[[File:Su_Maimulu.jpg|alt=|500x500px|''Su Maimulu,'' Gairo|miniatura]]
'''Su Maimulu''' è un'antica [[Carnevale|manifestazione carnevalesca]] del paesi di [[Gairo]] e [[Ulassai]], nella subregione barbaricina dell'[[Ogliastra]], nella [[Sardegna]] centro orientale.
Fa parte delle tipiche [http://www.mascheresarde.com/maschere-della-sardegna/ maschere sarde] del Carnevale barbaricino e ogliastrino che rievocano riti legati ad antiche danze propiziatorie.
== Origine del nome ==
{{vedi anche|Maimone|}}
Non esiste un'origine certa del nome Maimulu.
[[Francesco Alziator]] riprendeva i significati dati da M. L. Wagner e ipotizzava un'affinità tra Maimone e le statue parlanti di [[Roma]] come [[Pasquino]] e [[Marforio]].
'''Secondo altri studiosi, tra cui Mario Ligia, Maimulu''' è una variante di [[Maimone]], termine [[Lingua sarda|sardo]] che stava ad indicare, secondo alcuni ricercatori, l'antica divinità [[Storia della Sardegna fenicia e cartaginese|fenicia]] <ref>{{cita web|url=http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_81_20071203170553.pdf|titolo=La Grande Enciclopedia della Sardegna, Vol V (pag. 407 - PDF pag 413)|cognome=Cultura|nome=Sardegna|sito=www.sardegnacultura.it|editore=La Nuova Sardegna Edizioni|formato=PDF|accesso=4 aprile 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120526160359/http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_81_20071203170553.pdf|dataarchivio=26 maggio 2012|urlmorto=sì|9=}}</ref> e [[Storia della Sardegna prenuragica|protosarda]] della pioggia. La radice ''Maim'o'', infatti, in [[Lingua fenicia|fenicio]] significava "acqua" mentre in [[Lingua ebraica|ebraico]] indicava un demone, un mostro ed anche la brama di denaro. Sempre lo stesso studioso lo identifica con la divinità pluvia [[Libia|libico]]-[[berbera]] di [[Amon]], con la differenza che la radice del vocabolo sardo ''Maimone'', per la presenza della vocale ''i'', risulterebbe più antica e proverrebbe direttamente dall'[[Asia Minore]] e non dall'[[Africa]] <ref>{{cita web|nome= Mario|cognome= Ligia|url= http://www.mamoiada.org/_pdf/_etimo/mam.pdf|titolo= Mam|accesso= 5 aprile 2011|formato= PDF|sito= www.mamoiada.org|editore= mamoiada.org|}}</ref>.
=== Lessico ===
== Il Carnevale ogliastrino e barbaricino ==
{{vedi anche|Mamuthones}}
{{vedi anche|Mamuthones|}}[[File:Gairo - Su Maimulu.jpg|miniatura|Gairo, Su Maimulu. L'uccisione de ''s'urtzu ballabeni''|455x455px|alt=|sinistra]]La mascherata de ''Su Maimulu'' fa parte delle rappresentazioni carnevalesche ogliastrine e barbaricine, che si differenziano dagli altri carnevali isolani per le loro maschere orride e ancestrali.
Queste rappresentazioni, di origine pre-cristiana e pre-romana, mettono in scena '''l'atavica lotta tra il bene e il male'''. Una '''figura malvagia''', (a Gairo ''s'urtzu ballabeni''), che rappresenta la natura selvaggia, l'inverno, attacca chiunque gli si pari davanti, così come l'inverno in passato aggrediva le comunità. Delle '''figure benigne''' invece (a Gairo ''is omadoris'' o ''peddincionis'') lo tengono in catene e attraverso le percosse lo obbligano prima a seguire un ritmo regolare (dettato dai campanacci che portano sul dorso) poi lo uccidono. La '''danza ad un ritmo regolare''' (il nome del personaggio deriva proprio dall'incitamento "''Urtzu, ballabeni!''" ovvero "Urtzu, balla bene!") è da auspicio ad una natura che danzi al ritmo voluto dalla comunità, con piogge regolari etc... La '''morte de ''s'urtzu''''' è invece il simbolo della fine dell'inverno, del periodo di sofferenza quindi. Alla morte iniziano i festeggiamenti della comunità, interrotti solo da una repentina rinascita de ''s'urtzu''. La '''rinascita''' serve a ricordare alla comunità il ciclo delle stagioni. S'urtzu per l'anno è stato sconfitto, ma la vittoria non è permanente: l'anno successivo tornerà, aggressivo come sempre.
