]], attività che gli consente di entrare in contatto con diverse espressioni poetiche, nonché con la '''sintassi delle lingue europee, di cui si rintraccia un'eco nelle sue opere più recenti (in che senso??)'''<ref>{{Cita|Tan|p. 67}}</ref>.
Tra i principali rappresentanti della poesia ''menglong'', Bei Dao si fa portavoce di un nuovo modo di fare poesia, una poesia caratterizzata in primo luogo da un linguaggio e una struttura nuovi ed inusuali: verso libero, sintassi irregolare, linguaggio oscuro ed immagini polivalenti sono tra le caratteristiche che portano alla coniazione, da parte della critica, del termine ''menglongshi'' ("poesia oscura")<ref>{{Cita|Tan|p. 2}}</ref>. Asserendo che il fine ultimo del genere poetico sia l'espressione dell'individualità, Bei Dao crea una poesia fortemente soggettiva<ref name=":5" /> dando voce a sentimenti individuali di amarezza, afflizione e ribellione<ref name=":7" />, sentimenti che tuttavia sono condivisi da molti. Disillusione, inquietudini e aspirazioni della generazione cresciuta negli anni della Rivoluzione Culturale diventano quindi sentimenti che sono al centro di questa rinnovata forma poetica e che trovano forse la loro massima espressione nella poesia ''Huida'' 回答 (''Risposta
Dalla metà degli anni Novanta il suo stile diviene più maturo e filosofico. La tendenza surrealista delle sue opere è probabilmente una conseguenza della scelta di evitare il tema politico<ref>{{Cita|Tan|p.70}}</ref>.
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