Concilio di Nicea I: differenze tra le versioni

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Secondo [[Ireneo di Lione]], questo uso, diffuso in molte parti dell'[[impero romano]], risaliva in Roma almeno al periodo di [[papa Sisto I]]<ref>citato da [[Eusebio di Cesarea]], ''Storia Ecclesiastica'', V 25,14. Si osservi che Ireneo afferma soltanto che ai tempi di Sisto I, morto nel 126, e dei papi successivi, l'esistenza di diverse date di celebrazione in regioni diverse non era motivo di contesa, lasciando perciò intendere implicitamente che entrambi i riti erano in vigore da tempo.</ref>, ma autori successivi facevano risalire la consuetudine agli [[Pietro e Paolo|apostoli Pietro e Paolo]].
 
Dal canto loro i cristiani che celebravano contemporaneamente agli ebrei (detti "[[quartodecimani]]") facevano risalire la loro tradizione agli apostoli Giovanni e Filippo. I quartodecimani erano diffusi soprattutto nella [[Asia (provincia romana)|provincia romana dell'Asia]], in [[Siria]] e in [[Mesopotamia]]. Il desiderio di unificare la data della celebrazione portò a una controversia fra le due tradizioni, entrambe apparentemente di origine apostolica, e scoppiò per la prima volta a {{chiarire|[[Laodicea]]}} nel 164-166. La visita di [[Policarpo di Smirne]] a [[papa Aniceto]] calmò gli animi ma non risolse la questione.<ref>Eusebio di Cesarea, ''Storia Ecclesiastica'', V 25,16.</ref> Nell'ultimo decennio del II secolo la questione fu affrontata sistematicamente da diversi sinodi locali tenuti in Palestina, Italia, Gallia, Grecia, Ponto, ecc. e tutti risultarono a favore della celebrazione domenicale tranne quello tenuto nella provincia romana dell'Asia, presieduto da Policrate, vescovo di Efeso. [[Papa Vittore I]] minacciò di scomunicare le Chiese dell'Asia, ma venne indotto da Ireneo ad accettare lo stato di fatto.<ref>Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, V 23-25.</ref>
 
Non è chiaro quando la prassi quartodecimana sia scomparsa. La maggior parte degli storici, seguendo quanto proposto da L. Duchesne nel 1880 <ref>L. Duchesne, "La question de la Paque au Concile de Nicée", ''Revue des Questions Historiques'', 28 (1880), 5-42.</ref>, ritiene oggi che i quartodecimani siano scomparsi nel corso del III secolo, prima cioè del Concilio di Nicea, e che proprio dalla necessità di conciliare le due tradizioni sia sorta la liturgia del triduo pasquale. Il Concilio di Nicea, invece, avrebbe combattuto la [[protopaschiti|prassi protopaschita]], che consisteva nel celebrare la Pasqua durante la prima domenica dopo la Pasqua ebraica – o nella stessa data se essa cadeva di domenica - anche in occasioni quando la data della Pasqua ebraica precedeva l'equinozio primaverile.<ref>Secondo Mark DelCogliano: "So by the early fourth century all Christians were celebrating Easter on a Sunday. Accordingly, it was not the Quartodeciman practice that Constantine sought to eliminate, but rather the so-called 'Protopaschite' practice which calculated the paschal full moon according to the Jewish lunar calendar and not the Julian solar calendar. They are called 'Protopaschites' because [...] they celebrated Easter a full month before those Christians celebrating the feast according to the Julian calendar" (p. 44). "sometimes in successive calendar years the Jews celebrated Pascha after the spring equinox in the first year and before the spring equinox in the second year, thereby celebrating two Paschas in the same ''solar'' year" (p. 50). Mark DelCogliano, ''The Promotion of the Constantinian Agenda in Eusebius of Caesarea's "On the Feast of Pascha"'' in: Sabrina Inowlocki and Claudio Zamagni (a cura di), ''[https://books.google.it/books?id=YkhHst91hQIC&pg=PA46&lpg=PA46&dq=protopaschiti&source=bl&ots=inUPuA5c4K&sig=2d0zhkEK_6gKeTo5By68pm21jbA&hl=it&sa=X&ei=9S02VdiHJov7ywOL6YC4Dg&ved=0CCgQ6AEwAg#v=onepage&q=protopaschiti&f=false Reconsidering Eusebius: Collected papers on literary, historical and theological issues]'', Brill, Leida 2011, pp. 39-68.</ref>
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{{Citazione|Il problema della distinzione tra vangeli spuri e autentici non è stato discusso nel primo concilio di Nicea: l'aneddoto è inventato. Compare nel testo clandestino ''La Religione cristiana analizzata'' (in francese nell'originale, ''La Religion chrétienne analysée'') attribuito a [[César Chesneau Dumarsais]], e pubblicato da Voltaire in forma ridotta in ''Raccolte Essenziali'' (''Recueil necessaire'') nel [[1765]], dove è indicata come fonte ''Sanctissima concilia'' (1671-1672, Parigi, vol II, pp 84-85) di [[Pierre Labbe]] ([[1607]]-[[1667]]), che afferma di seguire gli anni [[325]] § 158 degli ''Annales ecclesiasti'' ([[1559]]-[[1607]]) di [[Cesare Baronio|Baronio]] ([[1538]]-[[1607]]), anche se si deve notare che Baronio, riportando dell'adozione di certi vangeli e del rifiuto di altri come spuri, non riporta in che modo fu fatta la distinzione.
 
