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==== Europa occidentale ====
{{Vedi anche|Resistenza francese|Resistenza italiana}}
Si possono definire diverse differenza tra la Resistenza nell'Europa occidentale e quella nell'Europa orientale. In occidente i movimenti resistenziali si caratterizzarono per una notevole frammentazione politica, con gruppi che appoggiavano gli ideali del comunismo e altri fermi su posizioni più conservatrici e fedeli ai governi d'anteguerra, ma nella maggior parte dei casi ciò non si concretizzò in scontri armati tra le opposte fazioni e in generale fu possibile costituire comandi unitari che raccogliessero tutte le principali anime della Resistenza antitedesca; ciò nonostante, i movimenti resistenziali dell'Europa occidentale non rappresentarono mai una seria minaccia militare per i tedeschi, limitadosi a condurre principalmente operazioni di sabotaggio industriale e delle linee di comunicazione, di propaganda e di soccorso ai soggetti ricercati dagli occupanti (in particolare ebrei e piloti alleati abbattuti)<ref name=Thomas-49 />.
Solo in Francia e in Italia
L'Italia fu l'ultimo paese dell'Europa occidentale a sviluppare un proprio movimento resistenziale, visto che i primi gruppi si formarono solo dopo l'armistizio del settembre 1943; tuttavia, fu in Italia che si verificarono le azioni di guerriglia più violente e le repressioni tedesche più sanguinose di tutta l'Europa occidentale. I vari partiti politici antifascisti (dai monarchici ai comunisti) costituirono quasi immediatamente una struttura di comando unitaria (il [[Comitato di Liberazione Nazionale]]), anche se i rapporti tra le varie anime della Resistenza non furono sempre idilliaci e occasionalmente degenerarono in fatti di sangue (come nel caso dell'[[eccidio di Porzûs]]). Ad ogni modo, le forze partigiane italiane riunite nel [[Corpo volontari della libertà]] arrivarono a organizzare un gran numero di unità armate, capaci anche di operazioni su vasta scala che portarono, nel corso del 1944, alla temporanea creazione di vere e proprie "[[Repubbliche partigiane]]" nei territori occupati
==== Europa orientale e Balcani ====
La resistenza partigiana nell'Europa orientale e nei Balcani assunse i caratteri della guerriglia più rapidamente e in misura nettamente maggiore rispetto all'Europa occidentale: le spietate politiche raziali tedesche, molto più severe che a
Fin dai primi giorni dell'invasione tedesca
Le spietate politiche raziali e di spoliazione adottate dai tedeschi portarono allo sviluppo di un vastissimo movimento di [[Resistenza sovietica]] nelle regioni invase dell'URSS arrivato a contare al suo picco anche 300.000 uomini, coordinati da uno stato maggiore regolare insediato a Mosca e capaci di condizionare pesantemente le linee di comunicazione delle truppe dell'Asse e il loro controllo delle zone rurali<ref>{{cita|Overy 2011|pp. 157-160}}.</ref>. Le regioni dove i partigiani sovietici agivano maggiormente erano la Bielorussia, la Russia occidentale e l'area di Leningrado, ma altrove la guerriglia di matrice comunista non riuscì ad attecchire. Nei pesi baltici, il forte sentimento nazionalista impedì la nascita di un credibile movimento partigiano comunista: estoni, lettoni e lituani confidarono nel fatto che l'invasione tedesca potesse portare al ripristino delle loro patrie nazionali annesse all'Unione Sovietica nel 1940, ma queste speranze furono ben presto disilluse e decine di migliaia di baltici confluirono nei movimenti partigiani nazionalisti noti collettivamente come "[[Fratelli della foresta]]"; dopo la rioccupazione sovietica della regione, i partigiani baltici continuarono una lotta senza speranza almeno fino al 1952<ref>{{cita|Thomas et al. 1999|p. 18}}.</ref>. Similmente, in Ucraina l'[[Esercito insurrezionale ucraino]] nazionalista si rivelò significativamente più forte dei partigiani comunisti, arrivando a disporre anche di 300.000 uomini e a porre sotto controllo il 60% dell'Ucraina nord-occidentale<ref>{{cita|Overy 2011|p. 161}}.</ref>; impegnate in una lotta senza quartiere contro tedeschi, sovietici e partigiani polacchi, i nazionalisti ucraini non furono sconfitti che all'inizio del 1950<ref>{{cita|Thomas et al. 1999|pp. 17-18}}.</ref>.
La Resistenza greca si polarizzò fin da subito in due movimenti ideologicamente inconciliabili, il comunista [[Ellinikós Laïkós Apeleftherotikós Stratós|ELAS]] (numericamente più forte e capace di operare nell'intero territorio nazionale) e il monarchico [[Ethnikos Dimokratikos Ellinikos Syndesmos|EDES]] (più piccolo e confinato al solo [[Epiro]], ma forte dell'appoggio ricevuto dal Regno Unito). Tentativi di constituire un fronte comune fallirono ben presto, e nell'ottobre 1943 ELAS ed EDES si affrontarono in una guerra aperta in cui furono coinvolti anche i reparti britannici, sbarcati ad Atene in ottobre dopo la ritirata dei tedeschi dalla zona; questi scontri, intervallati da fragili tregue, furono i prodromi della [[guerra civile greca]] che avrebbe infuriato fino alla fine del 1949<ref>{{cita|Willmott et al. 1999|pp. 240-241}}.</ref>. Simile fu la situazione in Jugoslavia, dove i comunisti dell'[[Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia]] (EPLJ) dovettero ben presto confrontarsi armi alla mano con i partigiani nazionalisti dell'[[Esercito jugoslavo in patria]] (o "cetnici"); la contesa fu tale che i cetnici arrivarono anche a cooperare in molti casi con le forze occupanti dell'Asse contro i partigiani comunisti. Questa condotta costò tuttavia ai cetnici il sostegno degli Alleati, che si riversò tutto sui partigiani comunisti: alla fine del 1944 l'EPLJ era ormai divenuto, grazie all'aiuto britannico e sovietico, un vero esercito regolare con 800.000 combattenti organizzati in quattro armate e circa 50 divisioni, con forze pesanti meccanizzate e squadriglie aeree, in grado di partecipare autonomamente alle offensive finali alleate contro le ultime posizioni tedesche.
=== Asia ===
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