Mátyás Rákosi: differenze tra le versioni
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Dopo l'insediamento, il 4 luglio, il governo Nagy prese diverse misure di liberalizzazione e iniziò la liberazione di prigionieri politici vittime delle "purghe" di Rákosi. Tuttavia, nel gennaio del [[1955]] il Politburo sovietico convocò nuovamente al Cremlino i dirigenti ungheresi e attaccò violentemente Nagy, sulla base di un dossier preparato da [[Jurij Andropov]], allora ambasciatore sovietico a Budapest. Poco dopo Nagy ebbe un lieve infarto; dimesso dall'ospedale, durante la sua convalescenza (18 aprile [[1955]]) divenne primo ministro [[András Hegedüs]], un uomo di Rákosi.
Il 14 maggio [[1955]] il governo Hegedüs firmò l'adesione dell'Ungheria al [[Patto di Varsavia]] che legava l'URSS e i "paesi satelliti" in un'alleanza militare di "reciproca assistenza". Rákosi continuò a regnare per interposta persona, ma la sua libertà di movimento era limitata da Mosca, che non voleva il ritorno ai metodi del passato. Riuscì però a far espellere Nagy dal partito il 3 dicembre [[1955]]. Tuttavia, pochi mesi dopo il famoso discorso anti-staliniano di [[Nikita
Il 13 ottobre [[1956]] Nagy venne riammesso nel partito. Allo scoppio dell'[[Rivoluzione ungherese del 1956|insurrezione ungherese]] (23 ottobre [[1956]]), Nagy fu nominato primo ministro e Rákosi fuggì in Unione Sovietica. Nonostante la quasi immediata repressione ad opera dell'Armata rossa, gli stessi governanti sovietici non gli permisero di rientrare in patria e gli preferirono [[János Kádár]] alla guida dell'Ungheria. Morì dunque in Unione Sovietica, a Gor'kij, nel [[1971]].
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