Considerate di [[Etnologia|interesse etnologico]] in quanto legate ai cicli naturali della morte e della rinascita della natura, le [[Antropomorfismo|maschere antropomorfe]] e [[Zoomorfismo|zoomorfe]] ripropongono in chiave grottesca il rapporto uomo-animale, base dell'economia agro-pastorale della zone interne, rievocando rituali [[Apotropaico|apotropaici]] e danze propiziatorie legate ai ritmi della natura e al culto delle divinità pluviali precristiane <ref>{{cita web|nome= Franco Stefano|cognome= Ruiu|coautori= Giulio Concu|url= http://www.sardegnadigitallibrary.it/mmt/fullsize/2008120919582200004.pdf|titolo= Maschere e carnevale in Sardegna|accesso= 4 aprile 2011|formato= PDF|sito= www.sardegnadigitallibrary.it|editore= Imago Edizioni Nuoro|}}</ref>.
Su Maimulu era ed è una rappresentazione dell'atavica lotta tra il bene e il male, come veniva vissuta da una comunità rurale. Le origini di queste rappresentazioni risalgono infatti all'epoca pre-romana e pre-cristiana. Rientra quindi nel novero dei carnevali barbaricino-ogliastrini, con cui ha in comune i principali significati. Ha però una particolarità: conserva infatti una ricchezza di figure eccezionali, che lo hanno reso e lo rendono uno dei più particolari dell'isola. Accanto alla figura malvagia de ''s'urtzu ballabeni'' e a quelle benigne de ''is maimulus'' (alcuni dei quali, in virtù del particolare ruolo, venivano chiamati ''omadoris e buccinu'') ci sono altre figure uniche, come ''su cuadderi'' e ''is poddinaius''.
'''''Su cuadderi''''' ("il cavaliere") era l'unica figura parlante della mascherata. Vestito da cavallo, portava un lungo bastone al cui apice era infilato un teschio di cavallo e urlando annunciava il passaggio de ''Su Maimulu'', il corteo delle maschere, e ne annunciava le fasi (es. "''Accodei ca dd'oceus''", "venite che lo uccidiamo", riferendosi a ''s'urtzu'').
'''''Su poddinaiu''''' (o ''is poddinaius'', visto che poteva essere più di uno) era invece un'altra figura particolare e molto importante. All'uccisione de ''s'urtzu'' dava infatti il via ai festeggiamenti per la fine dell'inverno. Cospargeva infatti le altre figure de ''Su Maimulu'' con abbondanti manciate di crusca ("''su poddini''"), simbolo di abbondanza. Era in pratica un auspicio per la nuova stagione. Si riteneva, in passato, che essere colpiti dalla crusca lanciata da ''su poddinaiu'' fosse di buon auspicio.
Seguivano ''is filadoris'' con in mano antichi strumenti per filare la lana quali [[Canocchia|rocca]] e [[Fuso (strumento)|fuso]].
==Bibliografia==
* {{cita libro|cognome= Alziator|nome= Francesco|titolo= Il Folklore sardo|anno= 2005|editore= Zonza Editori|città= Cagliari |ISBN= 88-8470-135-X}}
* {{cita libro|cognomeautore= [[Giulio Angioni]]|nome= Giulio|titolo= Pane e formaggio e altre cose di Sardegna:|anno= 2000|editore= Zonza|città= Cagliari}}
* {{cita libro|cognome= Atzori|nome= Mario|titolo= Tradizioni popolari della Sardegna: identità e beni culturali|anno= 1997|editore= Edes|città= Cagliari |ISBN= 88-86002-09-2}}
* {{cita libro|cognome= Ligia|nome= Mario|titolo= La lingua dei Sardi, ipotesi filologiche|anno= 2002|editore= Edizioni Iskra|città= }}
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