Voltaire ripete l'aneddoto romanzesco più volte, citando [[Labbe]] come fonte, si veda B. E. Schwarzbach, p. 329 e n. 81. Dubbi furono espressi in precedenza, da [[Louis-Sébastien Le Nain de Tillemont]] (si veda L. S. Le Nain de Tillemont, ''Memorie per la storia della Chiesa'' [''Memoires pour servir a l'histoire ecclesiastique]'', 1701-14, seconda edizione, Parigi, Robustel - Arsenal 4° H.5547, volume VI, p. 676.) Nei fatti l'aneddoto data Baronio più di sei secoli prima della sua nascita: compare in un anonimo Synodikon contenente brevi citazione di 158 concili dei primi nove secoli. Portato dalla [[Grecia]] nel [[XVI secolo]] da [[Andreas Darmasius]], questo documento fu acquistato ed edito dal teologo [[luteranesimo|luterano]] [[Johannes Pappus]] ([[1549]]-[[1610]]). Fu successivamente ristampato, certamente almeno nella [[Bibliotheca graeca]] [...] di Fabricio, la prima di queste edizioni fu pubblicata negli anni [[1705]]-[[1707]], e potrebbe essere stata conosciuta da D'Holbach. L'aneddoto si trova in ''Synodicon vetus'' sezione 34, "Council of Nicaea" ([[Johann Albert Fabricius]], Biblioteca graeca… [1790-1809, [[Amburgo]]: [[Bohn]]], Volume XII, pagine 370-371.)|Andrew Hunwick, edizione critica di ''Ecce Homo'' di Baron D'Holbach<ref>Andrew Hunwick, edizione critica di ''Ecce Homo'' di Baron D'Holbach, Mouton de Gruyter, 1995, pp. 48-49, nota 25 [http://www.tertullian.org/rpearse/nicaea.html The Council of Nicaea (Nicea) and the Bible]</ref>}}
 
La citazione di Voltaire riguarda un testo denominato ''Synodicon Vetus'' dell'887<ref>John Duffy & John Parker (ed.), ''The Synodicon Vetus'', Washington, Dumbarton Oaks, Center for Byzantine Studies (1979). Series: Dumbarton Oaks texts 5 / Corpus fontium historiae Byzantinae. Series Washingtonensis 15. ISBN 0-88402-088-6</ref> che racconta dei concili e che aggiunge alcune informazioni (spesso considerate spurie) rispetto ai testi degli storici della chiesa. Restando alla citazione l'autenticità dell'episodio è dubbia in quanto comparendo solamente nel ''Synodicon'' non è possibile determinare con certezza se è una invenzione o se risale a un'antica tradizione alla quale l'autore aveva accesso.