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== Storia e descrizione ==
Centro della vita politico-amministrativa sin dal Medioevo, piazza dell’Orologio, con la contigua piazza Sant’Andrea, ha mantenuto questo ruolo: ancora oggi infatti nel [[Palazzo comunale (Clusone)|Palazzo Comunale]] qui ubicato si trova la sede sia degli organi istituzionali,
Un quadro del [[1802]], una cui copia è presente nella sala del Consiglio Comunale, che mostra la fucilazione del carbonaio Luigi Bana il 7 Agosto [[1797]],
▲Un quadro del 1802 che mostra la fucilazione del carbonaio Luigi Bana il 7 Agosto 1797, ci rende l’aspetto della piazza in quel periodo. Vi si vede, sulla sinistra, formata da una colonna di pietra ottogonale che sostiene la vasca, una fontana, che all’arrivo dei Francesi divenne il piedestallo dell’Albero della Libertà. Proprio per averlo abbattuto Luigi Bana venne condannato a morte. In seguito, nel 1805, dopo l’incoronazione di Napoleone a Re d’Italia, la Municipalità ordinò di togliere l’albero e di sostituirlo con una piramide di legno, su cui il pittore Antonio Brighenti dipinse lo stemma reale. Nel 1897 la piazza venne intitolata a Vittorio Emanuele II e nel 1903 vi fu eretto il monumento al re Umberto, opera dello scultore rovettese Giuseppe Rovida; tutt’attorno una cancellata in ferro battuto. La notte prima dell’inaugurazione apparve sui muri della città un manifesto, “ispirato alla più efferata intransigenza clericale” – come lo definì il Sindaco -che invitava i cittadini a non partecipare alla cerimonia in onore di “una personalità immondata da cento scomuniche, nociva alla religione, alla chiesa”.
=== I palazzi nella piazza ===
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|[[File:Portici palazzo comunale Clusone 09.jpg|150px]] || [[Palazzo comunale (Clusone)|Palazzo comunale]] || Il Palazzo Comunale, iniziato nel XIII secolo e via via ampliato e rimaneggiato,sorge su sei massicce arcate (la più antica è quella che appoggia sulla torre dell’Orologio). Sulla facciata sono visibili i resti delle finestre ad arco acuto, risalenti al ‘400 e distrutte dalla ristrutturazione di inizio 800, che ha stravolto l’aspetto medioevale dell’edificio. I restauri eseguiti nel 1974 hanno riportato alla luce scritte in caratteri gotici e numerosi affreschi, quasi tutti raffiguranti gli stemmi dei podestà veneti che governarono Clusone.
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|[[File:Piazza dell'orologio - panoramio - Emanuela Meme Giudic….jpg|150px]] || Portico del lino || Di fronte al Palazzo comunale, sul lato sud della piazza, si trova un altro portico, conosciuto come il portico del lino, perché qui si teneva il mercato del lino. Dei quattro capitelli che lo sorreggono, due sono scolpiti. In uno si osserva un cane, un coniglio e una mano; nell’altro una torre, due vipere che s’incrociano e la data 1567. Sulla facciata uno stemma raffigurante nella parte inferiore un castello merlato con due torri e nella parte superiore un’aquila ad ali spiegate, porta la data 22 aprile 1763 e la dicitura: Arma del Sig. Capo Rinaldi. Non si tratta dello stemma di un guerriero, come potrebbero far supporre i trofei d’armi che incorniciano lo scudo, né del capo degli sbirri, come si è ipotizzato. Era invece il capo di una Chiodera, l’opificio dove si stiravano e si rifinivano le pezze quando a Clusone fioriva l’arte del pannolana. Era inoltre macellaio e sublocatore del dazio delle carni per la Valle Seriana Superiore e la sua macelleria con tanto di “soch” (ceppo) per la macellazione delle carni, era sotto i portici.
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|[[File:Palazzo comunale piazza dell'orologio.jpg|150px]] || Piazza Sant’Andrea || Attigua a Piazza Orologio, si trova Piazza Sant’Andrea, su cui prospetta il lato est del Palazzo Comunale, con il portale d’accesso della fine del ‘500, accanto al quale si può vedere ancora oggi la fessura in cui venivano imbucate segretamente le denunzie dei malati contagiosi. Anticamente al livello inferiore correva un portico, successivamente tamponato, che proseguiva sul confinante Palazzo Sant’Andrea, ora sede di uffici comunali. Entrando in quello dell’Anagrafe, si può vedere un frammento di una Annunciazione, opera di Giacomo Borlone, lo stesso autore delle Danza Macabra e delle storie della vita di Gesù nell’Oratorio dei Disciplini. Il palazzo era di proprietà della nobile famiglia Sant’Andrea, che diede all’esercito cisalpino prima, napoleonico poi, un capitano, un colonnello ed un generale. Un fratello, nominato Pretore ai tempi napoleonici, si stabilì a Clusone. Il nipote Giovanni, ultimo discendente della famiglia, lasciò il suo palazzo alla Congregazione di Carità perché fosse adibito in parte a “ricovero, non carcere” (come scrive nel testamento) per i vecchi poveri, e in parte a Museo, ove collocare preziosi mobili, tra cui un letto di mano di Andrea Fantoni, parecchi quadri e una raccolta di monete. Quel che resta di tale patrimonio, depauperato nel passato dall’incuria e dalla sparizione di alcuni dei pezzi più preziosi, si può ammirare nel Museo Arte e Tempo nel Palazzo Barca.
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